Sempre più diffusa è una disciplina che affonda le sue radici in un terreno sconosciuto ed instabileIn questi tempi difficili, sentiamo nascerci dentro sempre nuove inquietudini che aggrediscono la nostra mente, il nostro corpo e anche il nostro spirito. Ci sentiamo spauriti e disorientati, e arriviamo a pensare che i metodi tradizionali per uscirne non bastino. Capita allora di bussare alle porte sbagliate e di inoltrarsi in corridoi intrecciati di pseudodiscipline o pseudoscienze che di recente si sono accumulate nella nostra cultura occidentale. Per questo, sollecitati anche da alcuni nostri lettori, abbiamo deciso di fare chiarezza su una scienza nuova come la naturopatia, per capire cos’è, come funziona e soprattutto se sia compatibile o meno con la sensibilità cattolica. Ci siamo rivolti alla dottoressa Tonella Doro, presidente di Naturaliter, l’associazione di categoria dei naturopati, e direttrice dell’istituto di naturopatia Eunam e, dal lato cattolico, abbiamo chiesto un parere alla dottoressa Marcella Pioli, medico e presidente del GRIS (Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa), sezione di Torino.
Cos’è la naturopatia?
Doro: E’ una scienza umanistica che si occupa della persona, non una professione sanitaria. Il naturopata si occupa dell’essere umano; il compito del naturopata è quello di contestualizzare il disturbo, andare alla causa di un problema. Per noi dietro a un problema o a un sintomo c’è un vissuto di cui la persona non ha consapevolezza. Il disturbo lo consideriamo il costo biologico che la persona sta pagando per adattarsi a qualcosa che non gli è congeniale. Il compito del naturopata è quello di ripristinare lo stato di salute andando a vedere cosa sta pagando quella persona: come è fatta, come funziona da un punto di vista di “terreno”. Inoltre ha un suo ruolo educativo, perché deve accompagnarla a svolgere una vita che sia nella sua natura. Noi non entriamo assolutamente nella struttura psichica e non ci sovrapponiamo mai e poi mai al ruolo dello psicologo. Per noi il corpo dice tutto. Il corpo parla attraverso i suoi disturbi, che dunque diventano un linguaggio.
Come si svolge un incontro tra un naturopata e un paziente?
Doro: Innanzitutto noi non lo chiamiamo “paziente”, che è un termine che ha un’accezione negativa. Noi lo chiamiamo “cliente” e lo consideriamo come persona. In un incontro una persona spiega qual è il motivo della sua richiesta, quali problemi ha, e il naturopata deve cercare di capire il contesto in cui si è sviluppato quel problema. Ogni persona ha un suo terreno biologico dato sia dall’aspetto fisico sia da quello energetico, ma anche dal modo di porsi e disporsi nei confronti della vita. Una persona che vive costantemente con un disagio, nel mondo del lavoro o in famiglia, alla lunga sentirà il corpo parlare attraverso un disturbo. Una pillola che arriva dall’esterno può risolvere questo disturbo? Assolutamente no. Lo si può risolvere se si risale al problema che glielo provoca. Certo, non deve essere un disturbo strutturale, cioè una vera e propria malattia; in quel caso noi insistiamo perché vadano dal medico o dallo psicologo.
L’origine della naturopatia è nelle filosofie orientali?
Doro: La filosofia naturopatica affonda le radici nelle filosofie umanistiche. Quelle orientali, che hanno millenni e millenni di storia, hanno il pregio di aiutarci a capire come funziona da un punto di vista energetico la persona. Noi non possiamo ignorare che siamo fatti anche di un corpo energetico, oltre che di un corpo fisico, di un corpo mentale e, perché no, di un corpo spirituale. Il naturopata non pratica la medicina orientale, ma da quelle filosofie apprende come funziona l’essere umano da un punto di vista energetico. In Europa abbiamo altre filosofie, ad esempio quella omeopatica spiega molto bene i concetti di forza vitale. Chi si avvicina alla naturopatia non si deve confondere pensando che noi pratichiamo questi metodi: per noi sono filosofie che insieme contribuiscono a modellare la forma mentis naturopatica. Queste discipline ci aiutano ad uscire da un’idea meccanicistica del corpo.
Nella naturopatia c’è qualcosa che è in conflitto con la sensibilità o la dottrina cattolica?
Doro: Assolutamente no, al contrario. La naturopatia aiuta la persona ad avvicinarsi a se stessa, è molto rispettosa dell’essere umano, di come vive e della sua spiritualità. Se una persona si riconosce in una fede, ad esempio nella fede cattolica, non è compito nostro di convincerla del contrario. Non c’è alcun problema per un cattolico che vuole iniziare un percorso di naturopatia. La cosa importante è trovarsi una buona scuola. Il problema è tutto lì. Negli anni passati, non essendo mai stata disciplinata la naturopatia è diventata una giungla. Tutti facevano tutto, e questo ha determinato un caos. Noi abbiamo lottato per anni per avere una norma che definisca bene cos’è la naturopatia e ora che c’è la legge quadro 04/2013, disciplinata dalla norma UNI per naturopati, le cose sono migliorate molto. Il nostro è un mondo che è stato pieno di caos e di fanatismi fino all’anno scorso, e che va educato nella cultura della legalità e del rispetto.
