Via libera dell’Agenzia del Farmaco Europea: la pillola dei 5 giorni dopo senza prescrizione medica
Via libera da parte del Comitato tecnico per i medicinali a uso umano (Chmp) dell’Agenzia europea del farmaco (Ema): per la pillola dei “5 giorni dopo” non serve la prescrizione medica. L’Italia è – ad oggi – l’unico Paese del vecchio continente dove per ottenere il farmaco è necessaria sia la prescrizione medica, che l’effettuazione di un test di gravidanza (che risulti negativo).
L’iter legislativo
Un panel di esperti, il cui via libera verrà poi recepito ufficialmente con l’autorizzazione definitiva della Commissione Europea, ha accolto la richiesta di modifica della classificazione per la fornitura del prodotto da ‘medicinale soggetto a prescrizione medica‘ a ‘medicinale non soggetto a prescrizione medica‘ nella UE, presentata (guarda caso…) da HRA Pharma azienda produttrice di ellaOne* (ulipristal acetato), il quale agisce fino a 120 ore dopo un rapporto sessuale non protetto e a rischio di una gravidanza non desiderata (AdnKronos, 21 novembre).
Il farmaco, spiega l’Ema, è ”un contraccettivo d’emergenza usato per prevenire gravidanze indesiderate se assunto entro 120 ore (5 giorni) da un rapporto sessuale a rischio, e agisce prevenendo o ritardando l’ovulazione. Il farmaco è più efficace se assunto entro le 24 ore”. Dunque, sottolinea l’Ema, ”rimuovere il bisogno di ottenere la prescrizione dal medico dovrebbe velocizzare l’accesso delle donne a tale medicinale e quindi aumentarne l’efficacia”. La raccomandazione dell’Ema, che sottolinea come questo farmaco ”può essere utilizzato in modo sicuro ed efficace senza prescrizione medica”, passerà ora al vaglio della Commissione europea per la decisione finale legalmente vincolante.
Qualche dato
Secondo i dati di HRA Pharma, negli ultimi 5 anni, il farmaco è stato già utilizzato da più di 3 milioni di donne in 70 paesi. ”Tale approccio – afferma Erin Gainer, CEO di HRA Pharma – probabilmente renderà possibile un rapido accesso alla contraccezione d’emergenza a più di 120 milioni donne in tutta Europa”.
Altri contraccettivi di emergenza a base di un altro principio attivo, il levonorgestrel (efficaci fino a 72 ore dopo il rapporto a rischio), precisa l’Ema, hanno già uno status di farmaci senza prescrizione medica, in 23 paesi europei. Tali farmaci necessitano invece di prescrizione medica in Croazia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Liechtenstein e Polonia (Ansa, 21 novembre).
Che idea c’è dietro
Secondo Anna Glasier, esperta di salute riproduttiva della donna presso l’Università di Edinburgo: ”le donne hanno la necessità di poter accedere alla contraccezione d’emergenza il prima possibile in modo da avere la migliore opportunità di evitare una gravidanza indesiderata; è una questione di salute pubblica".
E’ questa l’idea di libertà e progresso: posso farlo, la tecnica me lo permette, dunque lo farò. Senza pensarci, senza alcun confronto con l’esterno. L’individualismo generato dalla tecnica ci lascia da soli e per non farci soffrire ci convince che non stiamo facendo nulla. Noi forse no, ma è proprio al quinto giorno che si è in una delle fasi cruciali della vita: “se tutto sta procedendo bene, si è formata una blastocisti, costituita da due strati di cellule. […] nella fecondazione naturale, infatti, è solo a questo punto che la blastocisti inizia a impiantarsi nell’utero, dopo aver trascorso qualche giorno a vagare nella cavità uterina” (mammeonline.it)
Ce lo spiega anche il deputato Ncd Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute proprio negli anni dell’approvazione del farmaco. Dal punto di vista educativo, spiega, trasformare il medicinale «in un farmaco da banco suggerisce che non fa male, che si può prenderne quanto si vuole, e visto che a richiederlo sono quasi sempre le adolescenti, non le educhiamo certo alla consapevolezza di cosa stanno per fare. Inoltre – evidenzia Roccella – sullo stesso foglietto illustrativo c’è scritto che il farmaco è teratogenico in caso di gravidanza pregressa, ovvero impedisce il normale sviluppo del feto, quindi ci sono preoccupazioni sanitarie per questo motivo e anche perché non sappiamo che effetto può avere un uso ripetuto su un corpo giovane» (Avvenire, 22 novembre).