Contro ogni censura, per il vero Natale
Il tribunale amministrativo di Nantes ha vietato nei giorni scorsi la presenza di presepi negli uffici pubblici in quanto «emblemi religiosi» incompatibili con il «principio di neutralità del servizio pubblico». Quest’anno, dunque, Gesù bambino, pastori, bue ed asinello dovranno restare negli scatoloni, almeno nella sede del Consiglio Generale della Vandea, l’ente che ha perso il ricorso presentato da un’associazione locale.
In Francia la legge sulla laicità del 1905 vieta l’esposizione di simboli ed emblemi religiosi in qualsiasi spazio pubblico, tranne che nei luoghi di culto, nei cimiteri, nei musei o all’interno di mostre.
La sentenza ha suscitato reazioni nel mondo politico e culturale. «La Francia è un vecchio Paese che non si lascerà rubare l’unica cosa che gli è rimasta: l’eredità» ha detto la storica del diritto Claire Bouglé Le Roux; «Il rispetto della laicità non è l’abbandono di tutte le nostre tradizioni e l’abbattimento delle nostea radici culturali. Bisogna forse vietare le stelle nelle ghirlande di Natale che decorano le nostre strade, con il pretesto che si tratta di simboli religiosi indegni di uno spazio pubblico?» si è chiesto Bruno Retailleau, presidente del gruppo di centrodestra Ump al Senato transalpino. Così anche il suo collega di partito Philippe de Villiers: «Questa decisione manifesta un laicismo portatore di morte, che viola le nostre tradizioni ed i nostri costumi. In nome di questo laicismo dogmatico vieteranno anche il suono delle campane?».
A La Roche-sur-Yon, in Vandea, in segno di protesta il collettivo studentesco «Touche pas à ma crèche» (non toccatemi il presepe) ha organizzato dei presepi/flash mob in diversi luoghi pubblici. Sulla scena, anche un finto massone munito di scotch per sigillare la bocca a Maria, all’angelo e ai pastori.
Anche la Rete ha reagito. Il meritorio blog Le Salon Beige ha lanciato, sulla scia della «Manif pour Tous», «Des crèches partout!» (presepi dappertutto!: un invito a mettere presepi e presepini nei luoghi di lavoro, di ritrovo o di passaggio. Un modo semplice per tenere viva negli occhi e nei cuori di tutti l’immagine vera del Natale, che sempre più trascolora in una vacua festa di luci, buon cibo e buoni sentimenti.
Uno spunto che varrebbe la pena fare nostro, in Italia: mettiamo in ogni casa, in ogni posto di lavoro, ai crocicchi delle strade una rappresentazione della Sacra Famiglia; disseminiamo il Paese di piccole grotte di Betlemme: ne trarrebbero giovamento tutti.