MiraVia si prende cura delle giovani mamme e dei loro bambini
“Non mi hai tolto il futuro. Me ne hai dato uno nuovo. Ti voglio bene. Mamma” –
Lettera di una neomamma a sua figlia
Qual è la vera risposta cattolica a una ragazza incinta spaventata? Ecco cosa è accaduto quando due donne determinate – una biologa e una donna che è passata per l’esperienza dell’aborto quando era all’università – hanno deciso con i monaci del Belmont Abbey College in North Carolina (Stati Uniti) di creare qualcosa di rivoluzionario: una casa per le studentesse di college in stato interessante e i loro bambini.
In 20 anni, MiraVia si è occupata di 485 mamme e bambini; dal 2004 ha servito più di 7.000 mamme attraverso il suo programma di assistenza. In questa intervista, Jeannie Wray e Debbie Capen raccontano a Regina Magazine il loro lavoro in questo apostolato che può fungere da modello per gli sforzi cattolici del futuro.
Come avete saputo di MiraVia?
Debbie: Al banchetto annuale di MiraVia un anno è stato annunciato il progetto di aprire la prima residenza di maternità e assistenza della Nazione per le studentesse di college. Volevo saltare sulla sedia per l’eccitazione perché mi portavo dietro il tragico segreto di un aborto quando ero al secondo anno di college. Ho pensato: “Ci sono arrivati! Hanno capito che esistono donne come me!”
Qual è il vostro lavoro oggi?
Jeannie: Debbie è direttore assistente e io direttore esecutivo, ma in realtà sono stata assunta per essere il direttore dello sviluppo. Il mio compito fondamentale era raccogliere i fondi per costruire una nuova struttura per maternità e assistenza adiacente al campus del Belmont Abbey College. Ora, otto anni dopo, abbiamo raccolto i fondi, e il sogno di un luogo costruito specificatamente per le studentesse in stato interessante è una realtà.
Cosa vi ha spinte a lavorare qui?
Debbie: Ho chiamato MiraVia per chiedere come potevo essere di aiuto, e mi hanno chiesto di condividere la mia testimonianza sull’aborto nel video che sarebbe stato mostrato nel banchetto di raccolta fonti. È stato surreale sedere in una stanza con mille persone (includendo dozzine di amici e colleghi) e guardarmi su un maxischermo mentre raccontavo il mio segreto più profondo. Non sapevo che Dio aveva progetti ancor maggiori e che alla fine avrei lavorato a MiraVia.
Jeannie: Onestamente, sono venuta a lavorare qui perché sentivo sinceramente che il Signore si aspettava questo da me e volevo essere al Suo servizio. Quando mi sono unita allo staff di MiraVia mi sono trovata all’improvviso faccia a faccia con quel detto che dice “Dio non chiama chi ha delle capacità, ma dà delle capacità a chi chiama”.
Avevo trascorso 26 anni lavorando nel campo museale, e quindi avevo molta esperienza con il lavoro non-profit.
Ho visto tante ragazze lasciare la scuola per avere i loro bambini e altre scegliere di porre fine alla propria gravidanza. Tutte soffrivano, e sapevo che doveva esserci un’altra soluzione. Quando ho sentito parlare della residenza MiraVia, ho capito che questa era la risposta e volevo farne parte. Era ciò che Dio mi stava chiedendo di fare.
Cosa significa assumere questa enorme sfida?
Debbie: La mattina del 12 agosto 2013 mi hanno telefonato dicendo che Bianca, la prima residente della nuova struttura, era in travaglio. Sono saltata in macchina e sono corsa all’ospedale per starle vicino. Mentre andavo in ospedale, pregavo per Bianca e il bambino e le lacrime hanno iniziato a inondarmi la faccia. Sono stata sopraffatta dalla gioia e dalla gratitudine per questa giovane mamma che stava percorrendo la via che io non avevo avuto il coraggio di prendere. Quel giorno è nato Kasen, suo figlio. Non lo dimenticherò mai.
Jeannie: Quando il nostro primo bambino è tornato dall’ospedale ho saputo che il programma stava funzionando. Mi si è gonfiato il cuore per l’amore che ho visto sul viso della madre, e ho provato una pace mai sperimentata prima. Il sogno era veramente diventato realtà.
Debbie: La primavera scorsa sono stata invitata dal direttore della clinica della mia università per andare a presentare il progetto al suo staff. Era la stessa clinica in cui vent’anni prima lo staff mi aveva detto che potevo cercare sulle pagine gialle la parola “aborto” per far fronte alla mia gravidanza indesiderata.
Ora questa università offre regolarmente opuscoli di MiraVia alle studentesse incinta, e mi ha anche chiamato per aiutare una studentessa che ha abortito ed è rimasta traumatizzata dall’aborto.
Jeannie: Quando una delle nostre residenti ha affermato che il giorno in cui è stata ammessa a MiraVia è stato quello in cui ha saputo con certezza che c’è un Dio, ho capito che Dio viene glorificato attraverso ciò che stiamo cercando di fare.
Qual è la sfida più grande a MiraVia?
Jeannie: Come per molte organizzazioni caritative, il finanziamento è la nostra sfida più grande. Aiutare la gente a capire che le donne che verranno servite non saranno centinaia all’anno come per i centri di gravidanze in crisi, ma che investiamo 24 mesi intensivi su ogni madre, non solo pochi giorni o poche settimane. Ogni ragazza che ha un’educazione di college spezza la spirale di povertà che attanaglia più di un terzo delle madri single in questo Paese e diventa una cittadina produttiva, e questo investimento vale la pena.
Debbie: La sfida più grande è rimanere concentrati sul progetto ampio, cioè cercare la volontà di Dio in ogni momento. È facile rimanere imbrigliati nella miriade di doveri quotidiani e di ostacoli inaspettati. Ogni giorno vola perché c’è sempre tanto da fare, ma abbiamo una bellissima cappella con la Presenza Reale del Signore nel tabernacolo, e quindi possiamo ricorrere a Lui e confidare nella sua Divina Provvidenza.
Pensate che MiraVia possa essere un modello?
Jeannie: Credo fermamente che il nostro programma possa essere un modello per altre università e altri Paesi. Penso che il nostro progetto sia il primo di molti simili – o almeno lo spero.
Debbie: Ogni volta che incontro lo staff di un college, annuisce con decisione quando parlo della necessità di aiutare le studentesse che affrontano una gravidanza. Molte scuole hanno ora dei dipartimenti che lavorano con le studentesse che rischiano di abbandonare gli studi e abbiamo ricevuto moltissime richieste del nostro materiale a questo scopo.
Credo che i college cattolici dovrebbero essere i pionieri in quest’opera, come la Chiesa cattolica ha sempre spianato la strada nell’educazione e nell’assistenza sanitaria. Una volta fatto, sarà molto più facile per gli altri seguire l’esempio.
Non si tratta solo di una piccola organizzazione non-profit del North Carolina, ma di trasformare l’atteggiamento della nostra società sul fatto che la gravidanza durante il college significhi abbandonare gli studi o abortire. Il cambiamento deve iniziare da qualche parte, e siamo grati per il fatto che la Belmont Abbey sia un attore di questo cambiamento non solo accogliendo MiraVia nelle sue proprietà, ma abbracciando con entusiasmo quest’opera di costruzione di una cultura della vita nei campus e altrove.
Per ulteriori informazioni, http://www.mira-via.org/. Per effettuare delle donazioni, https://app.etapestry.com/hosted/RoomattheInn/OnlineDonation.html.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]