Appello del marito al presidente del Pakistan: eviti la pena di morteChi può salvare Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte nel novembre 2010 dopo una discussione sul profeta Maometto con delle donne del suo villaggio di Pendjab in Pakistan? L'ultima speranza sembra quella della grazia che dovrebbe concedere il presidente del Pakistan Mamnoon Hussain.
RISPETTO PER L'ISLAM
Il marito Ashiq Masih ha scritto per chiedere la liberazione della moglie condannata a morte in Pakistan per blasfemia. Di recente, la sentenza è stata confermata anche in appello. «Da quando l’Alta corte di Lahore, qualche giorno fa, ha confermato la pena di morte contro mia moglie, non riusciamo a capire perché il Pakistan, che amiamo, si accanisca contro di noi. La nostra famiglia è sempre stata felice qui, non abbiamo mai avuto nessun problema. Siamo cristiani e rispettiamo l’Islam. I nostri vicini sono musulmani e vivevamo insieme a loro nel nostro piccolo villaggio» (La Repubblica, 20 novembre).
GRAZIA PRESIDENZIALE
In questo momento, prosegue Ashiq, «siamo mobilitati per l’ultimo ricorso davanti alla Corte suprema, che dobbiamo depositare prima del 4 dicembre. Ma sappiamo che il mezzo migliore in assoluto sarebbe ottenere la grazia presidenziale. Siamo convinti che Asia Bibi non verrà impiccata soltanto se il venerabile presidente del Pakistan, Mamnoon Hussain, le accorderà la grazia».
APPELLO AL SINDACO DI PARIGI
Ashiq riporta infine un testo scritto da Asia Bibi, che fa riferimento anche al sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, che ha dato la sua disponibilità per dare asilo alla coppia in Francia. «Dalla mia piccola cella senza finestre i giorni e le notti si assomigliano – scrive Asia – ma se ho ancora speranza è grazie a tutti voi. Il mio cuore si scalda ogni volta che Ashiq mi mostra le foto di persone che non conosco e che bevono un bicchiere d’acqua pensando a me» (Tempi.it, 19 novembre).
I LIMITI DELLA SENTENZA
Secondo i magistrati di Lahore, la difesa non è riuscita a smontare le accuse che inchiodano la contadina del Punjab. I giudici hanno ritenuto «credibili» due testi-chiave: le donne musulmane con cui Asia ha avuto l’alterco che, quel lontano 14 giugno del 2009, è finito con l’accusa di blasfemia. Asma Bibi e Mafia Bibi non vollero bere dalla fonte «inquinata» dalla loro compagna cristiana e dissero di aver sentito Asia offendere Maometto. Le due, ecco la prima lacuna, non sono state controinterrogate dalla difesa, in primo grado. «Se non si contesta l’affermazione di un teste, ciò significa che se ne accettano le dichiarazioni», notano i magistrati (Avvenire, 11 novembre).
PREGIUDIZIO DI INIMICIZIA
L’appiglio fornito alla Corte è bello e servito, sentenziava il quotidiano dei vescovi. A nulla è valso spiegare che le due abbiano voluto deliberatamente punire una cristiana che aveva osato controbattere. A nulla è valso ricordare che i cristiani sono considerati “inferiori”, e anche nelle aree rurali mettere in discussione la presunta superiorità dei musulmani genera vendette come questa. Secondo i magistrati, «il pregiudizio di inimicizia non è provato».