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Commette peccato chi usa la «pillola del giorno dopo»?

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Novena.it - pubblicato il 05/08/14
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E il fidanzato che consente alla propria compagna di prenderla (pur dichiarandosi contrario)?Vorrei sapere che cosa si intende nel linguaggio comune «ho la coscienza a posto», Vorrei qualche chiarimento sulla cosiddetta «pillola del giorno dopo». Chi ne fa uso, commette peccato come se avesse abortito? E il fidanzato che consente alla propria compagna di prenderla (pur dichiarandosi contrario)? E un medico o un farmacista, facendo obiezione di coscienza, non rischiano di favorire lo sviluppo di una gravidanza che potrebbe poi concludersi con un aborto? Vi sono grato se mi rispondete a questi dubbi che mi inquietano molto.

Lettera firmata

Risponde padre Maurizio Faggioni, docente di Teologia morale alla Facoltà Teologica dell’Italia centrale.

Tutte le questioni poste dal lettore sono importanti e di non semplice risposta. La pillola del giorno dopo, come è noto, è un farmaco di tipo ormonale che viene assunto dalla donna dopo un rapporto che si pensa possa essere un rapporto fecondo. In Italia se ne vendono circa 250 mila pezzi all’anno e quasi la metà a donne minorenni.

La prima questione, molto dibattuta, è quella del meccanismo d’azione: quando fu immessa sul mercato la pillola a base di levonorgestrel, l’opinione corrente era che avesse un meccanismo contraccettivo se assunta prima dell’ovulazione e un meccanismo potenzialmente abortivo se assunta dopo l’ovulazione perché rendeva ostile l’ambiente ormonale a un embrione eventualmente concepito e ne ostacolava il trasferimento lungo le tube e il successivo impianto in utero. L’istruzione Dignitas personae riflette queste opinioni mediche e al numero 23 ne trae le logiche conseguenze etiche: anche se non si sa, in un singolo caso, se il concepimento è avvenuto e se una nuova vita è stata soppressa ai suoi inizi, chi ricorre alla pillola del giorno dopo si espone volontariamente alla possibilità di compiere un atto abortivo. Negli ultimi anni molte associazioni di medici e ginecologi hanno escluso l’effetto abortivo affermando che, se un embrione si è formato, la pillola del giorno dopo non può interferire con il suo sviluppo e lo svolgimento della gravidanza. Tenendo conto di questi dati si sono espressi di recente anche i Vescovi tedeschi, destando non poco clamore mediatico. Un resoconto della letteratura medica fatto qualche mese fa dal professor Salvino Leone, ginecologo e bioeticista cattolico, sembrerebbero confermare l’assenza di meccanismi abortivi, ma – parlo come endocrinologo – non mi pare che i dati siano ancora del tutto inoppugnabili.

Dal punto di vista etico dobbiamo ricordare che, comunque, il ricorso alla contraccezione è un disordine morale e che la morale cattolica ammette il ricorso a farmaci con effetti contraccettivi (non abortivi) nel caso di uso terapeutico non contraccettivo (es. una ovarite autoimmune) o nel caso del rischio di violenza sulla donna. Classico è il caso dell’assunzione di farmaci contraccettivi durante il tempo di guerre nelle quali esista il pericolo concreto di violenza sessuale. La cosiddetta contraccezione d’emergenza fatta con la pillola del giorno dopo sarebbe moralmente accettabile – sempre se si può escludere il meccanismo abortivo – solo in situazioni di questo tipo. Per la morale cattolica, anche esclusi gli effetti abortivi, non è immaginabile che si ricorra alla contraccezione postcoitale nel caso di rapporti sessuali completi tra fidanzati.

Tenendo presente il dibattito scientifico in corso, cerchiamo di rispondere alle singole questioni. Tra l’altro le riflessioni che faremo, se non valgono per la pillola del giorno dopo, certo valgono per la pillola dei 5 giorni dopo, già immessa in commercio.

Chi assume un farmaco potenzialmente abortivo, anche se l’aborto non è avvenuto o non è dimostrabile, dal punto di vista morale ha accettato che un aborto potesse avvenire. Si potrebbe parlare di una intenzione abortiva condizionata. È come se la donna dicesse: «se sono rimasta incinta, pur di non avere questo figlio sono disposta ad interrompere la gravidanza».

Quanto alla responsabilità del fidanzato essa deve essere valutata caso per caso. All’origine del dilemma morale sta un rapporto sessuale liberamente compiuto dai due. Di fronte alla decisione della fidanzata di assumere un farmaco potenzialmente abortivo egli dovrà non solo esprimere il suo dissenso, ma anche assumersi le sue responsabilità in relazione con un possibile concepimento. Se il fidanzato esprimesse un consenso questo sarebbe un condividere una intenzione abortiva condizionata.

Il tema della obiezione di coscienza del personale sanitario è molto controverso. Se un farmaco ha un effetto solo contraccettivo non è ammessa obiezione di coscienza. Il sanitario può rifiutarsi di prescriverlo se ci sono controindicazioni cliniche e, trattandosi spesso di donne molto giovani, occorre, in effetti, tanta cautela nella somministrazione di queste «bombe» ormonali. Il problema nasce per farmaci ad effetto potenzialmente abortivo: un sanitario contrario ad ogni forma di aborto può invocare la clausola di coscienza. La dizione contraccezione d’emergenza comunemente usata nasconde il problema con una duplice maschera retorica: parla di contraccezione anche quando il meccanismo abortivo non può essere scientificamente escluso e parla di emergenza, evento di rischio per la vita e la salute, quando si tratta solo della fretta di intervenire dopo un rapporto non protetto. La mancata somministrazione favorisce il ricorso successivo ad un aborto? No certo. Se il concepimento non c’è stato non ci sarà nessun aborto. Se il concepimento c’è stato, il farmaco può essere la causa di un aborto precoce: dal punto di vista morale sopprimere una vita umana è sempre un male sia che avvenga dopo un giorno sia che avvenga dopo un mese dal concepimento.

Speriamo di vedere quanto prima risolta la questione scientifica sui meccanismi di azione della pillola del giorno dopo. Sino a che non ci sarà una certezza scientifica, corroborata da estese ricerche condotte rigorosamente sull’assenza di effetti abortivi, vale, comunque, la regola della cautela: non bisogna agire in modo da mettere a rischio di morte una nuova vita che potrebbe essere iniziata. Quand’anche, infine, venisse accertata l’assenza di effetti abortivi per le pillole del giorno dopo oggi in commercio, restano valide le riflessioni morali fatte per tutti quei farmaci che prevedessero, per conseguire gli effetti desiderati, anche meccanismi di tipo abortivo.

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