Impressioni del nunzio papale sugli effetti di Euromaidan un anno dopoUn anno fa, centinaia di ucraini hanno iniziato a riversarsi nella piazza centrale della capitale, Kiev, dopo che il loro Governo aveva respinto all'improvviso un accordo politico e di libero commercio con l'Unione Europea – accordo che avrebbe potuto spianare la via per un eventuale ingresso dell'Ucraina nell'Unione Europea.
Il Presidente Viktor Yanukovich ha addotto pressioni da parte della Russia per giustificare il suo rifiuto di firmare l'accordo, e malgrado la pressione delle crescenti masse di persone pronte a protestare ha mantenuto il punto. I contestatori hanno quindi chiesto le sue dimissioni.
Le manifestazioni di protesta sono continuate, portando centinaia di migliaia di persone nella Piazza Maidan di Kiev, o Piazza dall'Indipendenza. Il movimento ha preso il nome del luogo, Euromaidan. Le proteste si sono poi estese ad altre città.
All'inizio di dicembre, Yanukovich e il Presidente russo Vladimir Putin si sono incontrati per discutere la stesura di un accordo di partnership strategica, dando ancor più voce ai contestatori.
Ben presto, però, Euromaidan ha preso di mira la corruzione dilagante nel Governo e il modo poco dignitoso in cui la media degli ucraini è costretta a vivere.
“È incredibile che in quest'epoca in Europa, un noto faro di civiltà e uguaglianza, 45 milioni di persone debbano sopportare le ingiustizie imposte loro da una cleptocrazia corrotta ed egocentrica”, ha scritto Andy Hunder, direttore dell'Istituto Ucraino di Londra, in un articolo intitolato “Una Rivoluzione di Dignità Umana”. “È questo che milioni di ucraini vivono da anni – un sistema decaduto e incrinato nella sua anima. Un sistema in cui solo pochi privilegiati ottengono ricompense, e i cui valori sembrano essere basati solo su avidità e oppressione. Il popolo ucraino ha detto 'Basta! È arrivato il momento di cambiare'”.
Come la maggior parte delle rivoluzioni, però, questa “Rivoluzione della dignità” non è avvenuta senza sofferenze. Ci sono stati scontri – alcuni violenti – tra le forze di sicurezza e i contestatori, e gli attivisti del movimento sono stati presi di mira. Una drammatica svolta negativa si è verificata a febbraio, quando due notti di violenza hanno provocato la morte di circa 100 contestatori.
Nel frattempo, Yanukovich ha firmato delle leggi contro le proteste, la Russia ha annesso la Crimea e i separatisti filorussi nell'Ucraina orientale hanno dichiarato che quelle zone erano indipendenti da Kiev – e continuano ad attaccare le forze militari ucraine. Tragicamente, un missile terra-aria si pensa fornito dalla Russia ha abbattuto un aereo civile che sorvolava l'Ucraina orientale.
Yanokovich è stato alla fine costretto ad abbandonare il proprio incarico, e il Paese ha eletto un nuovo Presidente, Petro Poroshenko, e il Parlamento. Anche se la guerra continua nella zona orientale, gli ucraini sperano in cambiamenti duraturi e profondi.
Poroshenko ha firmato di recente un decreto per istituire una nuova festa nazionale per commemorare la Rivoluzione Arancione del 2004 e le proteste di Euromaidan del 2013. La nuova festa, che si celebrerà il 21 novembre, sarà chiamata Giornata Nazionale della Libertà e della Dignità.
Aleteia sta parlando questa settimana con molte persone in Ucraina per avere un'idea di come sia cambiata la loro vita a seguito della “Rivoluzione della dignità” e di cosa pensano debba accadere ora.
L'arcivescovo Thomas E. Gullickson, originario del South Dakota (Stati Uniti), è nunzio papale in Ucraina dal 2011 e ha offerto ad Aleteia il suo punto di vista in un'e-mail.
Dal suo punto di vista come rappresentante del papa a Kiev, cosa è cambiato per l'Ucraina in questo anno dall'inizio di Euromaidan?
Molte cose. Perfezionata nella dura prova della sofferenza e del sacrificio umano, l'Ucraina sta forgiando leader per il suo popolo e un'identità nazionale, qualcosa di nuovo dopo tanti anni di repressione. Dopo le elezioni presidenziali e parlamentari, si spera che la riforma sociale e governativa darà più potere alla gente per l'edificazione della Nazione. Una delle domande più urgenti alle quali rispondere è quale impatto ha avuto quest'anno sulle Chiese e sulle comunità religiose in Ucraina.
Cosa può dirci sulla vita di fede degli ucraini? La “Rivoluzione della dignità” ha avuto un impatto sugli schemi tradizionali relativi alla vita di fede della popolazione?
La gente mi dice che a seguito dell'indipendenza nel 1991 c'è stata una ripresa popolare a breve termine della fede religiosa tra la maggioranza cristiana ortodossa dell'Ucraina, ma mi è stato detto che per il 1996 era scemata, e gli outsider hanno predetto la scomparsa della Chiesa ortodossa come forza sociale. Non è accaduto, ma la vita ortodossa è molto debole in varie parti del Paese in cui ci si aspetterebbe che sia forte e vitale. Le regioni cattoliche tradizionali dell'Ucraina hanno seguito un percorso molto diverso, di costante crescita e sviluppo per la Chiesa greco-cattolica fin dal 1989. Non bisogna mai sottovalutare la forza della tradizione familiare e la cultura come strumenti di evangelizzazione!
Parlando in generale, penso che si possa dire che, battezzati o no, gli ucraini sono persone alla ricerca; cercano Dio come Egli si manifesta nella Sua Chiesa. Le Chiese protestanti hanno conosciuto una crescita significativa negli ultimi anni, mentre quelle ortodosse sono state caratterizzate da un discreto recupero e quelle cattoliche da una crescita costante. Quest'ultimo anno ha portato molte persone faccia a faccia con la vita in condizioni estreme, con la guerra. A causa di questo, molte persone hanno domande esistenziali che chiedono una risposta. Altre sembrano aver trovato delle risposte. Soprattutto tra i giovani, guerra e devastazione hanno offerto opportunità per brillare nelle avversità.
Una rete televisiva tedesca è stata messa in imbarazzo da un sondaggio informale che ha svolto e che ha indicato che l'89% degli spettatori era dalla parte di Vladimir Putin nel conflitto ucraino. Vuole commentare questo fatto?
Al di là della prudenza che bisogna usare nell'interpretare quanto affermano i sondaggi (potrebbe essere lo stesso famoso 89% che continuava ad apparire nei sondaggi russi mesi fa?), penso che non mi sorprenderebbe se i tedeschi non avessero tempo per gli ucraini e volessero che quello che viene percepito come un “uomo forte” come Putin gestisse tutte le “tribù” a est di Magdeburgo e dell'Elba. La “Rivoluzione della dignità” ucraina ha sollevato innumerevoli domande su ciò che costituisce l'identità nazionale. Non siamo arrivati molto lontano dalla caduta del muro di Berlino 25 anni fa. Tutta la discussione sulla Scozia all'inizio di quest'anno e le serie domande poste dall'Unione Europea rispetto alle tante entità nazionali nella regione solo dal secolo scorso devono essere sconcertanti per la gente.
A mio avviso è una ragione buona come le altre per rimanere tenacemente fedeli ai principi del diritto internazionale, riconoscendo i confini e la sovranità dell'Ucraina dal 1991, confermati dalla Russia e da altri nel 1994.
John Burger è editore dell'edizione inglese di Aleteia
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]