La storia commovente della comunità “L’imprevisto” fondata da Silvio Cattarina per recuperare i tossicodipendentidi Victorita Bonarelli
Commuovono la libertà e la brillantezza negli occhi che hanno Alice e Carolina nel raccontare la propria storia. A “L’imprevisto”, comunità terapeutica ed educativa che opera nel settore della devianza e tossicodipendenza, hanno ricevuto tanto e, testimoniandolo, restituiscono quel bene.
Provengono da famiglie normali, ma di fronte alle difficoltà quotidiane hanno cercato l’aiuto di cui hanno bisogno nelle cattive amicizie e, infine, nella droga. Alice: «Non mi è mancato mai nulla ma ogni volta che le cose non andavano bene pensavo di dovermi reggere da sola, di non dover chiedere aiuto, di non voler seguire le regole.
Questo mi ha portata a farmi talmente male da non credere più in me stessa e da non vedere speranza. Ho cominciato a fare uso di droghe, prima quelle più leggere, poi quelle più forti fino a diventarne dipendente, perché pensavo che fosse quella la risposta. Io avevo una domanda fin da piccola e la droga mi aiutava a chiuderla così da permettermi di non guardarla».
L’ illusione però dura poco e viene sostituita da una amara consapevolezza: ogni decisione le sta portando a farsi del male.
Spinte dai parenti più prossimi cercano una comunità che possa aiutarle. «Papà mi ha presa da parte – ricorda Alice – e mi ha detto: “Bisogna che troviamo qualcuno che ci aiuti perché io così non ce la faccio più”. Per quanto mi volesse bene, le sue forze non bastavano da sole». Scelgono “L’imprevisto”. Le braccia di Silvio fanno immediatamente sentire Alice e Carolina al posto giusto, nonostante la durezza del percorso. Paradossalmente, col lavoro la vita diventa più facile, le regole ferree le rendono più libere, tanti rapporti le fanno stare bene anche sole.
In momenti diversi, conclusi tre anni di percorso, escono dalla comunità e vanno nelle case di accoglienza e reinserimento. Carolina, a percorso concluso, ringrazia chi l’ha seguita e ancora la accompagna: «Quello che mi ha colpito è che voi, umani come me, di fronte ai miei dispetti non mi avete mai abbandonata. Si vede che la speranza che avete avuto con me non è roba vostra perché, se fosse stato solo per voi, dopo un po’ avreste lasciato
perdere».
Silvio Cattarina, fondatore della comunità “L’imprevisto”, presenterà al Meeting il suo nuovo libro: Un fuoco sempre acceso. Racconta: «Ho scritto questo libro perché molti desideravano conoscere meglio come lavoriamo e il nostro metodo. Si tratta quindi di un racconto dettagliato della nostra esperienza».
Il testo sviluppa, passo passo, l’esperienza dei ragazzi che vengono accolti. Dai primi tempi all’uscita dalla comunità, momenti buoni e attimi di panico, senza tralasciare nulla.
«Gli inizi sono fondamentali. Ogni nostro ragazzo è molto attento, è molto accorto al modo e al motivo per il quale tu lo accogli.» Parola chiave è la gioia: «Il motivo per cui noi adulti stiamo con questi ragazzi è la gioia. Loro partono dal male, dal dolore, dalla sconfitta. Noi insieme vogliamo vivere la felicità attraverso le attività, le iniziative, la bellezza. Chiedo sempre ai miei ragazzi: perché ti è stato dato di vivere la sofferenza? Perché poi la tua gioia fosse più piena. Perché tu, anche se parti da sottoterra, possa arrivare anche sopra a tutti gli altri. I ragazzi, ancor prima del risultato che poi raggiungono nei mesi, sono felici grazie a questo annuncio».
A “L’imprevisto” la gioia richiede una radicalità: «Noi coi ragazzi siamo molto esigenti. Togliamo loro tutto. Chiediamo loro tutto. Desideriamo non solo che lavorino ma che siano belli, si curino, si vestano bene. Noi esigiamo il bello in tutto. Non lavoriamo sul male ma sul bene. Vogliamo che la comunità sia un grido che parte dal desiderio del cuore dell’uomo. La mia risposta è semplice: “Chiedetevi sempre se ciò che vi diamo è più della nostra povera persona: essa sarebbe troppo poco. In quel caso scappate via! Chiedetevi: perché vi vogliamo così bene? Perché amiamo il Dio che è in voi. Ciò che desidero per voi non è “L’imprevisto” ma che vediate che è da sempre che siete stati amati».