Cosa c’entra il festival della scienza con la pubblicità dei preservativi? Uno strano concetto di educazione.Cosa c’entra il festival della scienza con la pubblicità dei preservativi? Uno strano concetto di educazione.
“Lo dico senza giri di parole: credo che queste insegnanti dovrebbero vergognarsi.“
Questa la sentenza apparsa su Wired nell’articolo “Festival della scienza: Aids, preservativi e insegnanti indignati“. Per chiarire di cosa stiamo parlando diciamo subito che gli insegnanti in questione, quelli che secondo l’articolo di Wired dovrebbero vergognarsi, sono quelli che a Genova, visitando una mostra all’interno del Festival della scienza 2014 dedicata all’AIDS, hanno protestato per la sponsorizzazione di quella sezione da parte della DUREX, sponsor che ha per l’occasione posto nello spazio dedicato un contenitore di preservativi da prendere e portare a casa.
Ma vediamo direttamente dalle colonne di Wired qual’è il motivo della condanna degli insegnanti:
Lo dico senza giri di parole: credo che queste insegnanti dovrebbero vergognarsi.
Esistono, nel mondo, delle verità scientifiche.
Una di queste è che l’AIDS è una malattia sessualmente trasmissibile, che colpisce ancora oggi milioni di persone, e che può essere controllata esclusivamente proteggendo i rapporti.
Cioè, usando il preservativo.
La generazione che queste insegnanti stanno facendo crescere tra le mura della loro scuola, non sente quasi più parlare di AIDS.
Rispetto ai figli degli anni ’90, per questi ragazzi (lo dicono molti sondaggi, anche recentissimi) l’uso del preservativo è legato quasi esclusivamente alla protezione da gravidanze indesiderate e, comunque, in crollo verticale: è infatti considerato scomodo, e soprattutto un po’ da sfigati.
Cosa dovrebbero fare delle rappresentanti dello Stato, e della scuola pubblica, davanti a dati così tragici, provenienti da tutto il mondo occidentale (alcuni studi indicano un aumento della diffusione dell’AIDS addirittura superiore al 20% tra i giovani 18-30 anni)?
Io credo – e mi sembra di dire una banalità terrificante – che dovrebbero fare educazione.
Educazione vuol dire spiegare i rischi e le possibili prevenzioni.
Educazione vuol dire prendere coscienza che i nostri giovani imparano il sesso su youporn, dove l’uso del preservativo è praticamente assente, e che nessun adulto li prende mai da parte per spiegare la differenza tra pornografia, amore e sesso.
Educazione vuol dire anche trattare argomenti delicati, importanti, a volte imbarazzanti, perché questo è quello che deve fare un insegnante, se vuole ritenersi tale.
Partendo dalla fine quello che colpisce è che l’autrice dell’articolo che dalla presentazione su Wired è una “Coordinatrice pedagogica” proponga un’idea abbastanza confusa di cosa sia l’educazione, infatti dei tre casi elencati solo uno riguarda l’educazione. Educare da “e-ducere” significa “cavar fuori”, riuscire a portare alla luce le buone inclinazioni della persona, vediamo dunque di quale educazione stiamo parlando.
-”Spiegare i rischi e le prevenzioni” non vuol dire educare, semmai dare istruzioni su rischi e prevenzioni.
-Quando l’autrice afferma “i nostri giovani imparano il sesso su youporn” e poi porta come problema che su youporn non si usano i preservativi, non sta parlando di educazione. Semmai si parla ancoora di “istruire” qualcuno sull’uso del profilattico, non di educare. E quando poi finalmente viene correttamente posta all’attenzione la differenza tra pornografia, amore e sesso non si capisce cosa questo c’entri col preservativo in quanto non contraddistingue uno dei casi rispetto all’altro. In poche parole, il contenitore dei preservativi aiutava a capire la differenza tra pornografia, amore e sesso?
-Trattare argomenti delicati, importanti o imbarazzanti ancora una volta non ha niente a che vedere con l’educazione in sé, semmai con l’approccio che si deve tenere nell’affrontare un argomento delicato: mettere una cesta di preservativi è un modo delicato di affrontare l’argomento sesso?
Non è questa l’educazione. Educare su questi argomenti significa dire che non è l’uso del profilattico a sistemare le cose, educare semmai significa far capire che una vita affettiva non sregolata non solo difende dalle malattie contagiose ma è anche benefica psicologicamente. Il resto è dare istruzioni, è “tecnica”, una tecnica per prevenire malattie che non a caso si chiama “profilassi” da “pro phylax”, custode posto a difesa di qualcosa, da cui “profilattico”.
