L’incontro di Papa Francesco con Estela de Carlotto e il nipote ritrovato. L’ambasciata argentina cerca anche in Italia i figli dei desaparecidos
"Se puede", cioè "si può": si possono aprire gli archivi del Vaticano per consultare documenti che aiutino a trovare la verità, così come ci si può unire per fare "qualcosa di buono nel mondo". Lo ha detto Papa Francesco "contemplando" il piccolo miracolo del nipote ritrovato di Estela de Carlotto, presidente dell'Associazione delle abuelas de Plaza de Majo, le nonne argentine che si battono per ritrovare i figli dei desaparecidos spesso ceduti in forma anonima dalla dittatura militare ad altre famiglie. Bergoglio li ha ricevuti mercoledì in una udienza privata che si è poi allargata agli altri diciotto componenti della famiglia Carlotto.
"Una grande gioia" per un incontro molto cordiale, colorato dai doni della famiglia Carlotto tra cui un poncho e un CD di musica composta da Ignacio Guido Montoya Carlotto. Per 36 anni, fino allo scorso agosto, è stato solo Ignacio, poi ha aggiunto il nome Guido, quello scelto per lui dalla mamma ventitreenne che ha potuto solo vederlo nascere prima di essere uccisa dai militari che l'avevano sequestrata. E' stato l'esame del Dna a dare la prova che Ignacio Guido, adottato da una coppia di contadini ignari della sua provenienza, era il figlio di Laura Carlotto e di Walmir Oscar Montoya, due giovani militanti della sinistra peronista.
Nonna e nipote erano l'uno accanto all'altro nella conferenza stampa organizzata dall'ambasciata argentina in Italia che ha lanciato una campagna in merito ai "nietos desaparecidos", i nipoti scomparsi, che coinvolge anche il nostro Paese. E' possibile, infatti, che alcuni di quei bambini – ormai giovani adulti tra i 30 e i 38 anni – siano arrivati in Italia, grazie al legame esistente con l'Argentina, paese con una larga maggioranza di popolazione di origine italiana, oppure che ve li abbia spinti, successivamente, la crisi economica del 2001 che ha portato molti argentini ad emigrare nel paese dei nonni.
Per Ignacio Guido l'incontro con Papa Francesco (che nell'occasione ha confermato che andrà sicuramente in Argentina nel 2016), è stato "perfetto" e ne ha riportato l'impressione di un papa dal carattere "molto forte e tenace" capace di imprimere una svolta alla Chiesa e "avvicinarla molto al popolo". Estela de Carlotto, rispondendo alle domande dei giornalisti, non ha nascosto che la prima reazione all'elezione di Bergoglio era stata critica, perchè le abuelas non lo avevano mai sentito esprimersi sul tema dei desaparecidos. "Circolava una versione – ha detto Estela – che adesso sappiamo essere stata in malafede, per cui Bergoglio avrebbe consegnato ai militari due sacerdoti". In Argentina, ha spiegato la presidente delle abuelas di plaza de Majo, "stiamo ricostruendo adesso la storia, i parenti delle vittime, non le vittime, e possiamo sbagliare". Ma la "verdadera historia" è che Bergoglio si è adoperato per salvare la gente dalla dittatura come ha raccontato Alicia Oliveira, l'avvocato che il futuro papa nascose, e che è morta proprio ieri a Buenos Aires. "Chi parla male di lui oggi – ha affermato Estela – in realtà sta mentendo". Se si è equivocato, "è umano rettificare" e come ha detto Papa Francesco nel colloquio di mercoledì: "andiamo avanti, l’importante è quello che stiamo facendo adesso”.
