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Iraq: cristiani in fuga. Il patriarca Sako: si rischia il genocidio

Le SOS de Mgr Sako

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Radio Vaticana - pubblicato il 07/08/14
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La situazione nel paese sta precipitando nel disinteresse dell’Occidentedi Gabriella Ceraso

La Chiesa dell’Iraq parla di “catastrofe umanitaria“ e " di rischio reale di genocidio" nel nord del Paese, dove l’avanzata violenta degli jihadisti del cosiddetto Stato islamico sta costringendo cristiani e altre minoranze a scappare a piedi e senza protezione vesro il nord turco e curdo. L’allarme è scattato nella notte. 

Non regge l’alleanza curda creatasi tra Iraq Siria e Turchia per respingere l’avanzata degli jihadisti dello Stato islamico nel nord del paese. Dopo Mosul e Sinjar gli estremisti nella notte hanno infatti conquistato i principali centri cristiani settentrionali da Qaraqosh, a Tal Kayf a Bartella e Karamlesh. Salva per ora la diga di Mossul dicono i curdi, ma nelle città, gli estremisti hanno divelto croci, occupato chiese e seminato distruzione costringendo centinaia di migliaia di civili  alla fuga. I profughi a Kirkuk sono stati colpiti da un attentato kamikaze che ha causato almeno 6 morti. La minoranza yazida è riuscita a raggiungere il sud della Turchia, mentre oltre 100mila cristiani si sono incamminati verso il Kurdistan. “ La loro situazione è disperata” ha detto stamani il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, e lo ha ribadito anche il Patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphaël I Sako che in un comunicato ufficiale ha parlato di un "rischio reale di genocidio".

Ma ascoltiamo le parole di Sako nel servizio  di Marie Duhamel:
R- Aujourd’hui il y a un vide, un vide…
Oggi c’è un vuoto, un vuoto. Il governo non ha le forze per controllare il Paese, ora ci sono anche le elezioni del Parlamento e non ci sono le forze per attaccare, non c’è un vero esercito, a differenza della Siria dove le forze armate possono attaccare. Qui i curdi si stanno ritirando, hanno solo armi leggere. Oggi ci sono migliaia di persone in cammino lungo la strada, anche da tre quattro ore. Sono donne, anziani, bambini: occorre mobilitare l’opinione pubblica e le società di tutti i Paesi, questa è una catastrofe umanitaria!

Molte famiglie cristiane intanto sono arrivate nell’area tra Duhok e Amadiya, come racconta ai nostri microfoni mons. Rabban Al-Qas, vescovo caldeo di Amadiya, in Kurdistan:
“Ieri abbiamo ricevuto per maggior parte le famiglie; sono più di duemila famiglie. I villaggi sono pieni e riceviamo queste persone con cordialità. Facciamo quello che è possibile per loro. Sono veramente molto stanchi. Hanno lasciato tutto. Vediamo la morte; vediamo ciò che fanno i terroristi. I villaggi sono vuoti ma il mondo non sente e non vede la nostra situazione. Non basta pensare a dare il pane per aiutare, ma bisogna risolvere i problemi che hanno creato i grandi Paesi e il terrorismo”.

Qui l’originale
 

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