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In Belgio l’eutanasia è di coppia

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 29/09/14
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François e Anne Schiedts scelgono il suicidio assistito con l’aiuto del figlio
L’applicazione della legge su eutanasia e suicidio assistito in Belgio si arricchisce di un nuovo capitolo alla voce “abusi”. La storia è quella di François e Anne Schiedts, 89 anni il primo, 86 la seconda, che, dopo 63 anni di matrimonio, hanno deciso di morire insieme per «paura del futuro» (Avvenire, 29 settembre).  

ANZIANI E AMMALATI
Queste le parole consegnate dai due sposi al sito internet Moustique, magazine di cronaca belga che ha pubblicato pochi giorni fa un’intervista a François e Anne, rilasciata prima del 17 giugno scorso, data della loro morte. François soffriva di cancro alla prostata, mentre la moglie era quasi completamente cieca dall’occhio sinistro, sorda e affetta da osteoporosi.

SUICIDIO "SELVAGGIO"
«La nostra salute – afferma Francois – si deteriora di giorno in giorno. All’angolo della strada, a venti metri da casa nostra, c’è un piccolo supermercato. Al massimo riesco a fare andata e ritorno. È il deterioramento delle nostre condizioni di vita che ci ha convinto, me e mia moglie, a lasciare questo mondo». L’uomo spiega che entrambi all’inizio hanno pensato di farlo «come selvaggi»: sonniferi e un sacco di plastica in testa. Avevano anche fissato una data per il suicidio: il 3 febbraio dell’anno prossimo, giorno del loro 64esimo anniversario di matrimonio. Quando l’hanno detto ai tre figli, loro li hanno bloccati (Il Giornale, 27 settembre). 

MORIRE INSIEME
«È da anni che pensiamo al fatto che vogliamo morire insieme – spiega Anne – Siamo complementari e abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Se si lascia fare al destino, uno dei due finisce sempre da solo. È una preoccupazione che hanno in molti e quelli a cui ne abbiamo parlato ci hanno detto: anche a noi piacerebbe lasciare questo mondo così». 

L’AIUTO DEL FIGLIO
Ad aiutarli ad organizzare la loro morte, racconta Tempi.it (26 settembre), è stato uno dei loro tre figli, Jean-Paul, che, una volta venuto a conoscenza della volontà dei genitori di suicidarsi, ha curato tutti gli aspetti legati alla richiesta di eutanasia. «Capisco perfettamente l’atteggiamento dei miei genitori. Li sostengo, sia per loro che per noi, loro figli, questa è la soluzione migliore. Se uno di loro dovesse morire, chi resta sarebbe così triste e totalmente dipendente da noi»: queste le parole con cui Jean-Paul ha giustificato e incoraggiato i genitori che chiedevano la morte. 

VOLARE SU UNA NUVOLA
«Senza nostro figlio e nostra figlia non ci saremmo riusciti», hanno commentato François e Anne esprimendo la loro gratitudine. E spiegando che al pensiero di morire si sentivano «non tristi ma felici», hanno ricordato la loro reazione alla notizia che tutto era stato predisposto: «Quando ci dissero che avremmo potuto lasciare la vita insieme e facilmente ci sembrò di volare su una nuvola: come quando si esce da un tunnel e improvvisamente si vede la luce».

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