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Andy Warhol, un cattolico celibe?

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Kathy Schiffer - Aleteia - pubblicato il 10/11/14
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Non un dissoluto alla ricerca di fama e soldiL’artista pop americano Andy Warhol (1928-1987) è noto alla stragrande maggioranza del pubblico per le sue sgargianti serigrafie di Marilyn Monroe e la sua rappresentazione dello spirito commerciale americano, come riflesso nella sua iconica lattina di zuppa Campbell. Ha iniziato la sua carriera come illustratore di successo di calzature da donna, ma il suo talento non riusciva a rimanere contenuto: ha raggiunto la fama in diversi ambiti artistici tra cui schizzo, pittura, incisione, fotografia, serigrafia, scultura e filmografia. Ha diretto e prodotto la rock band the Velvet Underground, istituendo così il punk rock come forma d’arte. Ha fondato Interview Magazine ed ha scritto numerosi libri.

Tuttavia, malgrado il suo crescente successo internazionale, Warhol era una figura enigmatica. Abbracciato dall’élite di Hollywood e dall’avanguardia per la sua bizzarra sensibilità artistica, evitava i riflettori e rifiutava sdegnosamente l’attenzione pubblica. Ritenuto da quasi tutti omosessuale, è rimasto celibe tanto che, stando a chi gli è stato vicino fino alla fine, al momento della morte era ancora vergine.

Warhol era un uomo profondamente schivo, inaccessibile, con molti segreti, tra cui la sua fede cattolica. Nato in una famiglia di immigrati slovacchi, era stato allevato nel rito ruteno, un rito orientale in comunione con Roma che utilizza la liturgia divina del rito orientale bizantino costantinopolitano.

Da ragazzo frequentava insieme alla famiglia la chiesa cattolica bizantina di San Giovanni Crisostomo di Pittsburgh. Quando è diventato adulto e si è trasferito a New York, Warhol si fermava quasi ogni giorno nella parrocchia di San Vincenzo Ferrer nell’Upper East Side di Manhattan. A volte assisteva alla Messa; temendo di essere riconosciuto, sedeva tranquillo vicino all’uscita della chiesa, perdendo spesso l’occasione di fare la Comunione per evitare di essere notato. Altri giorni si fermava nella chiesa a metà pomeriggio, accendendo una candela e trascorrendo un quarto d’ora in preghiera silenziosa.

Accanto al suo letto, Warhol aveva messo una chiesetta di gesso, con un crocifisso e un logoro libro di preghiere sul comodino. Sotto la sua maglietta bianca indossava una catenina con una croce, e in tasca portava un rosario.


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Il cattolicesimo di Andy Warhol era evidente nella sua filantropia e nella sua pietà personale. Era un sostenitore generoso di numerose organizzazioni, inclusa una mensa gestita dalla Chiesa cattolica all’interno di una chiesa episcopale sulla 90ma Strada Est. Non soddisfatto di offrire solo un aiuto finanziario, era anche volontario alla mensa, servendo la zuppa e aiutando come poteva. Quando suo nipote ha annunciato che voleva diventare sacerdote cattolico, Warhol ha finanziato i suoi studi in seminario.

Nell’elogio funebre di Warhol, lo storico dell’arte britannico John Richardson ha affermato:

Vorrei ricordare un aspetto del suo carattere che nascondeva a tutti tranne che ai suoi amici più stretti: il suo aspetto spirituale. Quanti di voi lo hanno conosciuto in circostanze che erano l’antitesi dell’elemento spirituale potrebbero essere sorpresi dall’esistenza di questo aspetto, ma c’era, ed è fondamentale per la psiche dell’artista.

Anche se Andy era percepito – anche un po’ a ragione – come un osservatore passivo che non ha mai imposto le proprie convinzioni ad altri, a volte poteva essere un proselitista efficace. Per quanto ne so, è stato responsabile di almeno una conversione.

Provava un notevole orgoglio nel finanziare la formazione di suo nipote al sacerdozio, e aiutava regolarmente in una mensa per i senzatetto e i poveri. Andy teneva nascoste queste attività. Conoscere la sua pietà segreta cambia inevitabilmente la nostra percezione di un artista che ha ingannato il mondo facendogli credere che le sue uniche ossessioni fossero il denaro, il successo e il glamour e che potesse essere freddo al punto dell’insensibilità. Non considerate mai Andy per ciò che sembrava…

Malgrado la segretezza con cui circondava la sua identità religiosa, Warhol spesso includeva immagini sacre nelle sue opere d’arte. La sua riproposizione dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, così come i suoi dipinti di Gesù Cristo e della Beata Vergine Maria, hanno aiutato a rendere popolari le opere classiche da cui traeva spunto.

Warhol ha iniziato a impiegare maggiormente gli elementi religiosi nella sua arte negli anni Ottanta. Sharon Matt Atkins, curatrice culturale di una mostra del 2010 dell’opera di Warhol al Brooklyn Museum, ha affermato che “dopo i 50 anni Warhol ha iniziato a riconsiderare la sua carriera. Iniziamo anche a vederlo riflettere sull’inevitabilità della propria morte”.

Secondo Joseph Ketner, curatore di una mostra al Milwaukee Art Museum, l’immagine di Cristo e dei discepoli lo ossessionava. Nell’ultimo anno della sua vita, infatti, Warhol ha dipinto più di 100 immagini che traevano ispirazione dal dipinto rinascimentale di Leonardo da Vinci sull’Ultima Cena. Tre rappresentazioni dell’Ultima Cena sono enormi. Un’altra opera, secondo la Atkins, giustappone un quartetto di immagini di Cristo a un trio di motociclette, un’aquila rossa in picchiata e un cartellino di un prezzo di 6.99 dollari, emblematico dell’irriverenza apparente di Warhol ma anche rivelatore della sua spiritualità interiore. Il dipinto più grande nella collezione religiosa comprende 112 ritratti di Cristo.

Se avete giudicato male Andy Warhol come un dissoluto alla ricerca di fama e soldi, potrete fare ammenda pregando per la sua anima e/o l’anima dei suoi familiari o dei suoi amici che potrebbero essere ancora in Purgatorio.

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Kathy Schiffer è scrittrice freelance e oratrice, e il suo blog Seasons of Grace può essere consultato sul Catholic Portal a Patheos.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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