Per i dalit in India non c’è possibilità di celebrare i sacramenti. Appello alla Santa Sede
La polemica infuria, anche violenta. Le parti sembrano lontane e le versioni sulla contesa sono discordanti. Ma la protesta sollevata contro la Chiesa ufficiale dai dalit cattolici in Tamil nadu, nel Sud dell’India, al di là della questione di merito, è spia del malessere vissuto, all’interno della Chiesa indiana, dai cosiddetti “fuoricasta” o “intoccabili” (Vatican Insider, 25 ottobre).
La dolorosa vicenda è ora giunta sui tavoli del Nunzio apostolico in India, mons. Salvatore Pennacchio, e anche sulla scrivania del cardinale Fernando Filoni, che guida la Congregazione vaticana di Propaganda Fide.
UOMINI E DONNE IMPURI
Nella società indiana, infatti, accanto a bramini, guerrieri, mercanti, contadini, ci sono anche quelli che, secondo la tradizione induista, “non nacquero da Dio”. Segnati per sempre dallo stigma dell’impurità. Sono coloro che, nell’annuncio del Vangelo, trovano riscatto e riacquistano la dignità di figli di Dio. Per questo i dalit (o pària) cattolici costituiscono oltre 60% della comunità dei cattolici indiani (17 milioni di fedeli in tutto, circa l’1,6% dell’intera popolazione).
PARROCCHIE CHIUSE
“Nella diocesi indiana Sivagangai – si legge ancora su Vatican Insider – ci sono 80mila fedeli cattolici lasciati da circa due anni senza chiese e senza sacramenti. Quindici parrocchie chiuse, niente preti. Nessuna possibilità di celebrare prime comunioni, né battesimi per i nuovi nati”: è l’allarme lanciato dai movimenti, fedeli e sacerdoti dalit locali. La descrivono come una sorta di “punizione collettiva”, spiacevole conseguenza una “insubordinazione di massa” che, finora, non ha trovato il perdono del vescovo, tantomeno uno sforzo di mediazione da parte di soggetti terzi.
IL SEMINARISTA ESPULSO
Già tre anni fa, il seminarista Michal Raj, che stava studiando il suo ultimo anno di teologia, fu espulso dal rettore del seminario Sivagangai poiché "fuori casta". Il vescovo della diocesi rifiutò il confronto con l’uomo, chiamando la polizia e denunciando quelli che erano venuti a difendere il seminarista. "La gente sta soffrendo molto senza sacramenti", ha denunciato il reverendo Joseph Arockiasamy in una lettera indirizzata proprio al cardinale Filoni, per mettere alla luce la difficile situazione dei dalit.
APPELLI ALLA SANTA SEDE
Gli intoccabili hanno anche scritto anche al cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, arcivescovo di Bombay, il Nunzio Apostolico in India e anche Papa Francesco, per denunciare l’emarginazione che vivono a causa della chiusura delle loro parrocchie.