Gli USA più interessati a deporre Assad che a sconfiggere l’ISIS?
L’efferato regime di Bashar al Assad è in realtà il vero obiettivo della chiamata alle armi lanciata dagli Stati Uniti contro l’Isis. L’occasione è troppo ghiotta: fermare i tagliatori di teste islamici e rovesciare il regime siriano. Per raggiungere l’obiettivo la Casa Bianca sta tentando di tutto fino a tentare di convincere alti membri delle gerarchie delle Chiese orientali, da sempre al di sopra delle parti, a scegliere da che parte stare: o contro Assad o contro gli Stati Uniti.
Fonti di Erebmedioriente, anonime per motivi di sicurezza, raccontano le trame di questo complotto che piegherebbe la riluttanza di molti Paesi arabi come il Qatar e l’Arabia Saudita ad attaccare l’Isis, preferendo invece abbattere prima il regime di Assad per poi “concentrarsi” sui terroristi. Sauditi e qatarioti sono da sempre grandi sostenitori dell’estremismo islamico e fautori della stessa ideologia professata dai miliziani dell’Isis: il Wahaabismo.
Le fonti raccontano un retroscena della recente conferenza di tre giorni sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente tenutasi dal 9 all’11 settembre a Washington. I giornali hanno ampiamente affrontato lo scontro verbale avvenuto fra il senatore repubblicano Ted Cruz che ha accusato i prelati presenti alla conferenza fra cui il cardinale Beshara al-Rai e il patriarca dei greco-cattolici Gregorio III Laham, di essere anti-israeliani, sottolineando che chi è contro Israele è contro l’America (v.). Ciò che nessuno ha però raccontato è quanto avvenuto il giorno dopo. Alcuni dei rappresentanti delle Chiese orientali, cattolica, ortodossa e protestante erano stati invitati alla Casa Bianca per discutere in modo informale con alcuni incaricati del presidente Barack Obama, probabilmente con lui stesso, le strategie da attuare sul campo. Tuttavia poco prima dell’incontro gli alti prelati hanno declinato l’invito a causa del vero argomento della conferenza: spingere i cristiani a rovesciare il regime di Assad, convincendo il dittatore a mollare il potere e ad accettare un processo per crimini contro l’umanità. L’Is, il dramma dei cristiani di Mosul e il futuro delle minoranze non islamiche non erano affatto in agenda. A confermare la doppia valenza dell’alleanza contro l’Is è l’intenzione da parte della Casa Bianca e dei suoi alleati di inviare altre armi ai ribelli moderati, considerando però che, almeno sul campo, essi sono quasi completamente scoparsi. Convenendo sul fatto che il leone di Damasco abbia realmente commesso crimini, come del resto tutti i dittatori del Medio Oriente, in questo momento un’eventuale caduta del regime trasformerebbe la Siria in una nuova Libia o in una nuova Somalia, trasformando la minoranza cristiana, finora al di sopra delle parti in traditori, con tutte le conseguenze del caso.
In questi anni la Chiesa siriana, come molte altre chiese medio orientali hanno mantenuto un basso profilo sulla Rivoluzione siriana, preferendo attuare una strategia aperta e diplomatica in grado di smorzare i toni del conflitto unico modo per far sopravvivere, anche dopo una eventuale uscita di scena di Assad, la realtà multiculturale della Siria che con tutti i limiti è ad oggi l’unico Paese a maggioranza musulmana dove anche nel bel mezzo della guerra non sono avvenuti scontri confessionali fra cristiani e musulmani. Infatti sulla carta di identità non compare l’appartenenza religiosa. Secondo le fonti ci sono voluti oltre 30 mila miliziani provenienti da tutte le parti del mondo islamico e non per trasformare uno scontro politico in una guerra di religione fra sciiti e sunniti, con in mezzo i cristiani. La presenza dei terroristi islamici ha nei fatti rafforzato il potere di Assad, giungendo alla situazione attuale con molti ex ribelli che combattono ora per il regime contro gli eserciti di Jabat al Nusra e dell’Is e con un governo degli Stati Uniti costretto a chiedere a Damasco il suo sostegno nella guerra contro lo Stato islamico.
Le fonti spiegano che l’Isis, ora Stato Islamico, è in realtà sempre esistito nella mente dei sostenitori dell’estremismo islamico. L’idea di un finto scontro fra ideologie estremiste contrapposte sarebbe servita solo per prendere tempo, come dimostra la recente alleanza con al-Qaeda a cui presto seguirà quella di altri gruppi estremisti. Il macellaio Assad, come molti lo hanno soprannominato, ha però sempre detto una pericolosa verità: i terroristi islamici da tutte le parti del mondo erano veramente in Siria fin dall’inizio della Rivoluzione siriana.