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Egitto: i giovani ultras dell’Isis

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Erebmedioriente - pubblicato il 06/11/14
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Aumenta il grado di fascinazione dell’Isis sui giovani egiziani, complice la retorica dei Fratelli Musulmani
La lotta ideologica e militare contro il terrorismo lanciata dal presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi spinge sempre più giovani ad appoggiare lo Stato islamico. In un’intervista rilasciata nei giorni scorsi al quotidiano panarabo “Al Monitor” un giovane membro dei Fratelli Musulmani spiega le ragioni che lo hanno spinto a stare dalla parte del Califfato: “Ho sempre creduto in moto: la non violenza è più potente delle pallottole. Tuttavia quando le pallottole sono state dirette contro di noi e siamo stati accusati di essere terroristi ho iniziato a convincermi che solo con la forza si potrà stabilire uno Stato islamico in Egitto”.  

Le parole del giovane ricalcano il pensiero di molti egiziani colpiti dalle recenti misure di sicurezza imposte dal governo che, dopo aver messo fuorilegge il movimento dei Fratelli Musulmani, ha dato il via ad una vera e propria caccia contro qualsiasi persona anche indirettamente legata a gruppi islamisti. Il ragazzo, la cui identità non è nota per ragioni di sicurezza, è stato arrestato durante le proteste a sostegno del presidente Mohamed Morsi dell’agosto 2013. Da sei mesi è in carcere senza alcun processo.

"Sono stato considerato un terrorista e sbattuto in carcere senza reali motivi – spiega – e il senso di giustizia è più forte della mia disperazione e dell’ideale di pace a cui sono sempre stato fedele”. “Se non prendiamo le armi – continua – siamo comunque considerati dei terroristi agli occhi dello Stato egiziano e loro pensano di avere il diritto di bloccarci, di ucciderci, di stuprare le nostre sorelle e le nostre madri mentre noi restiamo qui a marcire”.  In prigione gli attivisti pro-Morsi seguono con apprensione le notizie provenienti dall’Iraq, che raccontano le vittorie dell’Is. “Noi – aggiunge – apprendiamo queste informazioni da amici che vengono a farci visita, oppure contattando persone attraverso cellulari entrati di contrabbando all’interno del carcere”.

Diversi analisti politici hanno definito questi giovani come gli Ultras dell’Is, ovvero persone che pur non partecipando attivamente alla lotta dello Stato islamico ne seguono le vicende come si fa con una squadra di calcio. Tuttavia tale sostegno, anche solo ideale, spinge alcuni di loro a fare formazione ideologica all’interno delle celle attraverso opuscoli e messaggi presi di nascosto dai siti internet. Una volta usciti dalle prigioni questi giovani si trasformano in miliziani pronti a partire per combattere il jihad.

Un esempio di appoggio allo Stato islamico è quello fornito da un ragazzo salafita del governatorato di al-Sharqya che, contattato da Al-Monitor, ha annunciato di aver ricevuto dopi mesi un visto per la Turchia. Come altre migliaia di musulmani il suo obiettivo è attraversare il confine ed entrare in Siria per combattere fra le fila dell’Is. La pianificazione del viaggio è condotta da persone fedeli allo Stato islamico residenti in Egitto, tutti appartenenti al movimento salafita.

Chi non riesce a partire per la Siria tenta di formare cellule in Egitto. In queste settimane su Facebook diversi militanti islamisti hanno scritto messaggi a sostegno dello Stato islamico e di aperta sfida alle restrizioni imposte dal governo del Cairo contro l’estremismo islamico e il terrorismo nel deserto del Sinai. “La nazione islamica egiziana – si legge in uno di essi – è ormai allo sfacio e l’Is sta alzando la testa del nostro Paese. Lo Stato islamico agisce nella volontà di Dio e terrorizza tutti i nemici di Dio”.

Secondo il generale Mohamed Ibrahim, ministro dell’Interno egiziano, l’Egitto è ancora libero da movimenti direttamente finanziati o affiliati allo Stato islamico e chi inneggia ai terroristi di Abu Bakr al Baghdadi lo fa soprattutto per emulazione. Tuttavia il pensiero violento dilaga nelle menti dei giovani islamisti e il desiderio di emulare le gesta dello Stato islamico si sta tramutando in realtà come dimostra il gruppo Kataeb Helwan il cui slogan è: “Siamo stufi della tranquillità dei Fratelli Musulmani”.

Per Kamal Habib, esperto di movimenti jihadisti, non sono più i Fratelli Musulmani a sfornare le nuove generazioni jihadiste, ma l’Isis. La maggior parte delle reclute sono state a loro volta simpatizzanti della Fratellanza, ma non hanno mai giurato fedeltà ad essa e anzi giudicano la posizione dei seguaci di Hassan al Banna debole e priva di futuro. Habid sottolinea che vi sono varie ragioni che hanno spinto i ragazzi simpatizzanti dell’islamismo verso lo Stato islamico: emarginazione, povertà, il fallimento politico dei Fratelli Musulmani, le azioni violente dei servizi di sicurezza egiziani contro di loro. “Anche se polizia ed esercito stanno cercando di impedire i viaggi in Paesi confinanti con la Siria – spiega il ministro –  i giovani continuano a partire”. Habib è convinto che le carceri siano divenute un campo di reclutamento per gli estremisti dell’Is pur senza alcun infiltrato, semplicemente per il fascino suscitato sulle mente dei giovani. “Il rischio – spiega – è che essi si trasformeranno in breve tempo in guerriglieri pronti a combattere sul suolo egiziano e a inizieranno a compiere eccidi e decapitazioni in nome dell’Islam”.

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