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Weiler: “C’è anche un’idolatria dei diritti umani che fa dimenticare i doveri”

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Meeting di Rimini - pubblicato il 25/08/14
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Il presidente dell’Istituto Universitario Europeo riflette sulla deriva culturale dell’Unione Europea“In ogni ideale c’è il rischio di idolatria”. Così si è espresso Joseph H.H. Weiler, presidente dell’Istituto Universitario Europeo, in apertura del suo intervento sul tema “Europa: ideale o idolatria?” che si è svolto in una gremita Aula Neri alle ore 17. Il relatore, già docente ad Harvard, ha dialogato con Andrea Simoncini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Firenze, intorno all’intervento di Julián Carrón “Europa 2014. È possibile un nuovo inizio?”, scritto in occasione delle ultime elezioni europee. 

Weiler ha evidenziato che i principali ideali su cui si fonda l’Ue sono la pace, la prosperità e l’accoglienza dell’altro. Questi valori sono però soggetti al rischio d’essere idolatrati, per cui la pace può diventare una convenzione basata sull’utilità, senza spirito di autentico perdono; la prosperità può trasformarsi in una ricchezza vissuta senza solidarietà e l’accoglienza in un’assimilazione che non lascia spazio all’identità culturale dell’altro. Significativa al proposito la citazione di uno dei padri fondatori della Comunità europea, Jean Monnet: “Non facciamo coalizioni di Stati, ma unità di persone”. 

Allo stesso modo un’altra forma d’idolatria consiste, secondo Weiler, nel “mettere l’accento sui diritti umani, dimenticando di interiorizzare anche i doveri a essi corrispondenti”, in quanto l’emanazione di nuovi diritti costituisce pur sempre un limite ulteriore alla libertà degli altri. Guardando soltanto alle proprie pretese e tralasciando i bisogni del prossimo, anche il valore della persona umana rischia di ripiegarsi in una forma di autoreferenzialità idolatrica.
Ebreo osservante (è stato tra l’altro co-direttore del Tikvah Centre per la Legge e la Civilizzazione degli Ebrei), Weiler non ha problemi ad ammettere che il valore della sussidiarietà, così come è stato inteso originariamente dai padri fondatori della Comunità europea, affonda le proprie radici nella dottrina sociale della Chiesa cattolica, che educa ciascuno a preoccuparsi responsabilmente degli altri. A partire da tale consapevolezza il giurista americano denuncia la tendenza attuale dei cittadini europei a deresponsabilizzarsi, demandando le politiche sociali alle leggi e agli organi di governo competenti. Sostanzialmente, prosegue Weiler, “aspettiamo troppo pensando che l’Unione Europea sia la salvezza di tutto oppure, quando le cose non vanno bene, la riteniamo responsabile di tutte le nostre miserie”.

Rispetto all’impegno del credente nella vita pubblica, Weiler ha rilevato l’importanza di fornire argomenti di ragione per difendere i valori etici, evitando il riferimento alla Rivelazione. Contemporaneamente ha sottolineato la preziosità della testimonianza della propria fede nel contesto sociale e politico in cui si è chiamati a operare. Sia sul piano personale che su quello collettivo, europeo o internazionale che sia, “la soluzione dei problemi che la vita pone ogni giorno – ha affermato Simoncini citando don Giussani – non avviene direttamente affrontando i problemi, ma approfondendo la natura del soggetto che li affronta”.

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