La giustizia si sta facendo largo in Argentina rispetto ai crimini compiuti dalla dittatura tra il 1976 e il 1983 che portarono alla sparizione di circa 30 mila persone e c'è oggi un "clima favorevole" per affrontare la memoria di quei tempi, anche grazie all'azione delle istituzioni, a cominciare dalla dichiarazione di incostituzionalità delle leggi di "obbedienza dovuta" promossa dall'allora presidente Nestor Kirchner. Anche se ancora in parte spaventata, la gente è più disponibile a fornire informazioni tanto che si stanno scoprendo "nuovi centri di detenzione illegale nella provincia di Buenos Aires". Tuttavia il cambiamento culturale nel quale "sono molto coinvolti i giovani" ha potuto trasformare "lo spazio dell'orrore in spazio di vita" perchè i luoghi di tortura sono diventati luoghi di memoria come "La Cacha", il centro clandestino di detenzione dove è stata rinchiusa e uccisa Laura Carlotto, e le stesse "abuelas" dell'associazione occupano uno spazio all'interno dell'Esma, la famigerata scuola militare della Marina che è stato il più grande e attivo centro di detenzione illegale e tortura delle persone scomode per il regime.
In Vaticano Estela de Carlotto è arrivata ieri in veste di "nonna di Ignacio Guido", non come presidente dell'Associazione delle abuelas de plaza de Majo e quindi non sono state avanzate richieste ufficiali. In precedenza era stato richiesto l'intervento di papa Francesco affinchè fossero aperti "gli archivi della Chiesa che sono in Argentina". "Sappiamo – ha affermato Estela – quale ruolo ha avuto la Chiesa e che alcune associazioni, come il Movimiento Familial Cristiano, ha consegnato illegalmente i bambini a nuove famiglie". Ora ci sono rapporti di collaborazione "molto buoni" con la Chiesa che ha fornito già dei materiali. Il presidente della conferenza episcopale argentina, il successore di Bergoglio, monsignor Arancedo, nei giorni scorsi è apparso in uno spot televisivo insieme alle abuelas per ricordare l'obbligo morale "per chi sa di parlare”. Per quanto riguarda gli archivi vaticani, l’ambasciatore argentino presso la Santa Sede, Juan Pablo Cafiero, ha precisato come in base a un motu proprio promulgato da papa Francesco a luglio del 2013 che prevede "un'assistenza per cause umanitarie", un paese come l’Argentina può, con richiesta ufficiale, accedere agli archivi per “informazioni su casi particolari”.
Per Ignacio Guido la sua è stata "una storia felice all'interno di una storia molto complicata". I suoi genitori lo hanno "adottato in buona fede e cresciuto con amore facendomi diventare ciò che sono". Il dopo- dittatura e la crescente consapevolezza della storia argentina, ha fatto sorgere delle domande e l'esigenza di sapere. "Grazie al lavoro delle Abuelas verificare le informazioni è piuttosto veloce, per cui in pochi mesi sono venuto a conoscenza del mio passato”. Così Ignacio Guido ha ritrovato la nonna Estela e tutto il "clan" dei Carlotto, "molto affettivi, da veri italiani – ha detto dopo la conferenza stampa Ignacio Guido – soprattutto per uno che veniva da un nucleo familiare molto piccolo. E' stato un incontro felice". Il protagonista di una storia che ha provocato una grande ondata di commozione non solo in Argentina, tiene a precisare che con la scoperta dei suoi veri genitori "non ha cambiato identità, ma l'ha completata". Alcuni pezzi sono "andati a posto", come, per esempio, da chi avesse preso la passione per la musica: "adesso so – dice Ignacio Guido che suona il pianoforte e la chitarra e ama il tango di Piazzolla così come gli autori moderni argentini – che l'ho ereditata da mio padre e anche mio nonno era un musicista".
E a chi, anche tra gli eventuali giovani italiani che scoprano di avere un dubbio sulle proprie origini tale da far sospettare di essere tra i 385 "nietos desaparecidos" che ancora mancano all'elenco approssimativo delle loro tenaci "abuelas", ma abbiano timore ad andare fino in fondo, Ignacio Guido, rispondendo a una domanda di Aleteia, consiglia: "Chi ha dubbi, non deve continuare a dubitare. Non bisogna aver paura di percorrere il cammino della ricerca della verità, perchè la verità è sempre buona".
L'ambasciata argentina in Italia ha messo a disposizione un numero (06.48073300) e un indirizzo mail (dirittiumani@ambasciataargentina.it).