Per il teologo brasiliano Boff è una virtù trascurata dalla teologia, espressione di buona salute psichica e spiritualeHumour: “Umorismo, spirito arguto, come atteggiamento, comportamento ed espressione di chi è portato per natura a considerare sorridendo la condizione umana”. Così, un buon dizionario, declina la parola inglese humour. Ma c’è humour e humour chiarisce il brasiliano Boff nell’ultimo dei suoi articoli riprodotti da decine di media in America Latina. Quello crasso e superficiale delle barzellette ad oltranza sparate da bocche sazie e superficiali e quello profondo, “altro”, segno di “buona salute psichica e spirituale”. In questo senso, precisa il teologo della liberazione, “humour non è sinonimo di arguzia, dato che può esserci arguzia senza humour e humour senza arguzia”. Lo humour “può essere compreso soltanto a partire dalla profondità dell’essere umano. La sua caratteristica è di essere un progetto infinito, portatore di inesauribili desideri, utopie sogni e fantasie”.
E’ a questo secondo che Leonardo Boff si propone di rendere giustizia nella sua colonna pubblicata sul quotidiano di Rio de Janeiro Jornal do Brasil. Previa constatazione che il vero humour «non è mai stato considerato un tema “serio” dalla riflessione teologica, nonostante che sia risaputo che esso si trova in tutte le persone sante e mistiche, che poi sono gli unici cristiani veramente seri”.
Il punto in cui lo humour insorge è la libertà dell’essere creato: trascende il buon senso inteso come un codice e inerisce direttamente con la libertà. “Nello humour– scrive Boff rivaleggiando con altri autori da riviste patinate – si vive un sentimento di sollievo dal peso delle limitazioni, e il piacere di vederle relativizzate e senza quell’importanza che esse stesse si attribuiscono” per essere ossequiate o sopportate con rassegnazione. “Per un momento la persona si sente libera dai super ego castranti, dalle ingiunzioni imposte da una determinata situazione e compie una esperienza di libertà, come forma di plasmare il proprio tempo, dare un senso a quello che sta facendo e costruire qualcosa di nuovo”.
Detto terra a terra: il buonumore è il segno che è impossibile definire l’essere umano, costringerlo all’interno di un quadro stabilito. “Nel suo essere più profondo e vero [l’uomo] è creatore e libero”.
Riprendendo quota il teologo brasiliano chiama a sostegno il filosofo tedesco Philip Lersch, che nella sua Philosophie des Humors scriveva che ”l’essenza segreta dello humour risiede nella forza dell’atteggiamento religioso. Perché lo humour vede le cose umane e divine nella loro insufficienza nei confronti di Dio”.
Infine una incursione nell’apologetica cristiana, disseminata di humour secondo il teologo brasiliano: “San Tommaso Moro, condannato alla ghigliottina chiedeva ai boia che tagliassero il collo ma che risparmiassero la lunga barba bianca. San Lorenzo, sfotteva con humour i carnefici che l’arrostivano sulla graticola e li incitava a girarlo dall’altra parte non da quel lato lì era ben cotto: Sant’Ignazio di Antiochia, vescovo, anziano e referente di tutta la chiesa dei primordi, supplicava i leoni che venissero presto a divorarlo perché voleva passare più rapidamente alla felicità eterna”.