Dottoressa Pioli, che ne pensa della naturopatia, come medico e come cattolica?
Pioli: Naturopatia è un termine molto vago, che comprende varie discipline, dal reiki all’omeopatia, dallo Shiatsu all’iridologia. Quasi tutte queste si basano su un concetto comune: detta sinteticamente, le energie sono nel cosmo, l’uomo è fatto di energia e le malattie nascono da squilibri di energia che noi andiamo a riequilibrare, con tecniche varie. Ma se noi parliamo di energia andiamo a finire nel campo fisico: l’energia è un concetto che ha a che fare con scienze come la chimica e la fisica. La naturopatia è una delle propaggini della New Age, e si è diffusa in tutto il mondo perché la gente vuole curare i propri disturbi senza subire effetti collaterali. Per questo tenta con metodi naturali; ma naturale non vuol dire innocuo o benefico: la cicuta è naturale, ma è un veleno.
Dov’è il pericolo per la fede?
Pioli: L’idea di voler “curare tutto” è un pericolo, perché in quel tutto c’è anche l’anima, lo spirito. È facile che una persona che si avvicini alla naturopatia per risolvere un disturbo inconsapevolmente, poco per volta, scivoli via via verso una forma di magia. E faccio un esempio: il reiki è molto diffuso, tanto che a Torino purtroppo persino presso l’Ospedale delle Molinette viene accettato come pratica di rilassamento. Eppure non è assolutamente questo: reiki vuol dire energia universale, e l’energia viene convogliata da una persona-tramite verso un soggetto per fini terapeutici. Ora, se io veramente ho la capacità di convogliare un’energia così potente, mi incenerisco: non è possibile che non subisca delle conseguenze. E se uno chiede a uno che pratica reiki in che cosa consiste quest’energia universale quella non glielo sa dire. Alcuni rispondono: “è lo spirito santo”: ma chi è cristiano sa che lo Spirito Santo non è un’energia, è una persona che io non posso decidere quando far intervenire. Io posso invocare lo Spirito Santo, ma non evocarlo per utilizzarlo. Quando si parla di energie ma non si spiega quali siano, questo è molto pericoloso: siamo nel campo della magia.
Il naturopata afferma che la sua è “una scienza umanistica”, non una medicina. Che ne pensa?
Pioli: Che questo è un arrampicarsi sugli specchi. Ogni volta che io osservo una persona, faccio una diagnosi e formulo una terapia, anche se si tratta di un massaggio, sto svolgendo un’azione medica. Se la naturopatia è filosofia, allora che rimanga filosofia, ma non parliamo più del corpo della persona e di pratiche per un’azione terapeutica. Di medicine alternative ne escono continuamente: per questo c’è il tentativo di regolamentarle con delle nuove leggi, anche perché sono nate tante figure professionali. In realtà, però, è proprio la base che non funziona.
La naturopatia consiste nel “risalire al problema” nelle sue cause. Che vuol dire per lei?
Pioli: “Risalire al problema” indica un approccio in cui l’individuo, da solo, può risolversi il problema, riequilibrando le energie in disordine. Ma questo innesca l’idea che io mi posso risolvere tutti i problemi. Ritorniamo alla Genesi, dove il serpente dice ad Eva: tu puoi essere Dio, puoi fare a meno di Dio. Questo è uno scivolare in quella direzione, perché la persona comincia a pensare di avere le risorse per auto-guarirsi, anche nei disagi di natura spirituale, tant’è vero che esistono i fiori di Bach che curano degli stati d’animo come la rabbia. Una cosa materiale non può far sì che io mi tolga un peso dalla coscienza. Questo è pericoloso, perché fa sì che attraverso qualcosa che è vestito da scienza io mi allontani dalla mia fede. La fede non è un monismo, ma un dualismo: c’è un Dio e c’è una creatura. Il naturopata magari fa il suo lavoro in buona fede, ma dietro a quella si nasconde un pensiero New Age che suggerisce sottilmente che la persona è Dio e si autoguarisce, non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello spirituale. La naturopatia è una via d’ingresso, come lo è lo Yoga e come lo sono altre pratiche di tipo orientali, modificate ad uso e consumo dell’occidentale. Io non ho trovato una persona che abbia praticato per un po’ di tempo una di queste pratiche e che non abbia avuto in sé qualche contaminazione anche di tipo spirituale, che non abbia cominciato a credere alla reincarnazione o ad altro, e che magari passando da una medicina naturale all’altra non sia finita in una specie di supermercato del sacro dove si può comprare e mischiare tutto.