Anche se è vero che non c’è un pronunciamento definitivo, il Magistero sul tema tende a non accettare questa pratica
Centinaia di migliaia di embrioni congelati avanzati dalla fecondazione in vitro sono in attesa di un destino nei depositi di cliniche e ospedali di tutto il mondo. Di fronte a questa terribile situazione, molti cattolici si chiedono come porre rimedio, e molte persone dalle buone intenzioni indicano la possibilità dell’adozione prenatale, ovvero di offrirsi di portare in gestazione questi embrioni adottandoli così prima della nascita come figli propri.
Cosa dice la Chiesa al riguardo? Anche se è vero che non c’è un dettame definitivo su questo tema delicato, nell’ultima istruzione sulla dignità della persona nell’ambito scientifico, la Dignitas Personae, al punto 19 la Santa Sede indica che l’adozione prenatale non è una soluzione eticamente accettabile.
Qual è il motivo? Il dottor Justo Aznar, presidente dell’Osservatorio di Bioetica dell’Università Cattolica di Valencia (Spagna) e membro della Pontificia Accademia per la Vita, ha spiegato che il problema è che per procedere all’adozione bisognerebbe utilizzare tecniche e procedimenti non accettabili dal punto di vista etico, gli stessi che valgono per i cosiddetti “uteri in affitto” o per la fecondazione in vitro. Anche se i fini sono buoni, quindi, non giustificano un’azione negativa in se stessa.
“Non è facile ammettere che salvare la vita di un embrione congelato è un atteggiamento eticamente scorretto”, ha riconosciuto il dottor Aznar, “per cui alcuni esperti di retta coscienza lo difendono. Ad ogni modo, visto che a mio avviso è ancora un tema aperto, è possibile che si possa approfondire, per cui bisognerà attendere un po’ per conoscere l’atteggiamento definitivo del Magistero sul tema”. Ciò che è certo è che per il momento questo atteggiamento è contrario all’adozione di embrioni umani congelati.
Quali argomentazioni apporta chi è favorevole all’adozione di embrioni?
Tra i sostenitori dell’adozione prenatale ci sono ricercatori e medici cattolici di grande prestigio, come la dottoressa Mónica López Barahona o il dottor Ramón Lucas, che hanno espresso pubblicamente sostegno a questo tipo di adozione perché dà un’opportunità di vita a questi embrioni, ritenuti persone umane con tutta la dignità e i diritti pur essendo stati concepiti in un modo moralmente inaccettabile.
La vita dell’embrione sarebbe quindi un bene primario da salvaguardare per riparare all’ingiustizia che è stata commessa contro di lui “producendolo” in un laboratorio per poi abbandonarlo. In realzione alla sua situazione già di per sé sproporzionata e “anormale”, i mezzi utilizzati per cercare di salvargli la vita dovrebbero essere visti come un “male minore”.
Di fatto, per vari anni (soprattutto tra il 2004 e il 2006) su diversi media cattolici e nelle università cattoliche specializzate in bioetica si è svolto un acceso dibattito sull’adozione prenatale, negli Stati Uniti ma anche in Italia e in Spagna. L’istruzione Dignitas Personae, del 2008, ha rappresentato quindi non il punto di partenza, ma il punto di arrivo (fondamentale anche se forse ancora non definitivo) di un ampio e profondo dibattito sul tema.
Quali sono le argomentazioni contrarie?
Il dottor Aznar ha spiegato che “la Chiesa non è favorevole a questa pratica perché a suo giudizio spezza l’unità dell’atto coniugale, che è costituito dalla relazione coniugale degli sposi, dall’apertura alla vita dopo questo atto e dalla possibilità che avvenga la fecondazione e dopo di questa la gravidanza corrispondente. Per la Chiesa, separare la gravidanza da questo insieme di fatti biologici spezza questa unità e non è quindi moralmente accettabile”.
“Se, inoltre, l’adozione viene realizzata da una coppia diversa da quella costituita dai genitori biologici, viene ritenuto moralmente non accettabile che un embrione generato dai genitori biologici venga impiantato nell’utero di un’altra donna, in questo caso la madre adottiva, il che potrebbe essere un’azione vicina alla maternità surrogata, e non dico alla maternità in affitto, perché nel caso che stiamo commentando non si stabilisce mai un compenso economico per la donna che porterà in gestazione l’embrione decongelato, ma questa lo fa per il desiderio di costituire una famiglia con il bambino adottato e anche, possibilmente, per il desiderio di riscattare una di queste vite congelate”.
“Da un punto di vista morale, è indubbio che non si possa mai commettere un male per ottenere un bene, per quanto possa essere importante quest’ultimo. È un principio morale fondamentale. Se il decongelamento e l’impianto dell’embrione congelato non sono moralmente accettabili per le ragioni esposte in precedenza, per quanto possa essere positivo scongelare l’embrione per salvargli la vita, il che non avviene sempre, non sembra lecito compiere questa azione. In tal senso, la Chiesa incoraggia l’adozione di bambini già nati, perché sono migliaia quelli che stanno aspettando di trovare una famiglia che li accolga”.
Qual è allora la soluzione eticamente accettabile per gli embrioni congelati?
Il dottor Aznar ha spiegato che l’unico modo per risolvere il problema è limitare la produzione di embrioni per ciclo nella fecondazione in vitro, evitando che ce ne siano di “eccedenti”.
“Come si sa molto bene, esistono molti embrioni in eccesso derivanti dalla fecondazione in vitro, che vengono congelati. In questo momento in Spagna superano sicuramente i 400.000. Le alternative per questi embrioni sono: a) lasciarli congelati; b) utilizzarli per ricerche biomediche; c) darli in adozione, alla madre biologica o a un’altra coppia qualsiasi; d) lasciarli nella situazione di congelamento nella quale si trovano perché il processo evolva in modo naturale. L’alternativa d) è quella che sembra essere eticamente la più accettabile, perché non interferisce con la vita dell’embrione”.
“Ad ogni modo, l’unica soluzione per porre fine all’adozione prenatale è che non ci siano embrioni congelati che richiedono di essere adottati. In questo senso, si dovrebbero promuovere nei vari Paesi leggi che proibiscano di fecondare più ovuli di quelli che verranno impiantati in seguito. Se ciò accadesse, non ci sarebbero embrioni in eccesso e non si dovrebbero congelare. Si risolverebbe il problema alla radice”.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]