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In Siria almeno 450 cristiani prigionieri politici

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 31/12/14
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Impressionanti i numeri della repressione compiuta dal regime di Assad. Ed è paradossale che sia un male minore rispetto al ciclone dei fanatici salafiti dello Stato IslamicoMedici, avvocati, intellettuali, donne, dissidenti. Sono almeno 450 i cristiani rinchiusi nelle prigioni siriane per motivi politici. L'accusa nei loro confronti è quasi sempre la stessa: "terrorismo", "collaborazionismo con Paesi stranieri", "indebolimento del sentimento patriottico" (Panorama.it 30 dicembre).

IL PERICOLO DEL REGIME DI ASSAD
Secondo un rapporto diffuso dalla Rete siriana per i diritti umani, che ha stilato una lista di almeno 112mila detenuti politici rinchiusi nelle carceri del dittatore, di cui 28 donne (Ansamed, 30 dicembre), il più grave pericolo che corre la comunità cristiana in Siria non viene dall'Isis, come saremmo abituati a pensare e che pure ha scatenato una guerra senza quartiere contro le etnie e le comunità religiose diverse. Viene dal regime e dalle forze paramilitari al servizio di Assad, ritenute responsabili negli ultimi quattro anni, secondo gli uomini di questa Ong che è ritenuta una delle più attive in Siria, di circa circa il 90% degli attacchi ai luoghi di culto cristiani presenti nel Paese. 

CHI SONO I DETENUTI CRISTIANI
Tra i detenuti politici cristiani nelle carceri di Damasco spiccano i nomi di Gabriel Mousa Kouriye, 52 anni, storico dissidente, il medico Samir Ibrahim, l'avvocato Khalil Maatuq, Ibtisam Sukkariye, arrestata nel luglio 2013 con la figlia Mary, liberata recentemente. 

TRA DUE FUOCHI
Ma messi di fronte a una scelta, ragiona ancora Panorama.it, i cristiani siriani (2,5 milioni) preferirebbero forse stare sotto Assad che sotto i salafiti estremisti che stanno infuocando la Siria. C'è il fatto però che i cristiani si ritrovano spesso in mezzo ai due combattenti, vittime di entrambi gli eserciti in lotta. A Homs, nelle prime fasi della guerra, molti ricordano come le truppe di Assad distrussero la chiesa di San Giorgio, una delle più antiche presenti nel Paese, per vendetta. La stessa sorte toccò a tre villaggi cristiani vicini a Idlib, distrutti perché sostenevano l’Esercito Siriano Libero. 

LA GRANDE FUGA DA HOMS
La Nuova Bussola Quotidiano (30 dicembre) denuncia il dramma dei 50.000 cristiani di Homs, già cacciati all'inizio della guerra civile siriana dai ribelli cosiddetti 'moderati'. Nel 2012, oltre 10.000 cristiani sono fuggiti dalla cittadina di Qusayr, al confine con il Libano, in seguito alle pressioni di gruppi islamisti sunniti. Stessa sorte è capitata agli abitanti dei villaggi della valle dell'Oronte ed a Maloula ed in altre zone del paese che prima vivevano pacificamente. 

"NEMICI DELLA RIVOLUZIONE"
Dopo i primi mesi di combattimenti, all’esercito dell’opposizione «si sono unite bande armate di islamisti, militanti sunniti libanesi, mercenari provenienti da svariati paesi». I cristiani non subivano solo i soprusi degli islamisti ma anche le angherie dei moderati perché chiunque non vuole unirsi agli insorti è considerato «nemico della rivoluzione». 

LE SANZIONI ITALIANE
In questo contesto, rileva La Nuova Bussola, il paradosso è che «l'Italia, paese democratico, da tre anni non rinuncia ad infliggere indifferentemente a tutte le componenti della società siriana sanzioni pesantissime. Ma allo stesso tempo, un suo alto esponente, si fa promotore della difesa dei 'diritti dei cristiani'». 

L'ASSENZA DI INIZIATIVE POLITICHE
Quell'alto esponente è il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che in un'intervista ad Avvenire (30 dicembre), definisce le persecuzioni subite dai cristiane «una delle emergenze drammatiche del nostro tempo che esige una risposta forte». Gentiloni considera la difesa dei cristiani una priorità dell'Italia, ma non entra nel merito delle iniziative politiche a supporto della sua tesi. Le sanzioni restano, le sofferenze dei cristiani aumentano. 

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