Intervista a Giuseppe Butturini copresidente dell’Associazione Italiana delle Famiglie Numerose
Un’occasione di gioia e speranza per ribadire che senza la famiglia non c’è futuro. E’ questa la cifra dell’incontro tra Papa Francesco e le famiglie numerose che si terrà questa domenica alle 11.30 in Aula Paolo VI. L’evento che coinvolgerà circa 7 mila persone sarà preceduto dalla celebrazione della Messa presieduta da mons. Vincenzo Paglia, presidente del dicastero per la Famiglia. Per una testimonianza sull’attesa di questo incontro, proponiamo qui una intervista a Giuseppe Butturini che, assieme alla moglie Raffaella, presiede l’Associazione Italiana delle Famiglie Numerose:
R. – Sono 3.500 tutte le persone, ci sono bambini, ci sono grembi pieni, perché c’è tanta attesa, perché vogliono e desiderano una carezza dal Papa, perché le famiglie devono sentirsi veramente il cuore pulsante della società: se non si riparte dalla famiglia non si arriva da nessuna parte! E questo le famiglie lo devono sempre più sentire, perché la sensazione che provano molte è quella di essere lasciate sole. La politica, quando non le ignora, le penalizza. C’è questo gap tra il conoscere i problemi e il non prenderli in reale considerazione, quindi ingannando. Ci affidiamo ad una parola, la parola del Papa. Mi vengono in mente le parole di Wojtyla, quando si rivolgeva alle famiglie numerose delle parrocchie romane, diceva due cose: “Voi siete una spina e una speranza. Una spina perché qualche volta interrogate qualcuno e magari poi, in un secondo momento, si apre; siete una speranza perché qualcuno poi si apre e perché ci si rende conto che senza di voi non c’è futuro”. Lo diceva poi Papa Benedetto rivolgendosi il 1° novembre del 2004 alle famiglie numerose riunite in piazza San Pietro: “Voi siete il futuro della società”.
D. – Uno dei messaggi più forti che Papa Francesco sta ripetendo nel suo Pontificato è “Non lasciatevi rubare la speranza”. In fondo le famiglie numerose, proprio nel fatto che non perdano la speranza nel generare nuovi figli e nuova vita, rappresentano bene questo messaggio?
R. – Sono l’incarnazione di questo messaggio. Accarezzando i grembi di tante nostre mamme qui presenti che aspettano un bimbo, questa è la speranza, questo è il domani. E Papa Francesco, che io chiamo “un ciclone dello Spirito Santo”, veramente una grazia per la Chiesa e per la società, saprà dare quel tocco, saprà fare quella carezza alle mamme e ai bimbini, quella carezza che dice “il Signore sta sorridendo su di voi. Voi veramente siete il domani”.
D. – Ultimamente Papa Francesco ha anche sottolineato che la famiglia è la famiglia e deve rimanere fuori ogni deriva ideologica, che vuole trasformare la famiglia in qualche altra cosa…
R. – Certo, questo è indispensabile. Le prime parole del nostro statuto, fatte dieci anni fa, non risentivano della storia attuale del gender, e dicono: “La famiglia è una società naturale, fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna". Se si toglie ad una famiglia il papà e la mamma, si toglie la differenza, cioè si toglie la vita. Se mancano le differenze, manca la vita; se la famiglia non è famiglia, cioè incontro di una donna e di un uomo, di un papà e di una mamma, tutto è a rischio. Questo deve essere scoperto nella sua bellezza, non nei suoi limiti, perché i limiti ci sono. L’importante è che mamma e papà ogni giorno si dicano “ti amo”, “ci amiamo”. Si ricomincia da capo: si passa ogni giorno dal primo amore, che tutto sommato è stupendo ma è romantico, al secondo amore per cui il papà e la mamma si accettano non per quello che sognano di essere, ma per quello che sono. Noi diciamo sempre: “la società sta bene, se la famiglia sta bene. La famiglia sta bene, se la coppia sta bene. Quando la coppia sta bene? Quando ogni giorno si scambiano gli anelli e si accettano così come sono, non come l’uno vorrebbe che l’altro fosse.