Sottoscritta la “Dichiarazione di Amman” che prova ad arginare le discriminazioniLa “Dichiarazione di Amman” – questo è il titolo del documento approvato dagli 80 politici, intellettuali e ecclesiastici presenti alla Conferenza organizzata dalla Fondazione Konrad Adenauer, dall'al-Quds Center for Political Studies e dalla Danmission Foundation – si presenta come una preziosa road map in 12 punti, per favorire “un futuro migliore dei cristiani nei Paesi arabi”.
REGIMI CORROTTI E VITTIME CRISTIANE
Nel documento – riporta l'agenzia Fides (25 novembre) – si prende atto delle difficoltà e dei fallimenti finora registrati dallo sforzo di far radicare in Medio Oriente, democrazie in grado di garantire per tutti la condivisione dello stesso diritto di cittadinanza. Negli ultimi decenni, molti Paesi hanno visto il radicarsi di regimi tirannici e corrotti, e i cristiani sono stati spesso ingiustamente accusati di eccessiva sottomissione verso le nomenclature che li guidavano.
GOVERNI VICINI AGLI ESTREMISTI ISLAMICI
In questo contesto – riferisce uno dei punti della Dichiarazione – l'aumento dell'intolleranza nelle società arabe è stato dovuto soprattutto all'emergere di una interpretazione estremista degli insegnamenti dell'islam. Un processo avvenuto sotto gli occhi di gran parte dei governi della regione, e in alcuni casi con il loro appoggio, che ha trovato risposte inadeguate nelle classi dirigenti del Medio Oriente.
RISPETTO PER LE CHIESE E LE COMUNITA'
La Dichiarazione di Amman riconosce la necessità di distinguere tra le varie espressioni e tendenze dell'islam politico, e di coinvolgere le componenti più avvedute della galassia islamista in una chiara e ferma presa di posizione contro ogni tipo di discriminazione giuridica, sociale e politica nei confronti dei cristiani arabi. Le Chiese e le comunità presenti in Medio Oriente – ribadisce la Dichiarazione di Amman – rappresentano una realtà autoctona e non possono in nessun modo essere identificate come un “corpo estraneo” importato dall'Occidente.
NE' ISOLAMENTO, NE' VIOLENZA
La Dichiarazione di Amman mette in guardia anche le comunità cristiane mediorientali dal rischio di cadere nel particolarismo e nell'isolazionismo, e dalla tentazione di rispondere all'estremismo islamista con un oltranzismo uguale e contrario.
MARTIRI CRISTIANI E YAZIDI
Che la condizione dei cristiana sia drammatica lo ha ribadito con forza martedì il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, al Colloquio Interreligioso tra Cristiani e Musulmani in corso nella capitale iraniana Teheran. "Non possiamo rimanere in silenzio o indifferenti di fronte all’estrema, inumana e multiforme violenza subita dai cristiani e yazidi", ha detto Tauran (Radio Vaticana, 25 novembre).
CRIMINI CONTRO LA RELIGIONE
Il porporato ha fatto notare che molte di queste persone soggette a persecuzione “hanno preferito la morte invece che rinunciare alla loro fede”. Dunque il sacrificio di questi “veri martiri”, espulsi dalle loro case, spesso con i soli vestiti che avevano addosso, non deve essere dimenticato. “Invocare la religione – afferma il cardinale Tauran – per giustificare questi crimini, è un crimine contro la stessa religione”.
IL DRAMMA IRACHENO
Una delle situazioni più drammatiche riguarda l'Iraq. L'Huffington Post (25 novembre) ha pubblicato una lettera del sacerdote iracheno padre Behnam Benoka che invita a sottoscrivere la campagna umanitaria dell'associazione "Un Ponte per.." impegnata a sostenere i cristiani. "In Iraq – scrive il sacerdote – ci sono 5,2 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria. La guerra nella vicina Siria e l’avanzata dell’Isis hanno creato una situazione drammatica, con una concentrazione di sfollati che sta portando al collasso le zone del Kurdistan iracheno dove cercano rifugio sfollati e minoranze".
12 MILA SFOLLATI
Nel corso dell’ultimo anno "il numero degli sfollati interni costretti è salito a 1 milione e 900 mila. Di questi, oltre 900 mila si sono riversati nell’area del Kurdistan iracheno". Aderendo alla campagna di “Un ponte per…”, si vuol offrire un contribuito per aiutare le famiglie dei cristiani sfollati, che sono circa 12mila. L’elenco che ha inviato padre Benoka all'Huffington Post – lo stesso della “lettera in lacrime” inviata a Papa Francesco – è drammatico: serve tutto, dalle bombole del gas ai detergenti, dal riso ai fagioli.