E’ in questi giorni di frenesia che riscopriamo la necessità dell’Altro
Settembre, è tempo di squadernare sul tavolo la mappa della città, infilare le bandierine delle attività dei figli (che vuol dire «non voglio fare sport, al limite parkour»? Tu lo sai, sadico figliuolo, che ti dovrei portare a rischiare la pelle dall’altra parte della città due volte a settimana?), delle scuole, degli orari di ricevimento dei prof, del catechismo con quel sacerdote santo che sta a un’ora di traffico da qui. È tempo di piangere sommessamente guardando la pila dei documenti da riordinare, o di scuotere le spalle contemplando il cesto dei panni. È tempo di stringere i denti trattenendo il fiato, pensando che il peggio passerà, aspettando il momento in cui la vita diventerà facile come una mattina in cui l’autobus passa e il direttore non arriva prima di te e non sbagli giorno per il dermatologo di tuo figlio.
E invece è un’illusione. È proprio qui, in questi contrattempi, in queste bandierine intrecciate, in queste richieste che continuamente ci scomodano, in questi inciampi, è proprio qui che camminiamo spediti, quando ci sembra di arrancare, perché accogliendo la fatica ci trasformiamo, guariamo quel groviglio di male di cui siamo fatti, saniamo la nostra emotività che ogni tanto va fuori controllo.
È proprio qui, in questa obbedienza al quotidiano che ricomincia, così poco attraente alla superficie, così grigio e noioso e poco foriero di promesse, così povero di sorprese, è qui che il Signore ci aspetta con il centuplo che ci ha promesso, è qui che ci invita a cercare la bellezza nascosta agli occhi del mondo. A credere che i suoi regali non sono appariscenti ma dolcissimi, nascosti sotto la quotidianità grigia e prevedibile (almeno per noi pasciuti occidentali). A credere che è proprio questo, il posto in cui ci ha messi, il nostro piccolo presidio, la nostra trincea da cui contribuiamo – ricevuta dopo ricevuta, calzino dopo calzino – alla nostra salvezza, alla salvezza del mondo, alla nostra felicità… Una felicità che è grande il centuplo di quella che ci conquisteremmo se la potessimo progettare da soli.