Intervista al presidente dei “Giuristi per la vita”
Si è tenuto ieri a Roma presso il Teatro don Orione, un convegno sulle teorie di genere. Nel corso dell’incontro si è parlato dell’introduzione di nuovi corsi educativi nelle scuole, del disegno di legge contro l’omofobia e delle nozze gay. Tra i presenti, mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e presidente della Commissione Cei per il laicato, mons. Paolo Selvadagi, vescovo ausiliare di Roma, il giornalista e scrittore Mario Adinolfi el’avvocato Gianfranco Amato, presidente dell’associazione “Giuristi per la Vita”. Sergio Centofanti lo ha intervistato:
R. – Abbiamo sottolineato, innanzi tutto, l’importanza di tenere alta la tensione sul disegno di legge Scalfarotto contro l’omofobia, rilevandone gli aspetti più pericolosi dal punto di vista della libertà di opinione – che sappiamo è garantita dall’art. 21 della Costituzione – e soprattutto della libertà religiosa, tutelata e garantita dall’art. 19. Si è parlato di questa propaganda che sta diventando veramente inquietante riguardo il gender, soprattutto negli ambiti più delicati come l’istruzione, l’educazione nel sistema scolastico. Ricordiamo che il famigerato documento dell’Organizzazione mondiale della santità intitolato “Standard per l’educazione sessuale in Europa” sta per essere applicato in moltissime scuole materne ed elementari. Ad esempio, questo documento divide la popolazione in fasce di età: da zero a quattro anni, da quattro a sei, da sei a dodici, e così via e, nella fascia delicatissima – cioè quella che va dai quattro ai sei anni – si dice, tra l’altro, che i bambini devono essere introdotti alla masturbazione infantile precoce, alla capacità di identificare i genitali fin nei dettagli e soprattutto all’identità di genere, cioè dire: “Non siete maschietti e femminucce ma dovete decidere cosa essere”. Purtroppo in moltissime scuole materne ed elementari d’Italia si sta diffondendo con applicazioni aberranti; ricordiamo scuole dove i bambini vengono vestiti da bambine e viceversa, dove i bambini vengono truccati da donna con il rossetto, scuole dove – ricordiamo anche a Roma – la festa del papà viene abolita per non discriminare bambine che hanno due mamme lesbiche. Questo è uno degli aspetti. Poi ricordiamo, la comunicazione: non possiamo dimenticare che l’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale, un ufficio del Dipartimento delle pari opportunità presso la presidenza del Consiglio dei ministri, quindi un ufficio del governo italiano, ha emanato un decalogo per i giornalisti in cui si dice cosa e come scrivere quando toccano i temi “Lgbt”. Ad esempio, si dice che non potrà essere più utilizzata l’espressione “famiglia naturale”, pena essere deferiti al Consiglio dell’Ordine dei giornalisti; non potrà più essere utilizzata l’espressione “famiglia tradizionale”; non si potrà più scrivere che un bambino per un suo completo sviluppo ha bisogno di un padre e una madre; non si potrà più utilizzare l’espressione “utero in affitto”, perché dispregiativa ed andrà sostituita con “gestazione di sostegno”. Se poi ricordiamo che l’ultimo precedente in cui il governo italiano ha emanato direttive ai giornalisti su cosa e come scrivere quando si toccavano certi temi risale alle famigerate veline del “MinCulPop”, il Ministero della cultura popolare fascista, non è un bellissimo precedente.
D. – Che cosa possono fare i genitori nelle scuole dove i loro figli hanno questi indirizzi di educazione sessuale?
R. – Possono e devono opporsi ad ogni sperimentazione, ricordando che l’art. 26, terzo comma, della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dice che i genitori hanno diritto di priorità nell’educazione dei propri figli rispetto allo Stato. Questo articolo è stato introdotto nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo nel 1948 proprio perché dopo la guerra l’esperienza aveva dimostrato come fosse stato devastante e distruttivo l’indottrinamento dei giovani da parte del sistema di istruzione statale pubblico del Terzo Reich. Quindi anche qui, dopo 70 anni, siamo costretti a invocare di nuovo lo stesso principio. Bisogna protestare, opporsi, fino a che questo è consentito, perché voglio ricordare che se dovesse passare la legge contro l’omofobia, poi l’opposizione a ricorsi di questo tipo sarà un problema, in quanto potrà essere considerata una forma di omofobia e quindi perseguita legalmente.
D. – Le nozze gay fanno sempre più capolino anche in Italia con adozioni …
R. – La trascrizione di matrimoni stipulati all’estero è un atto assolutamente simbolico, che non ha nessun effetto giuridico – i sindaci ne sono consapevoli – è un’operazione mediatica, ideologica, proprio per spingere verso questo obiettivo. Le adozioni vanno in questo senso. È chiaro che siamo di fronte ad una spaventosa pressione sul’opinione pubblica; ma la cosa più spaventosa è che tutto questo avviene violando la legge, perché l’art. 44 della legge sull’adozione è chiarissimo.