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Icone e incisioni per gettare “sguardi sull’invisibile”

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Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 04/12/14
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Un libro di Caterina Piccini Da Ponte propone un viaggio nella tradizione artistica cristiana"Icone e incisioni". Questo il sottotitolo esplicativo dell'opera di Caterina Piccini Da Ponte “Sguardi sull'invisibile” (Marcianum Press), in cui l'autrice guida il lettore in un itinerario che proviene dalla sua esperienza spirituale, maturata anche imparando a riconoscere le testimonianze di fede presenti nella tradizione artistica cristiana, e dalla sua propensione per il figurativo.
 

L’attività artistica assume per l'autrice il valore di una ricerca spirituale che si prolunga nella preghiera. Le icone e le incisioni raccolte in questo libro concorrono, con modalità e accentuazioni diverse, a comporre una meditazione articolata sulla Parola di Dio, soprattutto su alcuni passi biblici che hanno colpito più profondamente la sensibilità dell’artista.

Le opere sono accompagnate dalle meditazioni di padre Giorgio Maschio e vogliono essere un invito a riconoscere la presenza di Dio nei volti delle donne e degli uomini e, imitando Maria, a rivolgersi a Lui con fiducia per trovare la speranza affidabile.

Nella presentazione del testo, il patriarca emerito di Venezia, il cardinale Marco Cè, scomparso nel maggio scorso, ricordava che nella tradizione del cristianesimo orientale le icone hanno la funzione di “rendere visibile ciò che è invisibile”.

“Esse sono anche poste, in qualche modo, in analogia con la Sacra Scrittura, perché, come quella, con mezzi umani ci parlano di Dio e ci invitano a pregare il Signore”.

L’icona, infatti, “non può essere considerata come un elemento artistico decorativo, né ci si può limitare ad attribuirle una funzione puramente catechistica; essa si inserisce, invece, nella dinamica della liturgia”, perché “invita alla preghiera e alla meditazione”.

Per questo, tra le icone più diffuse ci sono quelle in cui la Madre di Dio indica o presenta al fedele il Figlio, che è appunto il centro della fede e al quale deve rivolgersi l’adorazione del cristiano.

L’icona, sottolineava il cardinale, rappresenta quindi “un orientamento per la preghiera, perché ci dice che noi dobbiamo ritornare sempre a Cristo”.

“Maria e i Santi, che pure sono raffigurati in diversi modelli di icone, ci ricordano che essi hanno vissuto nell’obbedienza a Dio e ci esortano quindi ad abbandonarci anche noi alla volontà di Dio e a lasciarci salvare da Cristo”.

Per gli stessi motivi, l’icona non può essere dipinta come un quadro qualsiasi. “Di nuovo, la tradizione orientale preferisce dire che essa è 'scritta' (sottolineando così l’analogia con la Scrittura) ed essa può nascere solo da un pittore che sia sorretto da un’esperienza personale e concreta di fede. Anche 'scrivere' un’icona è un modo di pregare”.

Una delle icone più emblematiche, ricordava il patriarca emerito di Venezia, è la Vergine Nicopeia, “cara alla venerazione dei veneziani” e in cui l’immagine di Maria, che sostiene in primo piano il Figlio (è Lui il “vincitore”), “rivolge il suo sguardo al fedele esortandolo a centrare la sua attenzione su Cristo, che Lei gli porge perché ha avuto il privilegio di darlo alla luce: è a Lui che deve rivolgersi il cristiano, perché solo da Lui viene la salvezza”.

I commenti di padre Maschio, osservava il cardinale, sono sostenuti da “preziosi riferimenti liturgici e con testi spirituali, per lo più dell’Oriente cristiano” e rappresentano “un aiuto alla comprensione” delle icone stesse, “evidenziandone e dando senso ai particolari”.

In tal modo, concludeva il porporato, il libro “non è assimilabile a una 'guida artistica'”, dovendo essere definito più che altro “'un mistero di presenza', che induce al silenzio e raccoglie in preghiera”.

Caterina Piccini Da Ponte si dedica da molti anni alla “scrittura” di icone. La sua propensione per il figurativo e il desiderio di integrare la sua attività artistica nella sua vita di fede l’hanno condotta a frequentare sistematicamente i seminari di iconografia tenuti dai maestri iconografi Giancarlo Pellegrini e Giovanna Faccincani presso la comunità monastica “Piccola Famiglia della Risurrezione” di Marango di Caorle.

Una sua icona, “San Paolo”, è stata usata come immagine ufficiale del convegno “Il Cristo di Paolo” organizzato dall’ISSR “S. Lorenzo Giustiniani” e dal Centro di studi teologici “Germano Pattaro” nel maggio 2009.

Altre due sue icone (“Madre di Dio Blachernitissa” e “Madre di Dio Glykophilousa”) sono in genere esposte alla venerazione dei fedeli nella parrocchia di San Luca Evangelista a Venezia.

 

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