Bergoglio nella Moschea Blu di Istanbul si ferma in adorazione silenziosa. Il Gran Muftì: “Su Dio dell’amore e della giustizia siamo d’accordo”
A mani giunte e capo chino, in silenzio. Papa Francesco, accanto al Gran Muftì di Istanbul che recitava una preghiera, si è fermato in adorazione silenziosa davanti alla mirhab della Moschea blu. Dopo la parte più politica della visita in Turchia in qualità di capo di stato, papa Francesco oggi ha lasciato Ankara per trasferirsi a Istanbul con prima tappa la moschea di Sultan Ahmet, più nota con la denominazione di "moschea blu".
Come tutti, prima di attraversare la grande aula della moschea ricoperta di tappeti, si è scalzato. Occhi all'insù verso la grande cupola, uno degli elementi più riconoscibili della skyline di Istanbul insieme ai sei minareti che la circondano, ha ascoltato le spiegazioni su alcuni versetti del Corano del Gran Mufti che lo ha accolto al suo arrivo.
Il soprannome della moschea deriva dalle 21.043 piastrelle di ceramica turchese inserite nelle pareti e nella cupola. Pareti, colonne e archi sono ricoperte dalle maioliche di Iznik, l'antica Nicea, decorate in toni che degradano dal blu al verde. Le piastrelle, rischiarate dalla luce che filtra da 260 finestrelle, conferiscono – anche in una giornata grigia come quella che ha accolto il pontefice – un'atmosfera di preghiera di grande suggestione.
Anche Bergoglio ne è stato colpito così da affermare, rivolto al Gran Muftì,: "Dobbiamo adorare Dio". "Non solo lodare e glorificarlo – ha ribadito il pontefice poco dopo -, ma adorarlo". A sua volta la più alta autorità religiosa islamica della Turchia, davanti al mihrab – la nicchia che indica la Mecca – dopo aver illustrato a papa Francesco i versetti del Corano che spiegano proprio il significato del mihrab, facendo riferimento alla storia di Zaccaria e della nascita di san Giovanni, ha parlato di Dio come "Dio dell'amore e della giustizia". "Su questo siamo d'accordo", ha chiesto con un sorriso a papa Francesco che ha risposto: "Sì, siamo d'accordo".
"Un bel momento di dialogo interreligioso", lo ha definito il portavoce della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, che rimanda al momento analogo della visita di papa Benedetto XVI alla Moschea blu nella sua visita del 2006. Ratzinger, con gli occhi socchiusi, aveva unito le braccia e si era raccolto in preghiera mentre il Gran Muftì che gli faceva da guida pregava ad alta voce in arabo. Il silenzio prolungato di papa Benedetto aveva impressionato per il senso di rispetto manifestato verso l'Islam ricucendo in parte le tensioni che si erano innestate dopo il famoso discorso di Ratisbona.
"Santa Sapienza di Dio", ha scritto in greco papa Francesco al Museo di Hagia Sophia, Santa Sofia, la basilica fatta costruire da Giustiniano nel 360, poi occupata dagli ottomani nella presa di Costantinopoli nel 1453 e, infine, trasformata per volontà di Ataturk, in museo nel 1935. Mentre il muezzin chiamava a raccolta i fedeli nella vicina moschea blu, papa Francesco si è seduto a scrivere sul Libro d'Onore del museo, seconda tappa della sua giornata sul Bosforo.
"Quam dilecta tabernacula tua Domine", ha aggiunto in latino, riferendosi al Salmo 83, "Quanto sono amabili le tue dimore Signore". "Contemplando la bellezza e l’armonia di questo luogo sacro – ha scritto il pontefice -, la mia anima si eleva all’Onnipotente, fonte ed origine di ogni bellezza, e chiedo all’Altissimo di guidare sempre i cuori dell’umanità sulla via della verità, della bontà e della pace".