Attratti dall’Islam più radicale che offre grandi ricompense economiche
In Italia non si capisce perché così tanti giovani si uniscono ai guerriglieri e terroristi islamici. Nel Nord Camerun, con una buona minoranza islamica e una maggioranza animista e cristiana, fino a due-tre anni fa non abbiamo mai avuto l’islam estremista e violento, già presente nelle vicina Nigeria. Quando anche in Camerum ci sono state azioni di terrorismo e di violenza, molti erano convinti che fossero dei fanatici nigeriani, scontenti per la situazione del loro paese, che venivano per racimolare i riscatti di fruttuosi sequestri di occidentali. Non è così.
Oggi è chiaro a tutti, sono in maggioranza giovani camerunesi del Nord che si uniscono al movimento di Boko Haram, che non è un esercito con un’unica gerarchia, ma è formato da diversi gruppi, i quali, pur riferendosi ad una visione estremista dell’Islam, hanno una totale autonomia decisionale ed organizzativa. Per questo le azioni terroristiche sono diverse l’una dall’altra anche all’interno della Nigeria o al confine con il Camerun. I gruppi di Boko Haram (che sono tanti) si adeguano alle disposizioni restrittive dei governi di Camerun, Nigeria e Ciad, dopo il recente incontro consultivo di Parigi.
Prima novità: non sono più solo gli occidentali a essere nel mirino degli islamisti, ma le personalità locali, influenti nella politica o nell’economia. Prova ne è l’assalto a Kolofata, nella provincia di Mayo Sava, alla casa del Vice Primo ministro Amadou Ali, e il rapimento di sua moglie Agnese, una cristiana originaria del Sud del Camerun, ancor oggi trattenuta in ostaggio dai terroristi. Questo ha fatto molto scalpore in tutto il Paese, perché gli assalitori si sono presentati in pieno giorno, con pickup normalmente utilizzati dalle forze dell’ordine, indossando le divise dell’esercito camerunese.
Seconda novità: l’opinione pubblica camerunese si è accorta che il terrorismo di Boko Haram non è nigeriano, ma è costituito e sostenuto da giovani del Camerun e ben radicato nel tessuto sociale del Paese. Per molti è comodo ritenere che sia collocato soprattutto nelle regioni settentrionali del Nord ed estremo Nord, ma il timore dell’amministrazione pubblica è che sia ormai esteso, anche se in forma latente, in tutto il Paese, fino alla capitale Yaoundé.
Infine, la terza novità fa ancora più paura alle autorità e all’opinione pubblica camerunese: le notizie sul reclutamento in atto di giovani delle regioni settentrionali per la guerra santa dell’Islam. Dalle informazioni ufficiose che circolano a livello delle autorità civili e militari, sembra che più di 500 giovani siano già “partiti” dalla regione dell’estremo Nord, e altri 200 dalla regione degli altopiani dell’Adamawa, per raggiungere Boko Aram. Tra l’altro, alcuni di questi giovani si sono anche fatti vivi per telefono con la propria famiglia, motivando la loro partenza col desiderio di aderire a un Islam più radicale e potente. Se da una parte questo significa che il bacino di raccolta è l’ambiente giovanile musulmano, dall’altra c’è da interrogarsi su quanto durerà ancora realmente la coabitazione pacifica tra diverse etnie e religioni. I cristiani cominciano a temere una guerra santa che li perseguiti, fino a scacciarli dai loro villaggi. Lo spettro della situazione medio orientale e dell’Africa sub-sahariana incombe su questa regione che è sempre stata un esempio di convivenza e collaborazione tra diverse etnie e religioni.
Una delle basi ideologiche di Boko Haram, è il rifiuto di tutto quanto non è conforme alla legge coranica, interpretata in senso molto radicale, fino a pretendere di creare degli Stati, o Sultanati di soli credenti della vera e unica fede islamica. Questa visione estremista può certamente far presa su giovani che sono scontenti della gestione attuale dei beni pubblici, dove la corruzione e il clientelismo creano privilegi per poche persone, e lasciano la gran parte della popolazione, soprattutto giovanile, senza prospettive di lavoro e di miglioramento reale di vita. La mancanza di prospettive, spinge molti giovani ad avvicinarsi a chi propone una rivoluzione in nome della “fede nel vero Islam”, accompagnata da una reale proposta di impegno, per il quale si ottiene anche una ricompensa monetaria non indifferente. La somma mensile di 180.000 franchi locali, pari a 300 euro, corrisponde al salario di un direttore di scuola, o a un funzionario governativo con una buona carriera alle spalle. Se si pensa che un muratore guadagna, quando è ben remunerato, circa 60.000 franchi, cioè 1/3 di quanto offerto da Boko Haram, si può ben capire l’attrattiva di una proposta economica di questo genere.
Per sfamare la propria famiglia, che verrà protetta dall’organizzazione islamica, si può fare questo ed altro. La sola condizione è che non si torna più indietro. Chi ci ripensa viene letteralmente sgozzato come esempio per tutti. Inoltre, c’è la motivazione psicologica di poter maneggiare delle armi, cioè di gestire una parte del potere che finora i giovani erano obbligati solo a subire da parte di poliziotti o gendarmi. Con un’arma in pugno ci si illude di poter contrastare gli “oppressori occidentali”, e di poter cambiare la propria prospettiva di vita, tanto più se è sostenuta da una ideologia religiosa che promette la salvezza eterna.