Nuovi studi cambierebbero il luogo in cui Pilato si lavò le mani e fece decidere alla folla la condanna del NazarenoLa notizia potrebbe riaprire il dibattito archeologico su quale sarebbe stato il luogo in cui Gesù subì il processo. Il condizionale è d’obbligo perché la tesi rilanciata dal Washington Post è già stata esposta nel libro The Final Days of Jesus di Shimon Gibson nel 2010 e circola in realtà da anni. Attorno al 2000 furono iniziati a Gerusalemme i lavori di ampliamento del museo della Torre di David, un’antica fortezza non lontana dalla Porta di Giaffa (Avvenire, 6 gennaio).
IL "PRETORIUM" E LA FORTEZZA ANTONIA
Lavori, scrive il quotidiano dei vescovi, che hanno interessato anche edifici adiacenti e in uno di essi, risultato molto antico, è stato trovato un pavimento in pietre che, secondo archeologi come Gibson e Amit Re’em, apparterrebbe al palazzo di Erode il Grande. Nei Vangeli la parola tradotta come "pretorium" ("praitórion") indica il luogo dove Gesù fu processato ed è nominato in Matteo, 27:1-31 e Giovanni 18: 28-40. Dal XIII secolo, in seguito a una migliore conoscenza della città, lo si fece corrispondere alla Fortezza Antonia, dimora di Pilato, che s’ergeva a nord del Tempio, area dalla quale partono i pellegrinaggi per la Via Dolorosa.
SUL LITOSTRATO
La Stampa (6 gennaio) riporta la tesi di Gibson, archeologo alla University of North Carolina a Charlotte, escono cui i nuovi scavi eliminano tuttavia ogni dubbio. Il Vangelo di Giovanni descrive l’ubicazione del processo: vicino a una porta della città e su un lastricato di pietre irregolari, il «litostrato». Particolari che coincidono con quanto rivelato da scavi precedenti nei pressi della prigione ottomana, non lontana dalla porta di Giaffa. Mancano le iscrizioni che confermino con certezza cosa sia successo in quel luogo, ha detto Gibson al Washington Post: ma «tutti gli indizi, archeologici, storici ed evangelici, fanno pensare che fosse proprio questo il luogo del processo a Gesù» (Il Sussidiario.net, 6 gennaio).
LA TORRE DI DAVID
E anche il pastore anglicano David Pileggi è convinto che gli scavi nella prigione confermino «quel che tutti si aspettavano, e cioè che il processo avvenne vicino alla Torre di David». Il risultato degli scavi, dopo anni di lavori e rinvii causati dall'assenza di fondi e dalle guerre, è adesso accessibile al pubblico grazie a visite guidate organizzate dal Museo della Torre (Ansa 6 gennaio).
LE ULTIME SCOPERTE
«Quanto è emerso fa parte del grande puzzle di Gerusalemme», ha detto Re'em, responsabile archeologico per il distretto della Città Santa che ha elencato altre emozionanti scoperte avvenute nel corso degli anni: dai simboli incisi sulle mura della vecchia prigione da prigionieri della resistenza ebraica negli anni Quaranta, ai bacini per la tintura dei tessuti dell'epoca crociata e ai resti di fondamenta e della fogna che sottostava il Palazzo di Erode.
LA PIETRA DI RE DAVIDE
A proposito di Re Davide, aggiunge Uccr (6 gennaio), il Metropolitan Museum of Art ha esposto una pietra di 3000 anni (830 a.C. circa) che si aggiungerebbe alle prove sull’esistenza storica del grande protagonista dell’Antico Testamento (seppur 150 anni dopo il periodo storico in cui si ritiene abbia vissuto). L’iscrizione sulla pietra riporta in modo evidente il riferimento della nazione di Giuda come “casa di Davide”, dimostrando che in quella zona dell’attuale Israele Davide era ben noto. Secondo gli esperti, si tratta della più importante scoperta mai fatta in relazione alla Bibbia.