Forse è la nipote di papa Francesco ad aver influenzato la scelta di non usare le scarpe tradizionali dei pontefici
"Cherchez la femme", letteralmente "cercate la donna", affermano i detective dei romanzi noir per indicare che alla radice di un caso da risolvere c'è spesso una motivazione legata ad una donna. E' possibile che ci sia una donna anche alla base della decisione di Papa Francesco di lasciare da parte le scarpe rosse riservate tradizionalmente al pontefice per continuare ad indossare i suoi soliti mocassini neri?
Nell'intervista rilasciata al settimanale Il mio papa (e ripresa da Luigi Accattoli nella rubrica "Due parole in croce" in La Lettura del Corriere della Sera, 9 novembre), la nipote di Jorge Mario Bergoglio, Maria Ines Narvaja, racconta di aver fatto una battuta contro le scarpe rosse dei papi salutando lo zio in partenza per il conclave. Una settimana dopo, ad elezione avvenuta, Papa Francesco nel telefonarle sottolinea: "Hai visto che non ho messo le scarpe rosse?".
Sulle scarpe rosse messe da parte da papa Francesco sono scorsi, per continuare con i clichè, "fiumi di inchiostro". Tutte le scelte di sobrietà compiute da Bergoglio già dai primi momenti della sua elezione a pontefice (no alla mozzetta rossa, no all'anello d'oro ma "riutilizzo" di uno d'argento dorato che era stato donato a Paolo VI, stessa croce pettorale usata da cardinale) hanno incantato fedeli e giornalisti per la semplicità di uno stile che si rivelava ad ogni gesto, tanto da metterlo a volte in una contrapposizione non del tutto corretta con i suoi predecessori.
Lo stesso Accattoli in un post sul suo blog (22 marzo 2013) ha chiarito che non è vero che le scarpe rosse siano state introdotte o riprese da Benedetto XVI dopo che Giovanni Paolo le aveva abbandonate: "nelle occasioni rituali e cerimoniali, sia in Vaticano sia nei viaggi, il Papa polacco, come già Papa Luciani e Paolo VI, ha sempre usato le scarpe rosse, dopo che sono state introdotte sotto Montini quando si trattò di aggiornare il guardaroba papale alle nuove esigenze dopo l’abbandono della sedia gestatoria e l’avvio delle celebrazioni con il popolo e dei viaggi. In sedia gestatoria i Papi usavano babucce rosse di raso con bordature e cordoncini dorati. Da lì vengono i mocassini rossi dei Papi conciliari".
Rossi sì (colore che indica il sangue del martirio), e di pelle morbida, ma non di Prada, come si è sostenuto ancora a proposito di Ratzinger. Chi passeggia per corso Cavour a Novara può ancora vederne un paio in vetrina, anche se ormai non li confeziona più.
Era l'artigiano novarese Adriano Stefanelli a produrre i mocassini rossi da inviare in Vaticano per calzare gli ultimi pontefici. Il rapporto inizia nel 2003 quando assistendo in tv alla Via Crucis, vede Giovanni Paolo II malfermo e sofferente, e decide di confezionargli un proprio paio di scarpe, per farlo camminare con più agio. Dopo Wojtyla, Stefanelli ha continuato a produrre i suoi mocassini anche per Ratzinger, ma non per soldi: "Io le mie scarpe al Papa le regalo – ha precisato in un'intervista a VareseNews (10 marzo 2008) -, perché a volte la passione paga più del denaro".
Peccato che papa Francesco avesse già un calzolaio di fiducia a Buenos Aires, Carlos Samaria (in realtà è il proprietario della più grande azienda ortopedica argentina), che da 40 anni gli confezionava – e più spesso risuolava perchè Bergoglio rifiuta scarpe nuove – gli stessi mocassini neri dal taglio semplice e con i lacci. Sono suoi anche quelli che il pontefice calza attualmente e che gli ha portato di persona in Vaticano andando in visita con la famiglia (Il mio papa 29 settembre). Quando, dopo qualche settimana dall'elezione, papa Francesco ha telefonato anche a Samaria, la sorpresa non ha impedito all'artigiano di scherzare e proporre a Bergoglio di fabbricargli dei guanti d'amianto perchè "quanto più grande è il manico che si tiene, più brucia" (Ansa.it 15 aprile 2013).