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Dieci consigli di papa Francesco per la felicità e la pace

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Ary Waldir Ramos Díaz - Aleteia - pubblicato il 28/07/14
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Raccomandazioni del pontefice in un’intervista pubblicata da una rivista argentinaPapa Francesco ha concesso un'intervista a Viva, la rivista domenicale del quotidiano Clarín, pubblicata il 27 luglio e firmata dal giornalista Pablo Calvo. Nell'incontro di 77 minuti nella residenza di Santa Marta in occasione della visita di un gruppo di esuli argentini in Svezia (7 luglio), ha detto che non gli interessa il Premio Nobel per la Pace e ha espresso preoccupazione per le guerre in corso, la cura dell'ambiente e il pericolo di negare il tempo libero per le relazioni personali e familiari, ricordando anche i giovani e la necessità di aiutarli a trovare un lavoro dignitoso.

Il decalogo del buon vivere di papa Francesco:

“Vivi e lascia vivere è il primo passo per la felicità”. Nel video pubblicato sul Clarín, il papa spiega che i romani dicono “Vai avanti e lascia che la gente vada avanti”.

Darsi agli altri per non far addormentare il cuore. “Se uno si ferma, corre il rischio di essere egoista”, e “l'acqua stagnante è la prima a corrompersi”.

Muoversi con umiltà, lentamente, tra le persone e le situazioni. Il papa usa il termine “stagnante” riprendendolo da un classico della letteratura gaucha. “In Don Segundo Sombra c'è una cosa molto bella, qualcuno che rilegge la sua vita. Il personaggio dice che da giovane era un ruscello pieno di pietre che si portava dietro tutto, da adulto un fiume che andava avanti e nella vecchiaia si sentiva in movimento, ma lentamente stagnante. Utilizzerei questa immagine del poeta e romanziere Ricardo Güiraldes, quest'ultimo aggettivo, stagnante. La capacità di muoversi con benevolenza e umiltà, il ristagno della vita”, ha affermato il papa rivolgendo il suo pensiero agli anziani che portano con sé “la saggezza e la memoria del popolo”.

Preservare il tempo libero come “una sana cultura dell'ozio”. Il papa esorta a godere della lettura, dell'arte e dei giochi con i bambini. “Il consumismo ci ha portati all'ansia di perdere la sana cultura dell'ozio”, ha osservato.

“Ora confesso poco, ma a Buenos Aires confessavo molto e quando veniva una giovane mamma le chiedevo: 'Quanti figli hai? Giochi con i tuoi figli?'. Era una domanda che non si aspettava, ma io le dicevo che giocare con i bambini è fondamentale, è una cultura sana”. È difficile, i genitori vanno a lavoro presto e tornano a casa a volte quando i figli già dormono. È complicato, ma bisogna farlo”.

La domenica per la famiglia. “L'altro giorno a Campobasso sono andato a un incontro tra il mondo dell'università e il mondo operaio. Tutti chiedevano la domenica non lavorativa. La domenica è per la famiglia”.

Aiutare in modo creativo i giovani a ottenere un impiego dignitoso. “Bisogna essere creativi con i giovani. Se mancano opportunità, cadono nella droga. E tra i giovani senza lavoro il tasso di suicidi è molto alto. L'altro giorno ho letto, ma non mi fido perché non è un dato scientifico, che ci sono 75 milioni di giovani dai 25 anni in giù disoccupati. Non basta dar loro da mangiare: bisogna inventare corsi di un anno da idraulico, elettricista, sarto. La dignità te la dà il fatto di portare il pane a casa”.

Prendersi cura della creazione, amare la natura. “Bisogna prendersi cura della creazione e non lo stiamo facendo. È una delle sfide più grandi che abbiamo”. Si affaccia con insistenza la volontà del papa di trasmettere il valore dell'ecologia, probabilmente il tema della prossima enciclica del pontefice.

Dimenticarsi presto del male. “La necessità di parlar male dell'altro indica una bassa autostima. Vale a dire: io mi sento così in basso che anziché salire abbasso l'altro. Dimenticarsi rapidamente delle cose negative è sano”.

Rispettare il pensiero degli altri, senza proselitismo religioso. “Possiamo stimolare l'altro con la testimonianza, perché si cresca entrambi in quella comunicazione, ma la cosa peggiore che ci possa essere è il proselitismo religioso, che paralizza: 'Io dialogo con te per convincerti', no. Ciascuno dialoga partendo dalla propria identità. La Chiesa cresce per attrazione, non per proselitismo”.

Cercare la pace è un impegno. L'ultimo consiglio del pontefice è fare di tutto per cercare la pace di fronte ai conflitti armati che sconvolgono varie regioni del mondo. “Stiamo vivendo in un'epoca con molte guerre. In Africa sembrano guerre tribali, ma sono qualcosa di più. La guerra distrugge, e la richiesta della pace va gridata. La pace a volte dà l'idea di quiete, ma non è mai quiete, è sempre una pace attiva”.

Il Santo Padre ha affermato che la sua nomina al Premio Nobel per la pace non fa parte della sua agenda, ma ha confermato che “tutti devono essere impegnati nella questione della pace”. Circa il premio ha detto: “Le dico la verità. Non ho mai accettato dottorati e tutte queste cose che ti offrono, senza volerle disprezzare. Non ci penso nemmeno, né, in tutta onestà, penso a cosa farei con tutto quel denaro”.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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