Margherita Ulissi: «L’ho fatto perché andava contro i miei valori etici»
«L’ho fatto per motivi di coscienza, non religiosi». Così Margherita Ulissi, giovane infermiera dell’ospedale di Voghera, in provincia di Pavia, ha motivato la decisione di dissuadere due ragazze ventenni che volevano recarsi al reparto di ginecologia per farsi prescrivere la pillola del giorno dopo (Avvenire, 6 ottobre).
«Anche noi infermieri abbiamo un codice etico – ha sottolineato – e il dovere di dialogare se lo riteniamo opportuno» (Sussidiario.net, 6 ottobre).
"HO SALVATO VITE UMANE"
I due casi, distinti, si sono verificati quando l’infermiera era di turno notturno all’accettazione del pronto soccorso. Entrambe le volte si trattava di ragazze che si sono presentate allo sportello chiedendo di poter vedere un ginecologo per la prescrizione della pillola del giorno dopo, il farmaco che consente di evitare una eventuale gravidanza. L’infermiera non le ha fatte passare. «Non le ho assolutamente minacciate – ha spiegato successivamente – ma solo cercato di convincerle a rinunciare e a salvare così vite umane» (La Stampa, 6 ottobre).
IN ARRIVO UNA PUNIZIONE?
L’Azienda ospedaliera, che sta procedendo con estrema prudenza, vista la delicatezza della materia, ha avviato un’indagine interna, ma non è ancora chiaro se e quali rischi corra la dipendente: trasferimento a un altro reparto, sanzioni disciplinari, semplice richiamo verbale, archiviazione (Il Giornale, 6 ottobre).
LA CLAUSOLA DI COSCIENZA
Lei si è continuata a difendere anche con i dirigenti del nosocomio, appellandosi, tra l’altro, a un articolo del codice deontologico della categoria, che in caso di conflitto etico, impegna l’infermiere a «trovare la soluzione attraverso il dialogo», autorizzandolo ad avvalersi dalla «clausola di coscienza» per attività in contrasto con i suoi valori. Ma il diritto negato alle utenti di accedere all’ospedale potrebbe metterla nei guai. Di certo, da Voghera sono partite mail per segnalare la situazione alla direzione sanitaria e ai vertici aziendali (La Provincia Pavese, 6 ottobre).
UN FARMACO DISCUTIBILE
Va chiarito, però, come fa il Corriere della Sera (6 ottobre) che la pillola del giorno dopo a base di Levonorgestrel non è ritenuto più un farmaco abortivo. Proprio nel febbraio scorso l’Agenzia del Farmaco ha aggiornato la scheda tecnica cancellando la vecchia dicitura «il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto», sostituendola con «inibisce o ritarda l’ovulazione».
VENDITE IN CALO
Deve essere assunto entro 72 ore dal rapporto sessuale. Dopo anni di polemiche vivaci, la pillola del giorno dopo viene ormai considerata una forma di contraccezione di emergenza e neppure tanto abusata. Alcuni mesi fa l’azienda produttrice leader ha precisato che negli ultimi 4 anni c’è stata un a flessione del 4% delle vendite.