Situati nel nord della Romania, spiccano per gli affreschi di tema biblico all’interno e all’esterno dei templi
Radicato nelle regole di San Pacomio e San Basilio, il monacato ortodosso si è diffuso nelle comunità cristiane bizantine, soprattutto in Palestina e Asia Minore, nei primi secoli della nostra era. In seguito è comparso nei Paesi slavi europei e ha conservato l’eredità trasmessa nel corso dei secoli cristalizzandosi, tra le altre manifestazioni, nel typicon o carta di fondazione di ogni monastero, in cui si descrivono gli usi e i costumi di ogni cenobio.
Un buon esempio sono i monasteri dipinti della Bucovina, situati nel nord della Romania, nella regione della Moldavia (da non confondere con il Paese omonimo), alla frontiera con l’Ucraina. Definiti la “Cappella Sistina dell’Est” per gli affreschi che ricoprono le pareti all’interno e all’esterno dei templi, sono stati costruiti tra il XV e il XVI secolo e dichiarati Patrimonio dell’Umanità nel 1993.
Nella maggior parte degli edifici, di piccole dimensioni, spiccano un tetto e una piccola torre. Ritenuti capolavori dell’arte bizantina, gli affreschi riproducono immagini della vita di Gesù, episodi biblici, santi, profeti, angeli e demoni, cielo e inferno. Attraverso di essi, come accade con le sculture nel caso dei monasteri cattolici, il popolo analfabeta veniva a conoscenza della storia biblica.
Ascesa dopo la caduta del comunismo
In buona parte del territorio della Romania esistono monasteri antichi o di nuova costruzione, apparsi dopo il crollo del comunismo a seguito della caduta del Muro di Berlino nel 1989. In essi, molti uomini e molte donne hanno preso l’abito per vivere in comunità monastiche e sperimentare una vita religiosa più intensa, impossibile negli anni del regime totalitario, in cui la pratica religiosa era punita dalle autorità.
La città di Suceava è un buon punto di partenza per il giro di questi monasteri. Per poco meno di due secoli (1388-1565) è stata la capitale della Moldavia. Vi si possono visitare Sfantul Ion cel Nou, del XVI secolo, la chiesa Mirauti, del XVII, e la casa Hanul Domnesc, del XVI, sede del Museo Etnografico.
Situato a 30 chilometri da Suceava e dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, il monastero è stato costruito nel 1503 da Luca Arbore, consigliere di Stefano il Grande. È uno dei pochi sprovvisti di cupola. Di dimensioni ridotte, contiene un buon numero di immagini dell’imperatore Costantino e vi predominano i toni del verde combinati con il rosso, il blu e il giallo. I dipinti più importanti si trovano sul muro occidentale (sui contrafforti) e descrivono scene tratte dal libro della Genesi. Nel cortile della chiesa spiccano inoltre due lastre enormi con quindici piccoli recipienti in cui si preparavano i colori.
Affreschi del “Figliol prodigo”
A sud del villaggio di Solca, a 6 chilometri da Gura Humorului, si trova il monastero dell’Assunzione di Humor. Fondato nel 1530 per ordine del principe Pietro Rares e di dimensioni modeste, presenta tutti i muri esterni dipinti. Ha subito i saccheggi dei cosacchi e nel XVIII vi è stato soppresso il culto ad opera delle truppe austriache, come è avvenuto nel resto dei monasteri ortodossi. Dopo il suo abbandono, è stato riaperto nel 1990.
I dipinti fanno riferimento a un poema dedicato dal patriarcato Sergio di Costantinopoli alla Vergine Maria per aver salvato la cittadella dall’attacco persiano nel 626. Gli affreschi del Figliol prodigo e del Diavolo sotto forma di donna meritano un’osservazione più attenta. Un elemento architettonico importante è la volta, che mediante un effetto ottico sembra fluttuare.
A sud di Humor c’è il monastero di Voronet, chiamato la “Cappella Sistina dell’Est”. È stato fatto costruire da Stefano il Grande nel 1488 e dipinto durante il principato di Pietro Rares nel 1547. Spiccano i suoi colori vivi, tra i quali prevale il blu di Voronet. Considerato una delle manifestazioni più autentiche dell’arte bizantina rumena, vede descritte drammaticamente le scene del Giudizio Universale su una delle facciate, la genealogia di Gesù Cristo sul muro meridionale e scene della Genesi in un altro dei muri esterni.
L’arte di monache e monaci
Il monastero è uno dei più grandi ed è stato costruito nel 1532. Le sue mura sono del tutto coperte da affreschi, fino in basso, dove sono descritte scene del Giudizio Universale. La facciata è dominata dall’Inno alla Vergine e dall’Albero di Iesse, dipinti su uno sfondo blu chiaro. All’interno si conservano mobili del XVI secolo.
Situato nella località di Sucevita, è il più grande di tutti i monasteri della Bucovina, quello costruito più tardi e che conta il maggior numero di immagini. Il monastero, costruito nel 1584 per ordine di Movila, è circondato da una muraglia con quattro torrioni, che gli conferiscono l’aspetto di fortezza difensiva. Nel muro settentrionale c’è la Scala delle Virtù, a sud l’Albero di Iesse, simbolo di continuità tra l’Antico e il Nuovo Testamento.
La leggenda racconta che un’anziana lavorò per 30 anni portando pietre sul suo carro di buoi per costruire il monastero. Alla fine, riuscì a far sì che il suo volto venisse scolpito in una pietra nera del cortile.
Questo percorso per questi gioielli europei sconosciuti fino alla caduta del comunismo testimonia come l’arte del monacato ortodosso sia stata esclusivamente di monaci e monache. I monasteri sono sempre stati un laboratorio per la scrittura, la pittura o il ricamo, e hanno ospitato seminari teologici, scuole e residenze per malati e/o anziani.
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]