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Le voci delle donne dal Sinodo

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 07/10/14
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Africa, Asia, Europa: problemi diversi, una comune speranzaJeannette Tourè è sposata da 52 anni con Lamin, lei è cattolica e lui è musulmano: una sfida impossibile per un matrimonio? No, racconta lei con tranquillità e ironia: basta mettere in campo   tolleranza, comunicazione, perdono e tanta preghiera e anche le suocere più difficili dovranno arrendersi… Jeannette viene dalla Costa d'Avorio dove è Presidente nazionale dell'Associazione Donne Cattoliche (Afec), una delle organizzazioni che fanno capo all'Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche. In questi giorni è a Roma perchè invitata a partecipare al Sinodo sulla famiglia, così come Giuseppina De Simone, che insegna filosofia all'Università di Napoli – al Sinodo insieme al marito Franco Miano, ex presidente dell'Azione cattolica italiana, in qualità di esperti – e Helen Kyung Soo Kwon, membro del Comitato Esecutivo del "Helen Kim Scholarship Foundation at Ewha Womans University" in Corea. Con loro tre – impegnate a vario titolo nell'organizzazione – l'Umofc ha organizzato un incontro in vista dell'assemblea mondiale che si svolgerà a Fatima dal 22 al 27 ottobre e che tratterà lo stesso tema della famiglia.

Africa, Asia, Europa: contesti e problematiche diverse, ma un comune impegno nella Chiesa per accogliere ed accompagnare tutte le famiglie e le storie, soprattutto quelle più segnate dalla fragilità.

Le coppie miste, con coniugi di religione diversa, non sono inusuali in Costa d'Avorio e in Africa, ma spesso c'è una pressione forte da parte delle famiglie musulmane verso la moglie cattolica affinchè si converta. Può succedere che una donna formalmente si converta all'Islam ma poi continui ad andare a Messa la domenica. C'è anche il problema del divorzio e dell'accesso ai sacramenti e non è raro che cattolici cambino confessione religiosa per diventano metodisti o evangelici e potersi accostare alla Comunione. “E' un problema sul quale riflettere” afferma Jeannette. Lei e Lamin hanno avuto cinque figli (“e sei nipoti”, aggiunge mostrando orgogliosa le loro fotografie) che hanno potuto scegliere liberamente la religione cui appartenere. Il padre non li ha contrastati nella loro decisione di battezzarsi sicuramente perchè “anche nel Corano ci sono gli stessi valori di tolleranza, amore e pace del Vangelo. Sono gli estremisti a deformarne il messaggio”. Quando arriva il Ramadan, tuttavia, tutti aiutano Lamin ad osservare il digiuno e I figli maschi lo accompagnano in moschea. I due coniugi non pregano insieme ma nella loro casa si recita il Rosario e si legge il Corano senza che la differenza di religione ponga ostacoli alla convivenza serena.

In Corea, Helen si occupa della preparazione al matrimonio dei giovani e di assistenza alle ragazze madri che vivono il duplice dramma dell'abbandono del padre dei loro figli delle famiglie d'origine. E' una delle forme in cui si esprime quell'impegno dei laici da cui si è originata la stessa Chiesa coreana alla fine del XVIII secolo. Laici coraggiosi come la catechista Colomba Kang – tra i 123 martiri beatificati quest'estate da Papa Francesco –, che ha annunciato la Buona novella per tutti contro la rigida divisione in classi che caratterizzava il Paese.

Lo sguardo del Sinodo, alla ricerca di vie pastorali nuove per rispondere alle esigenze della famiglia nel contesto odierno, si allarga a tutto il mondo e alle diverse situazioni. “La famiglia – spiega Giuseppina De Simone -, è un tema molto grande che va al di là delle sole problematiche del matrimonio. Non si tratta solo della Comunione ai divorziati risposati, ma di saper accogliere e accompagnare il desiderio di Dio che c'è in ogni persona, anche nelle vite più affaticate”. Neppure si può riassumere il dibattito in corso alla contrapposizione tra posizione più aperte o più rigide: “c'è un clima di grande franchezza e di ascolto, così come ha richiesto papa Francesco” e il compito degli “esperti” è proprio “aiutare a fare sintesi dei contenuti emersi perchè non sia mortificata la diversità di posizioni e nessuna resti esclusa”. “La sfida – conclude Giuseppina – è ascoltare molto e trovare I modi per annunciare il Vangelo della trasparenza e della misericordia. Il percorso è lungo e richiede un cammino di maturazione di tutta la Chiesa”.

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