L’attore parla di musica sacra e del suo santo preferito
Zelda Caldwell
Bill Murray non ha tempo per il cattolicesimo “Kumbaya”.
In un'intervista rilasciata a The Guardian, l'attore, cresciuto in una famiglia cattolica irlandese di nove figli, ha confessato una preferenza per la Messa tradizionale in latino e ha parlato del suo santo preferito.
I suoi genitori erano cattolici irlandesi, una delle sue sorelle è suora. Questa religiosità evidente si aggiunge al suo ampio fascino per la Chiesa. Non c'è bisogno di chiedergli se la sua fede è importante per lui. Parla di come i candidati del XIX secolo rischino di non essere canonizzati perché la Chiesa desidera spingere avanti le figure di Giovanni Paolo II e di Madre Teresa. “Penso che stia cercando di essere attuale e popolare”, ha detto ridendo.
Un nuovo santo che approva particolarmente è papa Giovanni XXIII, morto nel 1963. “È il tipo che fa per me; un uomo straordinario e gioioso che ha cambiato l'ordine. Non sono sicuro che tutti quei cambiamenti fossero giusti. Tendo a non essere d'accordo con quella che viene definita la nuova Messa. Penso che abbandonando il latino abbiamo perso qualcosa. Ora se si va a una Messa cattolica può essere in spagnolo, in etiope, in una lingua qualsiasi. Il modello, le immagini, sono gli stessi, ma le parole no”.
Non è un bene che la gente capisca ciò che viene detto? “Penso di sì”, ha detto Murray scuotendo la testa, “ma quelle parole danno una certa vibrazione. Se sei nel 'business' da un periodo di tempo sufficiente sai cosa significano. E mi manca davvero la musica… sapete che potere ha, no? La musica sacra ha un effetto sul cervello”. Oggi, invece, si sentono “canzoni folk”.
Alcuni fans che hanno applaudito Murray in “Ricomincio da capo” ora staranno scuotendo la testa. Ecco lo splendido commento di Jonah Goldberg sul profondo significato spirituale e filosofico di questo film:
“Negli anni trascorsi da quando è uscito, il film è stato ripreso da ebrei, cattolici, evangelici, induisti, buddisti, aderenti alla Wicca e seguaci del movimento cinese oppresso Falun Gong. Nel frattempo, Internet trabocca di consistenti dissertazioni filosofiche sui profondi temi platonici, aristotelici ed esistenzialisti che forniscono la base sottostante all'aspetto clownesco del film. Nel blog del gruppo della National Review Online, The Corner, ho chiesto ai lettori di inviare il proprio punto di vista sul film. Oltre 200 e-mail dopo, ho capito che innumerevoli professori lo usano per insegnare etica e una serie di approcci filosofici. Molti pastori mi hanno inviato estratti di sermoni in cui 'Ricomincio da capo' era la metafora centrale, e dozzine di cristiani impegnati di tutte le denominazioni hanno affermato che è uno dei loro film preferiti”.
Forse vale la pena di dare una possibilità all'ultimo film di Murray, “St. Vincent”.
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]