Una riflessione di Costanza Miriano
Scrivo da sotto l’ombrellone – il direttore e il vice sono stati implacabili, per nulla inteneriti dal fatto che io sia in vacanza, quattordici fugaci giorni, e peraltro giorni in cui i quattro figli hanno comunque bisogno di panni lavati, pasti cucinati, pavimenti almeno apparentemente non sporchissimi. Scrivo da una situazione di riposo, dicevo, relativo ma comunque una pacchia rispetto al ritmo solito. Dormo un numero di ore vergognoso – diciamo a esaurimento scorte – ed è una sorpresa per me scoprire quanto è vero che il Signore “ne darà ai suoi amici nel sonno”.
Noi crediamo, o almeno certamente io, sono abituata a pensare che il cammino spirituale sia soprattutto un fatto di sforzo, di volontà, di impegno. E certamente c’è un’adesione della nostra libertà, che Dio ama sommamente, come diceva Don Giussani la ama più della nostra stessa salvezza, nel senso che rispetta la nostra libertà e non ci salva certo da solo, senza la nostra adesione, il nostro sì. Ma non è quella la parte grossa del lavoro. È Dio che regala, gratuitamente, sovrabbondantemente, immeritatamente regala grazie non perché le meritiamo, ce le sudiamo, le conquistiamo.
E allora anche in vacanza è sufficiente aprire il cuore alla grazia, un po’ come si prende il sole, come sto facendo io da questo lettino (ma che fatica vedere lo schermo del computer!). Non è che mi abbronzi di più se stringo i denti, se mi concentro, se mi impegno. Anzi, direi che se mi addormento (magari ci riesco, se la smettono qui di chiedermi cerotti, fazzoletti, fumetti, panini, acqua, pareri su controversie tra fratelli, canzoni di Violetta e qualità di centravanti) è pure meglio.
Ecco Dio è certo molto più del sole – Lui che lo ha creato – e ci accarezza allo stesso modo, basta che ci spogliamo, cioè che gli apriamo il cuore e ci mettiamo ad accogliere la grazia, consapevoli che anche il riposo lo ha voluto Lui. Il riposo servirà per tornare con ancora maggiore dedizione a un ritmo di preghiera e meditazione più intenso, a dire un sì convinto nella vita quotidiana, sempre ricordando che il nostro sì non è che una parte infinitamente piccola.