L’attesa per il discorso di Papa Francesco a Strasburgo: parla Jean-Marie Carrière, responsabile del Jesuit Refugee Service Europa, che oggi ha lanciato un appello agli stati dell’Unione
"L'Europa accolga i rifugiati": alla vigilia della visita di Papa Francesco a Strasburgo, il Jesuit Refugee Service in Europa (JRS Europa), con il Centro Astalli (JRS Italy), JRS Malta, JRS Germania, JRS Inghilterra e JRS Francia, ha lanciato un appello ai paesi europei esortandoli a rimanere fedeli al valore dell'accoglienza come uno dei principi fondamentali su cui si basa l’Unione Europea "mostrando concreta solidarietà ai migranti e ai rifugiati e assicurando operazioni congiunte di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo". Si tratta di una "questione di integrità morale" per Jean-Marie Carrière, direttore regionale del JRS Europa che ricorda come Papa Francesco sia intervenuto più volte sul tema dei migranti insistendo sulla necessità di rispettarne la dignità e ponendo l'aiuto a chi fugge dal proprio paese in cerca di una vita migliore come "aspetto centrale della dottrina cristiana".
Papa Francesco porterà il tema dei migranti nelle assemblee di Strasburgo?
Carrière: Ci aspettiamo molto dal discorso del pontefice, anche se è chiaro che lui avrà molte cose da dire a tutta l'Europa su vari aspetti. Penso che non mancherà l'invito a realizzare la solidarietà dell'accoglienza e anche riguardo al Mediterraneo, che è la porta di accesso all'Europa per molti migranti che spesso, però, vi trovano la morte. Dopo la chiusura dell'operazione "Mare nostrum" che ha permesso di salvare migliaia di vite umane, dalla fine dello scorso ottobre l'Unione europea ha avviato l'Operazione "Triton" che però dispone di risorse notevolmente inferiori e si preoccupa di pattugliare le frontiere più che di salvare vite umane.
Le istituzioni europee mancano di sensibilità sul tema dell'immigrazione e dei rifugiati?
Carrière: Credo che sia nella Commissione che nel Parlamento ci sia attenzione a queste tematiche: negli ultimi anni sono state emanate quattro direttive con contenuti abbastanzi buoni su accoglienza e diritto d'asilo. E' necessario operare ancora dei cambiamenti, soprattutto rispetto al sistema Dublino che obbliga la persona a fare la richiesta d'asilo nel paese dove viene identificato, ma credo che Commissione e Parlamento possano arrivare ad apportare delle modifiche in questa direzione. Tuttavia ogni Stato gode di potere decisionale in materia e questo rappresenta una difficoltà in più. In generale, inoltre, i responsabili della politica non fanno abbastanza per non giocare con la paura della gente. C'è un'ambiguità di fondo su questi temi: i politici affermano che la gente ha paura degli immigrati, ma quando veicolano queste affermazioni attraverso i media, provocano proprio l'effetto di spaventare le persone. Esiste una responsabilità sociale e politica di far capire che la paura dello straniero non è un bene per nessuna comunità territoriale perchè distrugge le relazioni sociali.
I cittadini sono più o meno sensibili delle loro istituzioni? Qual è la loro risposta soprattutto in tempi di crisi economica?
Carrière: Al JRS noi sperimentiamo che le comunità e le famiglie non sono bloccate dalla paura dello straniero. Fino a tre settimane fa ero responsabile del JRS Francia dove, a partire dal 2009, si è sviluppato il progetto "Welcome". Si tratta di una rete di famiglie e comunità religiose che accolgono in casa propria un rifugiato per un tempo breve: un mese o 5 settimane, non di più. Grazie alla rete, il rifugiato può essere accolto in più case o comunità, così da evitare il pericolo di finire in strada. Le famiglie offrono un'ospitalità gratuita e una relazione di amicizia. Per quanto riguarda le pratiche burocratiche per il diritto d'asilo o per le cure mediche, inoltre, il rifugiato viene affiancato da un tutor, anch'egli volontario. Nella regione di Parigi esiste già una rete di un centinaio di famiglie e comunità, ma l'iniziativa si sta è diffondendo in tutta la Francia e ci sono gruppi in 15 città che vogliono mettere in piedi iniziative simili. Il JRS francese, da cui è partita l'idea, ha redatto un documento in cui si disegna lo stile del "welcome" ma ognuno può realizzarlo con caratteristiche autonome.
E nel resto dell'Europa?
Carrière: C'è un piano del JRS Europa per promuovere il progetto "Welcome" in altri 14-15 paesi europei e stiamo cercando fondi per realizzarlo. Si sviluppa in 3 anni, prendendo ispirazione dalla Francia, ma adattandosi ai diversi contesti europei: magari si tratterà di condividere un pranzo ogni settimana o iniziative simili per diffondere la cultura ospitalità. L'importante è che una famiglia abbia il desiderio di aprire la porta di casa per accogliere qualcuno. E noi vediamo che accade. Poco a poco cambierà anche la mentalità. Come ha ricordato il preposito generale dei gesuiti, padre Adolfo Nicolas, dobbiamo ricordare che ogni paese prima o poi ha ricevuto aiuti da altri paesi e tutti siamo stati dei rifugiati.