Domani il Consiglio dei ministri vara il provvedimento nel caos normativo
Il decreto del ministero della Salute che darà il via libera alla fecondazione eterologa in Italia – come sentenziato dalla Cassazione che ha cancellato il divieto introdotto dalla legge 40 – verrà presentato domani al Consiglio dei ministri. E già si annuncia battaglia.
NON SI SCEGLIE IL COLORE DELLA PELLE
Non sarà prevista, infatti, la possibilità di scegliere, o comunque di garantire da parte del centro, la compatibilità del colore di pelle e occhi del nascituro con quello della coppia ricevente i gameti donati, spiega il ministro della salute Beatrice Lorenzin. «Assolutamente no. Questo elemento non ci sarà. Se vuole farlo, lo introduca il Parlamento. Questa, a casa mia si chiama discriminazione razziale», ha sentenziato Lorenzin. (Libero, 5 agosto)
UNA POSSIBILITA’ DIFFUSA ALL’ESTERO
A livello internazionale, fa notare il Corriere della Sera (6 agosto), questa possibilità esiste e qualche ricorso poi potrebbe partire perché anche le linee guida presentate al ministero dagli esperti delle società scientifiche di procreazione assistita sono chiare al riguardo. In sintesi, «non è possibile scegliere le caratteristiche del donatore» ma «il centro deve garantire compatibilità di colore della pelle, gruppo sanguigno e colore di capelli e occhi per la coppia che riceve».
ANONIMATO RINVIATO
Un altro dei nodi che il ministro ha dribblato, rinviandolo al Parlamento, è relativo all’anonimato del donatore. Nelle linee guide del decreto non se ne farà cenano, ma il dibattito è già infuocato. «in Rete ci sono siti e blog che raccontano che cosa ha significato per i nati dalla procreazione assistita potere-o non potere-conoscere la propria origine, e quanto una rivelazione reticente o tardiva influenzi la psiche e la relazione con i genitori affettivi», scrive Europa Quotidiano (5 agosto).
RESTA IL VUOTO LEGISLATIVO
Perplessità sull’anonimato condivise anche agli esperti contattati da Aleteia (31 luglio). Il professore Alberto Gambino, docente dell’Università Europea di Roma, sosteneva al nostro giornale che è necessario un intervento legislativo ad hoc per dirimere la questione della conoscenza del genitore biologico. Nel vuoto normativo, il ministro, anche in questo caso ha scelto la strada più comodo: la corsa contro il tempo, rinviando i nodi più intricati alle aule parlamentari.
LA MARATONA DEL MINISTRO
Non a caso Lorenzin ha detto, senza mezze misure, che i tempi per il via libera pratico alla fecondazione sono strettissimi: «In meno di un mese e mezzo sarà possibile fare la fecondazione eterologa su tutto il territorio nazionale negli ospedali pubblici con il ticket, come avviene già per l’omologa». (Repubblica, 6 agosto).
UN TERRENO MINATO
Intanto la complessità della questione fecondazione è testimoniata da due gravissimi episodi che danno l’idea di come la maratona del ministro sia poco prudente su un vero e proprio terreno minato. Basti pensare alla guerra legale tra le due coppie che hanno subito lo scambio di embrioni avvenuto all’ospedale Pertini di Roma. I due gemelli nasceranno tra pochi giorni, sommersi dalle polemiche. I genitori biologici ne rivendicano la paternità e la maternità. Quelli che hanno proceduto con la fecondazione tentano di dimostrare che il dna, in nove mesi di gravidanza, è ormai modificato (La Stampa, 6 agosto).
L’INDAGINE SU ANTINORI
Per non parlare dei risultati dell’ispezione dei Nas alla clinica Matris di Milano, dove opera il ginecologo Severino Antinori, guru della fecondazione eterologa in Italia. Secondo La Stampa i Nas avrebbero trovato ovociti e liquido seminale di provenienza ignota e sprovvisti di documentazione sanitaria attestante l’esito negativo di test anti Hiv, epatite e sifilide, oltre che quelli genetici per scongiurare la trasmissione di altri gravi malattie. E ancora gameti e ovociti, sempre di provenienza ignota e senza documentazione sanitaria, utilizzati per nove fecondazioni eterologhe eseguite tra giugno e luglio presso la clinica. Il procedimento penale contro Antinori è in corso.