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Un parroco tra i membri dell’insurrezione di Varsavia

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Gerardo Rodríguez - Aleteia - pubblicato il 11/09/14
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La toccante storia di padre Mieczyslaw Krygier
Nella notte tra il 4 e il 5 agosto arrivò nella chiesa di San Lorenzo un consistente distaccamento delle SS con le mitragliatrici. Nella torre della chiesa c’erano gli insorti, spacciati come lavoratori impiegati nel restauro del tempio. Un ucraino informò i tedeschi. Quella notte gli uomini delle SS non riuscirono ad agire perché arrivò un messaggero su una moto e il distaccamento se ne andò subito. Sembrava che il pericolo si fosse allontanato almeno per qualche tempo.

All’alba del 5 agosto, padre Krygier riuscì ad arrivare alla torre della chiesa portando pane e caffè caldo agli insorti. Poi andò in sacrestia, indossò una casula rossa e si diresse all’altare principale per iniziare la celebrazione eucaristica.

All’improvviso, un gruppo di SS irruppe gridando nella chiesa. I tedeschi spararono in tutte le direzioni, il parroco ferito barcollò e cadde ai piedi dell’altare. Dopo molto tempo, con tutte le forze che gli erano rimaste aprì il Tabernacolo e consumò le ostie consacrate. Venne portato in sacrestia. Perdeva moltissimo sangue, la vita lo stava abbandonando. Diede a uno degli insorti il suo orologio come ricordo.

Padre Czeslaw Przetacznik, vicario della parrocchia, che fu testimone della morte del venerabile padre Mieczyslaw Krygier, parroco da una vita, consigliere spirituale a Varsavia, cappellano dell’ospedale Giovanni di Dio e presidente della Caritas, ha riferito che padre Krygier partecipava da anni ad attività cospiratorie nelle file dell’AK. Mentre aspettava lo scoppio della sollevazione ormai prossimo, raccomandò di togliere dalla casa parrocchiale i mobili superflui, di collocare letti supplementari e di raccogliere medicinali.

In una parola, organizzò una postazione di soccorso per gli insorti. La cucina era attrezzata con viveri sufficienti per nutrire decine di persone per vari giorni. Padre Krygier credeva che la sollevazione si sarebbe conclusa con una vittoria. Ordinò di preparare una dozzina di bandiere con i colori rosso e bianco. Alla fine della sollevazione e alla liberazione della capitale, avrebbero dovuto decorare la chiesa. Dal posto di comando dell’AK nel distretto di Wola ricevette una notifica dell’inizio dell’ora W. Quando nelle strade iniziarono a risuonare gli spari, il sacerdote per ore non si allontanò dal telefono, mantenendo un collegamento con il posto di comando del distretto di Wola, e con il sacerdote Budwicz, con il grado di colonnello, cappellano dell’AK, e dando continuamente ordini.

Di fronte al timore che le orde naziste, che fecero irruzione nella chiesa, potessero trovare gli insorti feriti, il parroco ricorse per via telefonica al commissariato XXII della Polizia Blu, perché molti poliziotti appartenevano all’AK, chiedendo aiuto per trasferire gli insorti feriti in un ospedale del quartiere Wola. Probabilmente i tedeschi intercettarono questa conversazione. Nel momento in cui i poliziotti uscivano dal commissariato, vennero circondati dai tedeschi vicino al cimitero ortodosso. 16 poliziotti e 2 civili vennero fucilati.

Il sacerdote Mieczyslaw Krygier condivise il tragico destino di migliaia di suoi fedeli e morì come soldato-insorto.
Una nota: si impiega la definizione AK per le parole in polacco Armia Krajowa (Esercito popolare), il più grande esercito clandestino, che arrivò a reclutare tra 300.000 e 400.000 uomini e donne. Viene chiamato anche Esercito dell’Interno.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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