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L’ultima speranza per Razieh

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 06/08/14
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Amnesty rilancia la raccolta firme per bloccare la condanna a morte della 21enne iraniana
Una petizione on line per bloccare la condanna a morte di Razieh Ebrahimi. A rilanciare la raccolta firme promossa da Amnesty International è l’autorevole voce del Corriere della Sera (5 agosto). Razieh, ora 21enne, è stata condannata a morte nel 2010 per aver ucciso il marito. All’epoca, aveva 17 anni ed era stata data in sposa quando ne aveva 14.

Una corte iraniana, al termine della revisione del caso, ha confermato la pena capitale che prevede l’impiccagione. Ecco perché Amnesty, e il Corriere in Italia, si sono fatti portavoce di un ultimo tentativo per fermare l’esecuzione, che potrebbe avvenire da un giorno all’altro.

Nel corso degli interrogatori, Razieh avrebbe confessato di aver ucciso il marito durante il sonno, con un colpo di pistola alla testa, provata da tre anni di violenza fisica e psicologica. E’ stato lo stesso suo padre, che prima l’aveva obbligata a sposarsi, a consegnarla alla giustizia.

Scrive Il Sussidiario (27 giugno 2014), che secondo l’articolo 1041 del codice civile iraniano l’età minima prevista dalla legge per il matrimonio di una ragazza è di 13 anni, mentre i maschi possono sposarsi a 15 anni. Il padre o il nonno paterno possono dare legalmente in moglie ragazze di età persino inferiore a una persona di loro scelta, con il permesso del tribunale.

L’applicazione della pena di morte nei casi di minorenni all’epoca del reato è vietata dal diritto internazionale in base all’articolo 6 del Patto internazionale sui diritti civili e politici e alla Convenzione dei diritti dell’infanzia. L’Iran è parte di entrambi i trattati e ha quindi sottoscritto l’impegno a non portare a termine alcuna esecuzione per crimini commessi da persone con meno di 18 anni.

Oltre alla petizione, l’unica speranza che potrebbe salvare la giovane donna è il perdono dei parenti, ma non è avvenuto. Allo stesso modo non ha influito positivamente neppure il recente appello dell’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Navi Pillay, che aveva esortato l’Iran a fermare l’esecuzione e imporre una moratoria sulla pena di morte in vista di una sua totale abolizione. (Internazionale, 26 giugno).

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