Mauro Magatti: «In un mondo secolarizzato il nostro compito è mostrare che essere liberi vuol dire stabilire un legame con Dio»
di Enrico Tamburrini
Chi ha secolarizzato l’Europa? La risposta sembrerebbe scontata: il processo che vede la religione ritirarsi dalla vita pubblica e la pratica religiosa diventare devozione privata, oggi nella mentalità occidentale è ritenuto frutto di un progresso inevitabile e inarrestabile.
Una prospettiva nuova arriva da Brad Gregory, professore di Storia all’università di Notre Dame, che nel saggio Gli imprevisti della Riforma (Vita e Pensiero), appena tradotto in italiano, ha cercato già nel delicato passaggio tra età tardomedievale ed età moderna le origini della nostra complessa società occidentale. E l’esito è una tesi provocatoria: la secolarizzazione si è generata all’interno dello stesso Cristianesimo, attraverso una serie di idee scaturite dalla Riforma protestante e dalle loro conseguenze. Tutto questo, però, «è avvenuto come conseguenza non voluta e indiretta della Riforma», spiega Gregory. Ad esempio «il rifiuto dell’autorità della Chiesa e la ricerca di un confronto diretto con la Bibbia ha prodotto da subito profondi disaccordi sull’interpretazione dei suoi contenuti. Cosa che ha portato alla creazione di migliaia di chiese protestanti. E i conflitti politico-religiosi tra cattolici e protestanti e tra gruppi protestanti rivali, nei secoli, hanno contribuito al rifiuto del cristianesimo in quanto tale e alla privatizzazione della fede. Mentre le dispute irrisolte sul piano teologico hanno condotto alla marginalizzazione della teologia, esclusa dal mondo accademico». I tentativi dei riformatori di rendere la società più cristiana, quindi, hanno prodotto «un esito contrario: la società è diventata sempre meno cristiana».
Bisogna però fare un distinguo, avverte Adrian Pabst, docente di Politica alla Kent University di Canterbury: «La secolarizzazione ha trasformato la civiltà occidentale, portando a esiti fondamentali come la divisione tra Stato e Chiesa – la cui origine peraltro si può far risalire all’Editto di Milano del 313 – e quindi a uno spazio di libertà per la società. Anche l’Unione Europea è stata fondata su ideali come sussidiarietà e solidarietà, da cui poi si è distaccata. Il secolarismo, invece, ha profanato il sacro e reso sacro il profano: non mancano in età contemporanea esempi di “Stato sacro”. In una prospettiva storica, però, il secolarismo è un fatto molto recente: non è inevitabile, anzi oggi mostra segnali di crisi». Lo dimostrano, in negativo, l’avanzata del fondamentalismo, ma anche, in positivo, la rinascita religiosa in Europa orientale.
Secondo Mauro Magatti, docente di Sociologia alla Cattolica di Milano, la modernità, in questo senso, non è nemica dei cristiani: «La secolarizzazione è emersa nel cristianesimo come necessità di non sovrapporre completamente l’esperienza religiosa a quella umana. Il primo uomo veramente moderno è forse san Francesco, che rifiuta l’autorità paterna in nome della libertà di compiere una scelta religiosa. L’umanesimo e il rinascimento hanno cercato di riconfigurare in tal senso il rapporto tra Dio e l’uomo, ma le loro speranze sono andate perdute: la secolarizzazione è diventata secolarismo». Magatti adopera un paragone suggestivo: l’uomo moderno «è come il figliol prodigo della parabola evangelica, che va dal padre e dice “dammi la mia parte di eredità: ora faccio ciò che voglio”. Ma io, che ho sei figli, ora capisco che un padre non desidera altro che la loro felicità e libertà. E quindi penso che la secolarizzazione faccia parte di un processo di crescita della consapevolezza e della libertà dell’uomo, verso un rapporto più profondo con Dio Padre. Noi cristiani non siamo come il figlio maggiore, un po’ invidioso, che resta nella casa del padre: noi siamo “là fuori” con tutti gli altri, “nel mondo”, come diceva san Paolo, ma non “del mondo”. Siamo la voce della coscienza che parla al figlio andato via, testimoniandogli la memoria e la nostalgia della casa del padre». In un mondo secolarizzato, dunque, il ruolo dei cristiani è «far vedere che essere liberi vuol dire stabilire legami seri con Dio Padre e con gli altri. Oggi, invece, domina un individualismo prepotente, in fondo nemico della libertà».
La secolarizzazione, conclude Andrea Simoncini, docente di Diritto Costituzionale all’università di Firenze, genera «una grande sfida per la nostra libertà»: come ha affermato don Julián Carrón nel suo recente documento sull’Europa, «tutti questi punti problematici della convivenza comune in Europa rappresentano una grande occasione per scoprire o riscoprire le grandi convinzioni che possono assicurare la convivenza stessa».