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Caccia e cacciatori: cosa ne pensa la Chiesa?

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Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 19/11/14
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Spesso tacciata di antropocentrismo, la dottrina cattolica prevede per l’uomo un potere di tutela, non di abuso, sul CreatoC’è chi la difende dipingendola con tratti romantici come una delle più antiche attività dell’uomo, e c’è chi la condanna aspramente, come una forma di divertimento prepotente ed assassina. Tra questi ultimi sono anche coloro che hanno espresso gioia sui social media per la morte da infarto del presidente del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige Diego Moltrer, avvenuta qualche giorno fa durante una battuta di caccia. “Infame, adesso sai cosa vuol dire morire”, questo uno tra i messaggi più spietati postati su Facebook da diversi estremisti dell’animalismo: in questo caso l’autore è il segretario nazionale del Partito Animalista Europeo Enrico Rizzi. La guerra è di quelle senza esclusione di colpi, dunque, ma come si pone la Chiesa tra i due fronti? Molti animalisti accusano la dottrina cristiana di educare al poco rispetto ed amore per gli animali, ma le cose stanno diversamente. Lo spiega approfonditamente ad Aleteia padre Mauro Cozzoli, professore di Teologia Morale presso la Pontificia Università Lateranense.

La Chiesa si è mai espressa direttamente sul mondo animale?

Cozzoli: Distinguiamo il Magistero della Chiesa dall’insegnamento teologico. Questo secondo si è spinto molto più avanti. Il Magistero della Chiesa ha offerto delle precisazioni non sistematiche, di ordine occasionale, e l’ha fatto soprattutto di recente. Per questo, possiamo fare riferimento sia ad un insegnamento della Chiesa, anche se non sistematico, sia a quello della teologia, in particolare quella morale.

E cosa sostiene questo insegnamento?

Cozzoli: C’è molta attenzione nei confronti della vita, e c’è vita nelle piante, c’è vita negli animali, c’è vita nelle creature umane. Questi tre livelli di vita sono differenti, non possiamo equipararli: nelle piante c’è soltanto vita biologica, negli animali c’è vita biologica e sensitiva, negli umani c’è vita biologica, sensitiva e spirituale. All’interno di questa visione globale non possiamo equiparare la vita animale a quella umana. Fatta questa distinzione, alla vita animale va riconosciuta la dignità che è propria degli animali. Questa dignità va difesa e tutelata. Detto questo, secondo il pensiero della Chiesa è illecito e immorale far soffrire gli animali ingiustamente. Così come non è accettabile che ci sia una dissipazione di qualunque bene e di qualunque forma di vita preumana. Queste forme di vita vanno riconosciute e rispettate nella loro dignità.

Quando diventa “ingiusto” far soffrire gli animali?

Cozzoli: La sofferenza dell’animale, da ogni forma di violenza fino all’uccisione, se ha una finalità di divertimento o di sport è inaccettabile. Invece le cose cambiano se ci si serve degli animali per nutrirsi, perché non è l’uomo “per” gli animali, ma sono gli animali ad essere “per” l’uomo. Un uomo non è subordinabile a un altro uomo, ma un animale sì. Per motivi nutrizionali l’uomo può servirsi dell’animale. Ma anche in questo, l’uomo deve fare attenzione a tutelare da sofferenze gli animali quando se ne serve, e oggi ciò è possibile attraverso metodi particolari.

Esistono documenti in cui la Chiesa si è espressa su questo tema?

Cozzoli: Non esistono documenti ad hoc su questo, però ci sono delle prese di posizione occasionali. Ad esempio, nell’ultima esortazione apostolica del Papa Evangelii Gaudium si fa riferimento al Creato, ed in particolare all’uso e non all’abuso del Creato, alla custodia e non alla dissipazione di esso. E nel Creato ci sono le vite animali, che dopo quelle dell’uomo sono quelle eminenti. A volte ci si è chiesto: gli animali hanno un’anima? Colui che a tutt’oggi è considerato il più grande teologo, e cioè San Tommaso d’Aquino, sostiene che gli animali hanno un’anima e che questa non è spirituale, ma sensitiva. A motivo di quest’anima l’animale va rispettato.

La Chiesa dunque ha una sensibilità “francescana”?

Cozzoli: La sensibilità francescana è emersa sempre di più nella coscienza della Chiesa. E per “sensibilità francescana” s’intende un’attenzione quasi privilegiata per il Creato. Oggi soprattutto che il Creato diventa sempre più fragile, a causa dello sfruttamento e dell’abuso. Però da qui ad equiparare tutte le vite ce ne passa. Esiste un’ideologia animalistica che sostiene che quello che conta è la vita, poi ognuno ha le proprie preferenze: c’è chi preferisce l’animale e chi il bambino. Ma questo per la Chiesa è inaccettabile, perché si va ad equiparare i viventi.

A volte si pensa che san Francesco desse uguale importanza agli uomini e agli animali. È così?

Cozzoli: No, assolutamente no. Questa è una lettura un po’ semplicistica dell’atteggiamento di Francesco, che non presta assolutamente il fianco a letture di equiparazioni qualunquistiche delle vite. Un animale è un animale e un individuo umano è un individuo umano. Oggi c’è chi si spinge a dire che certi animali hanno più dignità e valore di certe vite umane, soprattutto in certe condizioni e in certe fasi della vita. Questo è biblicamente, teologicamente e se vogliamo anche francescanamente inaccettabile.

Quindi la Chiesa, in generale, non è al fianco dei cacciatori?

Cozzoli: No, perché c’è una caccia che è fortemente abusiva, che non tutela gli animali, che li sfrutta e che arriva persino a non curarsi dell’estinzione di alcune specie. Questo è inaccettabile. Però sappiamo pure che c’è anche una caccia che è a tutela degli equilibri ambientali: per esempio, io conosco situazioni in cui alcune specie, ad esempio i cinghiali, si riproducono in maniera incontrollata e poi calano di notte e distruggono i raccolti. La caccia dei cinghiali in questo caso, ad esempio, ha una funzione di tutela. Ma le equiparazioni animalistiche arrivano a parlare persino di “diritti degli animali”. Ma la nozione di diritto appartiene alla persona: è soggetto di diritto chi allo stesso tempo è soggetto al dovere. L’animale non ha diritti perché non assume doveri. Da questo punto di vista dobbiamo stare attenti alle parole: piuttosto che parlare di diritti dobbiamo parlare di “legittimi interessi” degli animali, di cui gli uomini si devono far carico per proteggerli.

La Chiesa ha una nozione antropocentrica?

Cozzoli: C’è un’accusa di antropocentrismo alla dottrina cristiana cattolica, che si basa sul passo della Bibbia nel quale Dio dice all’uomo di prendere possesso della terra e degli animali. Che ci sia un primato della creatura umana, questo è vero, ma che il dominio equivalga a un potere arbitrario e padronale, questo no. Anche se la storia conosce esiti in cui l’uomo ha esercitato questo potere arbitrario sul Creato e sugli animali, questo è biblicamente e teologicamente inaccettabile. La corretta interpretazione di quel passo biblico è l’investimento di un potere di custodia, di vigilanza, che è un dovere: è il giardino dell’Eden che viene affidato alla custodia dell’uomo.

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