CitizenGO cerca di fare pressioni sull’ambasciatore statunitense in Pakistan. Qui le istruzioni per firmare.La condanna di Asia Bibi sembra – purtroppo – sempre più imminente dopo l’ultima sentenza del tribunale di di appello di Lahore in Pakistan, dove, lo ricordiamo, è ancora in vigore una vecchia legge coranica che prevede la pena capitale per chi insulti la religione islamica (accusa mai realmente provata tra l’altro). Così dopo cinque anni di carcere e abusi Asia è stata condannata a morte. Molte associazioni umanitarie accusano il tribunale che ha emmesso la sentenza di aver sacrificato la sua indipendenza per paura o per complicità con i religiosi estremisti, che hanno sempre più peso in molte regioni del Pakistan (Il Giornale, 24 ottobre).
E’ per tentare di mobilitare la comunità internazionale, a partire dagli USA, tradizionali alleati del Pakistan, che è iniziata una nuova nuova petizione di CitizenGO, che chiede all’ambasciatore americano in Pakistan, Richard Olson, di adoperarsi in ogni modo per la liberazione immediata di Asia Bibi, la cui unica colpa sembra essere quella di essere una donna di fede cristiana.
E sono proprio fonti dell’organizzazione di CitizenGO a spiegare come purtroppo, la sentenza d’appello che ha confermato la condanna a morte sia stata fortemente influenzata proprio dall’integralismo religioso che riporta qui la traduzione letterale di un messaggio ricevuto dagli avvocati di Asia, che descrive esattamente quanto accaduto durante il dibattimento:
"Non appena il dibattimento processuale ha avuto inizio, alcuni mullà (l’equivalente musulmano dei preti, NdA) hanno sfilato uno ad uno davanti alla corte. In 10-15 minuti ne sono stati fatti entrare 20. […] I giudici hanno cancellato tutte gli altri interventi, lasciando loro solo un piccolo spazio per le arringhe, e hanno ascoltato decine di interventi dei mullà." (Citizengo.org).
Asia ha accolto la notizia della conferma della condanna a morte con parole di incredibile fede e speranza: "Guardo la Croce di Cristo, nella certezza che molti fratelli e sorelle di tutto il mondo si trovano nelle vicinanze e pregano per me." "Prego e spero che un giudice riceva la luce di Dio e abbia il coraggio di vedere la verità."
Ora ci sono meno di 30 giorni per portare una memoria difensiva di fronte alla Corte Suprema, ma nel frattempo sarà necessario tentare di fare pressione politica sul governo perché, come accadde con Meriam in Sudan, trovi un modo per facilitarne il rilascio.
Nel frattempo Asia Bibi ha scritto a Papa Francesco affidandosi alle sue preghiere, come riportato anche da Avvenire (25 ottobre):
«Papa Francesco, sono tua figlia, Asia Bibi. Ti scongiuro: prega per me, per la mia salvezza e per la mia libertà. In questo momento posso solo affidarmi a Dio, che è l’Onnipotente, colui che può tutto per me». Dal carcere femminile di Multan, dove è rinchiusa da oltre cinque anni, Asia Bibi ha scritto al Pontefice, secondo quanto riporta Vatican Insider. Il 16 ottobre, la Corte suprema ha confermato la condanna a morte della mamma cattolica per “blasfemia”, nonostante non ci siano prove contro di lei e i testimoni abbiano ritrattato. Le pressioni degli estremisti, per cui Asia Bibi è un simbolo della lotta per la libertà di fede, hanno avuto la meglio. I familiari e gli attivisti della Renaissance Education Foundation, con cui è in contatto, hanno dato ad Asia una versione edulcorata dell’ultimo dibattimento, temendo un crollo psicologico.
La donna ha comunque voluto dettare una missiva al Papa in un momento decisivo della sua vita. «Sono ancora aggrappata con forza alla mia fede cristiana e nutro fiducia in Dio, mio Padre, che mi difenderà e restituirà la libertà. Confido anche in te, Santo Padre Francesco, e nelle tue preghiere», si legge nel testo. E ancora: «Papa Francesco so che stai pregando per me con tutto il cuore. So che, grazie alla tua preghiera, la mia libertà potrebbe essere possibile. Nel nome di Dio Onnipotente e della sua gloria, ti esprimo tutto il mio ringraziamento per la tua vicinanza».
Possiamo aiutare Asia Bibi con la preghiera e con un piccolo gesto, firmando qui la petizione online che la riguarda