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La proposta della Chiesa: meno capitalismo e più solidarietà

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Alvaro Real - Aleteia - pubblicato il 17/09/14
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Rappresentanti di 29 Paesi europei cercano soluzioni alla crisi sociale ed economica europea
La Chiesa può offrire un notevole apporto alla costruzione europea. Questa settimana si riuniscono a Madrid cattolici impegnati nell’apostolato sociale della Chiesa giunti da 29 Paesi europei.

Organizzato dai vescovi cattolici d’Europa (CCEE e COMECE), l’incontro vuole essere un’opportunità per riflettere insieme sulla missione della Chiesa nella società contemporanea. Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici si riuniscono per affrontare e discutere i grandi temi sociali nel contesto di un’Europa in costante processo di cambiamento, la cui identità non può essere compresa senza il contributo decisivo della fede cristiana.

“Le persone che erano all’origine (dell’Unione Europea) erano cristiani o cattolici”, ha spiegato in quest’intervista monsignor Duarte da Rocha, segretario generale della COMECE. “La storia di questi 70 anni non è stata sempre una cristiana; è una storia che vede l’Europa anche allontanarsi molto dal cammino che aveva intrapreso e intaccare molti valori, come quello della vita e quello della famiglia, il valore della solidarietà o quello della gratuità”.

Di fronte alla crisi economica e sociale e al nuovo volto che deve cercare l’Europa, il presule presenta le proposte che la Chiesa vuole apportare al dibattito europeo: “Se l’Europa vuole un nuovo volto, dovrà essere un’Europa che si apre alle grandi verità: la persona, la carità e la fede”. Parlando della disoccupazione giovanile, ha aggiunto che in una società più solidale e meno materialista tutti dovrebbero trovare un lavoro.

Quali sono gli obiettivi di queste Giornate Sociali Cattoliche Europee?

I grandi obiettivi sono due. Il primo è riunire le persone che lavorano, che sono impegnate in una riflessione sulla visione della Chiesa in Europa, sull’Europa e sulle questioni sociali. Riunire per tre giorni queste persone perché si conoscano e si possa creare tra loro una rete di persone di buona volontà è già un obiettivo. È creare un seme che andrà crescendo. Un secondo obiettivo è la riflessione e l’approfondimento dei temi che oggi preoccupano gli europei.

Papa Francesco ha portato una nuova prospettiva. Si parlerà della ricerca dell’identità dell’Europa di oggi?

Crediamo nella continuità. Avevamo papa Giovanni Paolo II che dava molta importanza alla persona e alla famiglia come base del lavoro sociale; abbiamo papa Benedetto XVI che ci ha aiutati a comprendere la carità e la verità insieme, come creatrici della cultura della gratuità, e ora papa Francesco ci dice che bisogna uscire, per creare non solo un’idea, ma una realtà sociale rinnovata.

Il grande contributo della Chiesa è che se l’Europa vuole un nuovo volto dovrà essere un’Europa che si apre alle grandi verità: la persona, la carità e la fede.

Uno dei problemi che preoccupano papa Francesco è il futuro dei giovani. Cosa può dire la Chiesa ai giovani riguardo al loro futuro?

Sarà uno dei temi che discuteremo e non posso anticipare conclusioni prima di aver ascoltato gli oratori, ma mi sembra che ci siano due cose che la Chiesa cerca sempre di dire.

In primo luogo, non possiamo perdere la speranza, non perché risolveremo tutti i problemi, ma perché Dio è con noi. Se abbiamo Dio dalla nostra parte, abbiamo speranza e forza per creare e per aiutarci gli uni gli altri.

In secondo luogo, la Chiesa crede davvero che una società più solidale e meno materialista sia una società in cui tutti hanno la possibilità di trovare lavoro. Non si può creare un capitalismo senza volto, solo economico, senza preoccuparsi delle reti sociali di aiuto. Bisogna creare un modo diverso di pensare la società.

La gioventù non può perdere la speranza e la società deve essere più solidale.

Si tiene conto di ciò che dice la dottrina sociale della Chiesa al momento di costruire l’Europa?

Se guardiamo alle origini dell’Unione Europea, è certo che le persone che erano all’origine di questa erano per la maggior parte cristiane o cattoliche. La storia di questi 70 anni non è stata sempre cristiana; è una storia che vede l’Europa anche allontanarsi molto dal cammino che aveva intrapreso e intaccare molti valori, come quello della vita e quello della famiglia, il valore della solidarietà o quello della gratuità

Siamo in un momento in cui l’Unione Europea deve riflettere di nuovo, ma l’Unione Europea non è qualcosa di astratto: è composta da persone, e dobbiamo avere persone formate meglio e più impegnate all’interno delle istituzioni. Dobbiamo essere lievito dall’interno.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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