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Il realismo cristiano dei personaggi marginali del pittore Rouault

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Enrique Chuvieco - Aleteia - pubblicato il 22/09/14
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Amico di Maritain, Bloy e Huysmans, diede dignità nei suoi quadri ai diseredati della Francia della prima metà del XX secolo

“Pentitevi e chiedete perdono a Dio per i vostri peccati!” è ciò che consigliava ai giovani artisti il pittore Georges-Henri Rouault quando gli chiedevano cosa dire a quanti intraprendevano quella carriera. Per arrivare a questo atteggiamento cattolico ha percorso un lungo cammino, le cui pietre miliari sono stati gli incontri con intellettuali francesi (Leon Bloy, Huysmans e Jacques e Raissa Maritain) che avevano trovato nella Chiesa una vita più intensa e vera di quella che osservavano intorno a sé.
Rouault era nato nel 1871 in una cantina di Parigi in cui sua madre si era rifugiata per sfuggire alle bombe contro la Comune. Da suo padre, ebanista, imparò l'amore per il lavoro coscienzioso, mentre suo nonno lo introdusse alla pittura con artisti come Manet. Iniziò come apprendista per lavorare il vetro e il pomeriggio studiava alla Scuola di Arti Decorative.

A 20 anni si recò a Parigi per iniziare gli studi alla Scuola di Belle Arti, che annoverava tra i suoi professori Matisse e Moreau, che lo indicò come uno dei suoi allievi significativi.

Comunità di artisti cristiani
A 25 anni si convertì al cattolicesimo, dopo una lunga ricerca personale e gli incontri con il curato Vallée. Iniziò una serie di quadri a tema religioso, e con uno di loro, “Il bambino Gesù fra i dottori”, ottenne un premio. Il suo maestro morì poco dopo per un cancro alla gola, il che provocò una grande crisi in Rouault. Mentre la sua famiglia andava in Algeria, egli decise di cercare lo scrittore cattolico Huysmans, che voleva formare una comunità di artisti cristiani nell'abbazia di Ligugé.

A causa di una malattia, si recò in campagna per riprendersi. Lì scoprì i combattivi scritti cristiani di Leon Bloy e avviò un'amicizia con il filosofo Jacques Maritain. Il primo non capì l'arte del giovane pittore, perché i protagonisti delle opere di Rouault erano personaggi marginali o di aspetto indesiderabile, come prostitute, artisti di circo, giudici e aristocratici dall'aspetto ripugnante. Al riguardo dirà: “Se ho fatto dei giudici figure tanto deplorevoli, è perché traducevo senza dubbio l'angoscia che provo alla vista di un essere umano che giudicherà altri uomini”.

Realtà, non fuga
Con il suo stile inclassificabile che lo allontana dalle correnti, Rouault è stato un cronista del suo tempo al momento di ritrarre coloro che tutti disprezzavano. Le sue prostitute riflettono quindi tutta l'immoralità e la depravazione alle quali si vedevano sottoposte tante donne per mandare avanti la famiglia nella Francia degli inizi del XX secolo. La sua arte-denuncia cristiana si allontana sia dal sentimentalismo compiacente di alcuni artisti cattolici che dalla fuga surrealista o dal nichilismo esistenzialista. Quando una volta gli chiesero perché dipingeva cose brutte, la sua risposta fu che l'approccio cristiano non è pessimista né ottimista, semplicemente realista.

Nel 1908 sposò Marthe, una pianista, con la quale ebbe quattro figli. Insieme passeggiavano la domenica pomeriggio con i Maritain, Jacques e Raissa. Questo filosofo neotomista, discepolo di Bergson, era amico del pittore Chagall e aveva scritto un libro su “Arte e scolastica” (1920) in cui commenta l'opera di Rouault, dicendo che cerca di mostrare la vita da una prospettiva cristiana che porta a impregnare di oscurità le sue tele che, oltre a tristezza, mostrano una profonda pietà di fronte alla devastante miseria umana.

Ridere di se stessi
Nel 1917 Rouault si legò al mercante d'arte Ambroise Vollard, che rappresentava anche Manet, Gauguin e Picasso, per l'acquisizione di tutta la sua opera, oltre 700 quadri, con la condizione che gli lasciasse terminare tutto ciò che aveva iniziato. La morte del mercante in un incidente automobilistico si concluse con un litigio del pittore con gli eredi per il fatto di avergli negato l'accesso al suo studio. La questione si risolse a suo favore nel 1947, quando recuperò buona parte dei suoi lavori, anche se ne bruciò varie centinaia perché non poteva concluderli.

Estendeva questa mancanza di attaccamento alle cose anche alla sua persona, mostrando senso dell'umorismo al momento di non prendersi troppo sul serio. Un esempio di ciò è quando, incaricato della copertina di un libro sulla sua produzione artistica, si dipinse come un clown con un cappello. Per spiegarlo disse: “Questo abito bello e coperto di lustrini ce lo dà la vita. Siamo tutti pagliacci, in misura maggiore o minore, visto che ci nascondiamo dietro le nostre maschere personali”.

“Miserere”, il suo capolavoro
Lo stile di Rouault evolve verso composizioni delimitate da contorni spessi, conseguenza del cambio di acquerello e di “gouche” per la densità dell'olio. Simultaneamente, sviluppò un'importante attività come incisore tra il 1914 e il 1927, che non pubblicò fino al 1948 con il titolo di Miserere.

Composta da 48 placche, questa collezione è considerata il suo capolavoro. Le sfumature di nero e grigio si mostrano con sottigliezza e armonia in opere come “Nel paese della sete e della paura” o “Il clown ferito”. Nelle sue incisioni, re e dame si mescolano con criminali, mendicanti, prostitute, Gesù bambino con Maria, il suo Battesimo, la sua croce e la sua resurrezione. In questo lavoro, sottolineava l'artista, “come cristiano” “in questi tempi avventurosi” non credeva “se non in Cristo crocifisso”.

Riconosciuto dentro e fuori il Paese e con pace interiore, morì a 86 anni nel 1958. Poco tempo dopo, la sua famiglia donò allo Stato francese più di ottocento opere.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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