Sono le anime che si offrono all’amore di Dio per arginare l’impeto di satanada «I Quaderni del 1943» di Maria Valtorta
12 dicembre 1943.
Dice Gesù:
«Chi sono i giganti dell’amore? Sono le anime‑vittime. Voi distinguete queste in vittime di giustizia, vittime di espiazione, vittime d’amore. Ma non distinguete! La vittima è sempre vittima d’amore.
Chi espia, perché espia? Per amore dei fratelli per i quali paga la parte di espiazione che toccherebbe ad essi: amore del prossimo spinto all’eroismo.
Chi è vittima di giustizia, a chi si offre? A Dio offeso per offrirgli conforto contro l’offesa. Amore di Dio spinto all’eroismo.
L’amore è il sacrificatore eterno. Quello che ha immolato Dio fatto Carne e quello che immola la carne e l’anima vostra rendendola simile al Cristo Redentore.
L’anima vittima è sicura, come fosse già chiusa nel mio eterno Regno, d’esser salva, poiché ogni suo palpito, moto, parola, sentimento, azione, è santificata dall’amore che la preserva tutta da inquinamenti umani.
L’anima‑vittima ôra anche se non prega. È la sua vita, orazione.
L’anima vittima penetra in Me e dal centro del mio Cuore che la chiama “Sorella” prende e distribuisce grazie e benedizioni sui fratelli. Non vi sono limitazioni per le mie vittime. Tutto quanto è mio è loro, che hanno voluto offrire il loro essere al Sacrificatore eterno.
L’anima vittima è stesa su un aculeo i cui vertici sono dolore e amore. Dolore per non vedere Dio amato come il loro eroismo d’amore ha loro permesso di vedere che Dio debba essere amato.
Più delle malattie e delle sventure sono a loro tortura le miserie spirituali che, come rovine di un paese distrutto da un nemico, coprono gli animi dei loro simili cancellando in essi l’impronta di Dio e seppellendo il suo santo Nome sotto l’ingombro del peccato. Più del dolore in sé, è a loro dolore sentire la loro incapacità di raggiungere la perfezione d’amore, loro sogno, perché vorrebbero dare a Dio dono degno della sua Perfezione. E se Io sono stato infisso al mio altare da tre chiodi, essi pure lo sono, perché il mio amore, il loro amore, e il loro dolore, sono i tre chiodi che li tengono crocifissi fino alla morte, che altro non è che esalare lo spirito sul mio seno dopo avere “tutto compiuto”.
Il mio amore! Oceano di fuoco che dall’alto dei Cieli precipita su un’anima e con un continuo giungere di ondate d’ardore la consuma come fosse molle cera investita da una fiamma. Fame insaziabile che è comune ai due che si amano, e il Cristo vuole divorare la sua creatura per farne parte sua e la creatura vuole aspirare in sé Dio per farsene sua vita.
Tutto si ferma davanti a questo dominatore che passa facendo valere i suoi diritti. Esistenza, intelligenza, affetti, si aprono e fanno ala, ed esso procede ed entra poiché l’amore è il re di tutte le cose. L’anima prende allora le passioni del suo sposo d’amore e le fa sue. Tesoro dei tesori è per lei l’essere giorno per giorno martirizzata a questo scopo e vedere con gli occhi dello spirito tornare la luce nei cuori ed essi volgersi a Dio, poiché l’amore anche senza parole converte e senza funi trascina.
L’amore è la forza che regge l’universo e l’amore è quello che salva il mondo. E non i condottieri, non gli scienziati, non i dotti, ma gli amorosi sono quelli che sanno trovare le vie delle vittorie che conducono al Bene, strappando col loro impeto ardente le catene sataniche che vi rendono schiavi del Male che vi odia.
E se l’amore dei credenti otterrebbe il miracolo di tempi migliori, che con il vostro modo di vivere vi siete preclusi, l’amore delle vittime, che è l’amore più simile alla perfezione del mio, è quello che fa argine all’impeto che da Satana monta per distruggervi in una maledizione disperata e che apre le porte del Perdono fondendole col fuoco del loro olocausto».
da «I Quaderni del 1943» edizioni CEV