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Quel pensiero rivolto a Dio durante l’apocalisse della Norman Atlantic

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 02/01/15
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Le storie dei naufraghi che si sono rivolti al Signore chiedendogli di salvare le proprie viteAffidarsi alle preghiere, appellarsi alla Provvidenza Divina, invocare l'aiuto di Dio. Nella tragedia della Norman Atlantic, il denominatore comune a molti dei naufraghi è stato l'appello disperato al Signore affinché salvasse le loro vite.
 
IL COMANDANTE E L'AIUTO DI DIO
Il primo a farlo è stato il comandante Argilio Giacomazzi, rivolgendosi ai cronisti che lo avevano raggiunto a casa sua a La Spezia. «Avrei voluto portarli a casa tutti – ha detto – ma non chiamatemi eroe. Abbiamo solo fatto tutto il possibile con l’aiuto del buon Dio» (Corriere Tv, 1 gennaio). 

"HO AVUTO DI MORIRE E HO PREGATO"
Leonidha Ndreu, camionista 58enne di nazionalità albanese residente a Forlì, era invece sulla scialuppa che si è rovesciata in mare. Il 58enne, insieme a quelli che erano con lui, sono finiti in acqua. «Ho guardato la luce – ha raccontato – e ho nuotato in quella direzione. Sono riemerso, aggrappandomi a una corda della scialuppa come hanno fatto gli altri. Ho avuto paura di morire, ma non mi sono lasciato vincere dalla paura. Ho pregato e Dio mi ha aiutato. Siamo rimasti in mare piu' di due ore e una volta salito sull'elicottero ho pensato che il peggio era passato» (Forli Today, 30 dicembre).

"HO SCOPERTO IL SIGNORE DURANTE L'APOCALISSE"
Gianluca Assante, in una intervista a Il Mattino (1 gennaio), ha ricordato la sua drammatica esperienza. Quattro ore in mare, sballottato dalle onde, tra lampi, tuoni, mare alto come una montagna, è stato recuperato a 14 miglia dalla zona dell’incendio. «Ho scoperto la spiritualità e la grandezza di Dio nell’apocalisse della natura scatenata. Dio salvami – l’ho invocato – Voglio rivedere la mia famiglia, mia moglie, i miei figli, i miei genitori, mia sorella. E il Signore ha esaudito la mia preghiera. A Dio niente è impossibile».

AFFIDATI ALLA MISERICORDIA DIVINA
La Misericordia divina è stata invocata anche per le tre vittime napoletane della tragedia, Michele Liccardo, Giovanni Rinaldi e Michele Balzano. Lo ha fatto il cardinale Crescenzio Sepe durante il Te Deum, in un duomo di Napoli attonito. «In queste ore tanto tristi e luttuose, con dolore e commozione – ha proseguito – li affidiamo alla misericordia divina, ricordandoli nella preghiera come vittime innocenti del lavoro ed esaltando il valore del loro estremo sacrificio» (Repubblica, 31 dicembre).

LA CHIESA DI NAPOLI VICINA ALLE TRE VITTIME
Alle loro famiglie, ha aggiunto il vescovo di Napoli. «rivolgiamo affettuose espressioni di cordoglio, di vicinanza e di partecipazione alla loro grave perdita, invocando su di loro la benedizione, il conforto e il sostegno del buon Dio, nella certezza che non mancheranno concrete testimonianze di solidarietà umana e carità cristiana, di cui anche la chiesa di Napoli si farà portatrice».

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