I vescovi hanno il diritto e il dovere di consigliare il papa e di dare un feedbackNel contesto della leadership popolare di papa Francesco, un crescente numero di vescovi e arcivescovi di spicco sta dando voce a preoccupazioni. Sono entusiasti per il suo messaggio misericordioso e condividono la sua visione sui poveri e gli emarginati, ma vorrebbero che combinasse la carità con la chiarezza.
Il cardinale Raymond Burke ha osservato di recente che alcuni cattolici pensano che la barca della Chiesa cattolica sia “senza timone”, mentre l'arcivescovo Chaput di Philadelphia ha criticato la “confusione” che sembrava emanare il recente sinodo sulla famiglia.
In un rapporto profondamente parziale, il progressista radicale Michael Sean Winters ha travisato i commenti dell'arcivescovo trasformandoli in una critica a papa Francesco. L'arcivescovo Chaput ha replicato che “ci sono persone che… vogliono deliberatamente travisare la realtà e dividere la Chiesa, e usare le mie parole come se criticassi il papa o il sinodo, e questo non è assolutamente vero”.
Il cardinale Burke si è unito all'arcivescovo Chaput nell'esprimere la sua lealtà e il suo sostegno a papa Francesco, ma la critica dello stile di un papa o il consiglio su come gestire meglio le cose non è un attacco personale o una dimostrazione di mancanza di lealtà al papa. L'idea che i vescovi conservatori americani stiano dichiarando guerra al pontefice è frutto dell'immaginazione dei media e “non significa nulla”.
In una lunga intervista con il cardinale Francis George di Chicago, John Allen, di Crux, lo ha intepellato sui suoi sentimenti su papa Francesco. Il porporato è ritenuto un personaggio di rilievo negli ambienti conservatori, e Allen si è chiesto cosa pensasse della leadership di papa Francesco.
Il cardinale George ha espresso sostegno e ammirazione per il pontefice, ma ha anche riconosciuto un po' di confusione nello stile di comunicazione del papa. Come l'arcivescovo Chaput, pensa che ci sia stata molta confusione nel sinodo e tra i cattolici sulla direzione che ha preso la Chiesa, e soprattutto su cosa pensa il Santo Padre circa le questioni controverse portate davanti al sinodo.
Quanto alle dichiarazioni del papa che possono provocare confusione, il cardinale George ha parlato a nome di molti cattolici: “La domanda è perché non chiarisce queste cose. Perché è necessario che gli apologeti abbiano il peso di dover cercare di presentare l'aspetto migliore? Non capisce le conseguenze di alcune sue dichiarazioni, o anche di alcune sue azioni? Non capisce le ripercussioni?”
L'arcivescovo di Chicago sta combattendo contro un cancro, ma vorrebbe passare un po' di tempo faccia a faccia con papa Francesco. “È una delle cose che vorrei avere la possibilità di chiedergli, se mai mi rimetterò. Capisci cosa è accaduto solo per quella frase 'Chi sono io per giudicare?', com'è stata usata e usata in modo improprio? È usata in modo molto scorretto, perché parlava di qualcuno che ha già chiesto misericordia e a cui è stata data l'assoluzione e che egli conosce bene. È del tutto diverso dal parlare di qualcuno che chiede un'accettazione piuttosto che chiedere perdono. È un'affermazione fraintesa costantemente”.
Il cardinale ha richiamato il pensiero dell'arcivescovo Chaput e ha espresso la preoccupazione che l'ammirevole apertura del papa venga fraintesa innocentemente da alcuni e travisata intenzionalmente da altri. Il problema è che l'approccio caloroso e aperto di papa Francesco può finire per risultare controproducente. “Ha creato aspettative che non può soddisfare”, ha osservato. “Questo mi preoccupa. A un certo punto, le persone che lo hanno dipinto come un comprimario nei loro scenari relativi ai cambiamenti nella Chiesa scopriranno che non è così. Non sta andando in quella direzione, e a quel punto forse otterrà non solo delusione, ma un'opposizione che potrebbe essere dannosa per l'efficacia del suo magistero”.
Allen ha chiesto al cardinale George se i vescovi americani si stanno radunando contro papa Francesco per “difendere la fede” e il porporato ha respinto questa idea. I vescovi hanno il diritto e il dovere di consiglire il papa e di offrire un feedback, ma l'idea che una qualsiasi leadership di una Chiesa nazionale si ponga come arbitro della fede non è cattolica. “Non penso che sarebbe bene farlo come cosa nazionale… Non sarebbe bene dire 'I vescovi americani contro il Vaticano'. Non abbiamo avuto da Gesù il mandato di essere un contrappeso alla Santa Sede!”
Ad ogni modo, i vescovi di tutto il mondo aiuteranno papa Francesco a “rifinire” il suo stile, migliorare il suo metodo e a conciliare la chiarezza con la carità. Fa parte del loro compito, e per loro assistere il Santo Padre in questo modo non mina il suo ministero, ma lo rafforza.
Padre Dwight Longenecker è parroco di Nostra Signora del Rosario a Greenville (South Carolina, Stati Uniti). Il suo ultimo libro è The Romance of Religion: Fighting for Goodness, Truth and Beauty. Il suo sito web è dwightlongenecker.com.
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]