Chiarito che gli insegnanti che hanno protestato non hanno mancato al loro compito di educare, né in verità a quello di dare istruzioni poiché prendere un oggetto da una cesta non istruisce all’uso di qualcosa, puntiamo l’attenzione su quello che è sfuggito all’articolista e che è molto più interessante della cesta di preservativi. All’inizio dell’articolo viene detto:
Tra le tante mostre e laboratori a disposizione di visitatori e scuole, spiccava Out of sight – una galleria fotografica che, con la forza cruda delle immagini, raccontava la tragedia dell’Aids in cinque diversi paesi:
Thailandia, Mozambico, Brasile, Ucraina ed USA...
…Cosa dovrebbero fare delle rappresentanti dello Stato, e della scuola pubblica, davanti a dati così tragici, provenienti da tutto il mondo occidentale (alcuni studi indicano un aumento della diffusione dell’AIDS addirittura superiore al 20% tra i giovani 18-30 anni)?
Cinque paesi che ad esclusione degli USA (forse) sono caratterizzati da vaste e profonde sacche di povertà, paesi dove dietro l’AIDS si vuole spesso nascondere il fatto che la gente muore di povertà, paesi che non sono proprio rappresentativi del mondo occidentale e di certo non sono confrontabili con una realtà come quella italiana. E cosa vuol dire che la diffusione dell’AIDS è in aumento di circa il 20% trai giovani?
Come sempre le cifre vanno verificate, e allora andiamo a vedere cosa risulta dai dati diffusi dall’ISS in uno dei rapporti più recenti (anche se non aggiornato agli ultimi due anni) disponibili.
Il primo grafico è quello relativo alla diffusione del virus HIV per 100.000 residenti:
Come è possibile constatare, dopo un picco verificatosi indicativamente tra il 1985 e il 1992, il contagio è andato diminuendo mostrando una sostanziale stabilizzazione su valori di circa 10 casi su 100.000 individui. Da notare un leggero aumento negli ultimi anni tra la popolazione maschile.
Il secondo grafico è quello relativo all’incidenza dell’AIDS ogni 100.000 residenti:
Anche in questo caso è possibile vedere come il picco sia stato superato essendosi verificato nel 1995, e di come secondo gli ultimi dati i casi di malattia conclamata siano al di sotto dei 2 ogni 100.000 residenti.
Quella dell’AIDS in Italia è dunque un’epidemia sotto controllo, niente a che vedere con i casi dei paesi presi come riferimento dalla mostra fotografica del Festival della scienza. La sponsorizzazione da parte della Durex e l’iniziativa dei preservativi ‘free’ appaiono dunque non particolarmente utili ai fini della prevenzione della malattia, resta la motivazione commerciale che niente ha a che vedere con l’educazione. Quindi lo dico senza giri di parole: quegli insegnanti hanno fatto bene a protestare.
Ma resta un punto da chiarire, quel leggero incremento dei casi di contagio da HIV negli ultimi anni, orientativamente dal 2008. Per saperne di più andiamo a vedere le diagnosi suddivise per modalità di trasmissione:
Tutte le modalità di trasmissione sono in diminuzione, tranne una: quella denominata MSM. Cosa indica tale sigla? Andano a leggere a pag. 5 dello studio troviamo il neologismo ” Maschi che fanno Sesso con Maschi “. In poche parole secondo i dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, l’unico motivo per cui i casi di contagio da HIV sono il leggera ripresa tra i maschi, sono i rapporti omosessuali.
Questo dato è confermato chiaramente anche in un altro grafico:
Quest’ultimo grafico evidenzia come la linea MSM (omosessuali maschi) sia l’unica in controtendenza rispetto alle altre. Al secondo posto viene solo quella denominata IDU (Injecting Drug User), a testimonianza di una ripresa verificatasi in questi ultimi anni nell’uso di oppiacei (eroina – morfina) come testimoniano le cronache.
Andando oltre le apparenze, quello che è successo al Festival di Genova è la cronaca di una legittima protesta da parte degli insegnanti che hanno il diritto di non essere insultati da nessuno.
Su una cosa concordo con l’articolo di Wired, quando è il caso bisogna “trattare argomenti delicati, importanti, a volte imbarazzanti, perché questo è quello che deve fare un insegnante, se vuole ritenersi tale”, e dai dati dell’ISS emerge il fatto che l’AIDS è una malattia sotto controllo ma che vede come punti critici l’incremento nell’uso delle droghe iniettabili e nei rapporti omosessuali maschili.
Insegnanti, poiché da nessuna altra parte viene detto, abbiate il coraggio di spiegare che i rapporti omosessuali maschili sono il maggior fattore di rischio per l’AIDS. Chi non lo fa dovrebbe vergognarsi.