Intervista a Pasquale Annicchino, Ricercatore presso il Robert Shuman Centre for Advanced StudiesPapa Francesco si appresta a far visita alla sede di Strasburgo del Parlamento Europeo. Interferenza della Chiesa nella vita politica degli Stati – e dell’Unione – o possibilità di incontro e dialogo?
Come sottolineato dal presidente della COMECE, Commissione delle Conferenze dei Vescovi della Comunità Europea, card. Reinhard Marx, con questa visita il pontefice “marca il suo sostegno e il suo incoraggiamento al perseguimento del progetto di integrazione e di unità dell'Europa”. In questo processo il dialogo tra le confessioni religiose e la libertà religiosa giocano un ruolo rilevante.
Abbiamo chiesto al dott. Pasquale Annicchino, ricercatore presso il Robert Schuman Centre for Advanced Studies dell’Istituto Universitario Europeo di Fiesole (Firenze), di aiutarci a comprendere alcuni aspetti della politica dell’UE rispetto alla libertà religiosa e dell’impatto della visita di un Pontefice presso questa importante Istituzione.
Quali sono le disposizioni sulla libertà religiosa adottate dall’Unione Europea?
A volte si tende a sottovalutare l’impatto che il diritto dell’Unione Europea ha sul fenomeno religioso. La realtà dei fatti ci dice invece che, nonostante alcuni tentativi di impedire alle norme del diritto UE di incidere a livello nazionale, sempre più spesso le decisioni di Bruxelles e della Corte di Giustizia del Lussemburgo hanno un impatto rilevante negli ordinamenti interni. Basta pensare al diritto antidiscriminatorio oppure ad una recente pronuncia relativa alla definizione giuridica della nozione di “persecuzione religiosa”.
La libertà religiosa che ruolo ha nella politica estera dell’UE?
Su questo punto vi è stata un’accelerazione a partire dal giugno 2013 con l’adozione delle linee guida sulla promozione e la protezione della libertà di religione e di coscienza nell’azione esterna dell’Unione. Inoltre, durante la sua audizione al Parlamento Europeo, la stessa Federica Mogherini ha confermato che questa sarà una delle sue priorità politiche. A questo punto non ci resta che vedere se alle belle parole seguiranno effettivamente delle politiche concrete.
Da poche settimane è uscito il Rapporto redatto ogni due anni sul tema della Libertà religiosa nel mondo (Aiuto alla Chiesa che Soffre), dal quale emerge che la maggioranza dei paesi vive in condizione di relativi restringimenti del proprio diritto, non solo in paesi tradizionalmente ostili alla religione (Cina) o al pluralismo (Emirati), ma perfino in alcuni paesi occidentali. Che cosa ne pensa? E' un problema che si può affrontare con nuove norme o è più una questione culturale?
Tutti i principali rapporti internazionali sul tema indicano un trend di aumento delle restrizioni poste alla religione nella sfera pubblica ed un parallelo aumento delle ostilità sociali legate alla religione. In molti casi questi due trend si traducono in restrizioni al diritto di libertà religiosa. La promozione di norme favorevoli al diritto di libertà religiosa può sicuramente aiutare. Allo stesso tempo è necessario, soprattutto in Europa ed in alcune realtà particolarmente secolarizzate, che i leader politici tornino a comprendere la rilevanza del fattore religioso. Come sottolinea il rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre l’analfabetismo religioso dei politici occidentali costituisce una importante barriera alla comprensione delle evoluzioni politiche nel resto del mondo.
Federica Mogherini, nuovo responsabile esteri dell'Unione Europea, sembra voler cambiare l'atteggiamento della UE sull'ISIS e rendere Bruxelles molto più attiva sul fronte di contenimento dello Stato Islamico, così come sembra avere segnalato un interesse verso il tema della libertà religiosa nel mondo. Lo conferma? Cosa ne pensa?
Per quanto riguarda il tema della libertà religiosa, come ho detto precedentemente, la Mogherini ha sottolineato un suo interesse rispetto al tema. Ci sarà quindi da vedere cosa riuscirà a fare. Quanto alle vicende relative alle violenze dello Stato Islamico, l’Unione Europea può sforzarsi a livello diplomatico nell’operare un minimo coordinamento fra le decisioni delle cancellerie nazionali che restano però, ad oggi, i centri nevralgici per decidere sulla questione.
La visita di Papa Francesco al Parlamento Europeo viene vista come la visita di un leader religioso o di un capo di Stato?
Formalmente potrebbe sostenersi la seconda cosa, ma credo che l’invito sia stato prima di tutto rivolto al leader religioso. Martin Schulz è stato sempre molto attendo al dialogo con le confessioni religiose da parte delle istituzioni dell’Unione, molto di più dello stesso Barroso quando era Presidente della Commissione europea. Come ha sottolineato il cardinale Reinhard Marx, presidente della COMECE, la visita del Pontefice è particolarmente rilevante perché avviene prima di una visita ufficiale in uno degli Stati membri.
Le posizioni della Chiesa su temi importanti come la vita, l’economia, la famiglia, ecc sono decisamente diverse da quelle che sempre di più l’UE afferma. Che rapporto c’è tra UE e Chiesa? Che impatto può avere la visita del Pontefice da un punto di vista dell’orientamento su questi temi?
Direi che non sempre vi è un conflitto esplicito tra le posizioni dell’Unione Europea in quanto tali e quelle della Chiesa. Sempre più spesso le posizioni delle istituzioni dell’Unione non fanno che riflettere alcune istanze della modernità (o della post-modernità); la Chiesa – mediante la COMECE – fa il suo legittimo lavoro a Bruxelles per dialogare su tutte le questioni esponendo il suo punto di vista. La visita di papa Francesco potrebbe sicuramente incidere, ravvivando il dibattito, soprattutto sui temi legati al sociale e all’economia. Il suo discorso potrebbe inoltre sicuramente toccare temi più ampi legati alla crescente secolarizzazione dell’Europa.