In un volume Orsola Appendino ha scavato nei luoghi delle origini di nonna RosaSe c'è una figura che Papa Francesco non perde mai occasione di citare, richiamare, ricordare questa è propria la sua amata nonna, Rosa Margherita Vassallo, a cui deve quella sua fede insaporita di sapienza popolare oltre alla coscienza delle proprie radici italiane. Nata nel 1884 in Valbormida e sposatasi a Torino con Giovanni Bergoglio, dalla loro unione nel 1908 era nato il padre del Papa, Mario.
Nella veglia di Pentecoste dello scorso anno Papa Francesco, parlando di lei, aveva sottolineato questo imprinting cattolico tutto speciale: “Ho ricevuto il primo annuncio cristiano da questa donna: da mia nonna! E' bellissimo questo: il primo annuncio in casa, con la famiglia!”.
E' stata lei, tra le altre cose, a trasmettergli le usanze piemontesi, quando i pasti erano un momento speciale per la famiglia, soprattutto la domenica, e le cene potevano protrarsi fino all'alba. Lo sappiamo da una lettera scritta un anno fa di suo pugno dal Papa e indirizzata al parroco e al sindaco di Piana Crixia – il paese in provincia di Savona dove è nata Rosa Vassallo nel febbraio del 1884 – in cui rivelava: “Nonna Rosa ha lasciato in me una forte impronta umana e religiosa e da lei ho anche imparato il piemontese”.
Ora, però, a ricostruire le vicende dei parenti di papa Francesco, a indagare sui luoghi in cui vissero, ma soprattutto a scavare nella storia di Rosa Vassallo è Orsola Appendino, astigiana appassionata di storia locale, che recentemente ha pubblicato con lo scrittore Giancarlo Libert il libro Nonna Rosa. “La roccia delle Langhe” da Cortemilia all'Argentina: “Rosa – spiega l'autrice in una intervista alla rivista Credere (6 luglio) – è stata una donna dal carattere forte, schietto, come è comune dalle sue parti, una donna aperta alle novità, una fervente cattolica. Fu allevata a Torino da sua zia Rosa Crema, da cui si trasferì nel 1892, all'età di otto anni, da Piana Crixia, dove era nata. Vi andò perché la sua famiglia era numerosa e si vide la possibilità per lei di crescere in un ambiente stimolante, come la Torino di fine secolo. Rosa ha imparato il piemontese 'nobile', quello di città, frequentando il centro storico, ricco di cultura ben impregnata di spiritualità forte, come quella dei 'santi sociali' che in quell'epoca non mancavano”.
Nel 1864 i Bergoglio avevano comprato una grande casa di campagna a Bricco Marmorito, piccola frazione in provincia di Asti, poi, anni dopo, una parte di quella grande famiglia si era spostata a Portocomaro, sempre nell'astigiano. Negli anni Venti del nuovo secolo, un Bergoglio, Angelo, si era trasferito con la moglie e i sei figli a Torino. Qui Angelo aveva aperto una pasticceria, che grazie alla sua abilità diventò molto popolare, tanto da garantire a lui e ai suoi sei figli una certa agiatezza. Ma anche se la sua situazione economica era florida, Angelo non era felice perché provava nostalgia per i suoi fratelli, che anni prima avevano scelto di trasferirsi in Argentina. Nel 1929, quindi vendette la sua attività ricavandone un bel gruzzoletto sufficiente ad acquistare senza eccessivo sforzo otto biglietti di sola andata per l'Argentina. E quando sbarcarono a Buenos Aires in una torrida giornata estiva, Rosa Margherita fu costretta a tenersi addosso il pellicciotto di volpe dentro la cui fodera aveva cucito tutti i risparmi della sua famiglia.
Seduti sul divano: la sorella più piccola, Maria Elena, mamma Regina Maria e papà Mario. Dietro, da Sinistra: i fratelli Alberto Horacio, Jorge Mario, Oscar Adrian e la sorella Marta Regina
“Sicuramente si iscrisse all'Azione Cattolica”, ricorda Rosa Appendino. Come si legge in un inedito di Jorge Mario Bergoglio in onore del sacerdote salesiano (amico della sua famiglia) Enrique Pozzoli, dal quale ha ricevuto il battesimo il 25 dicembre del 1936, pubblicato da L’Osservatore Romano (23 dicembre 2013), nonna Rosa era anzi molto impegnata nella nascente Azione Cattolica: teneva conferenze dappertutto e “sembra – rivela nel testo il futuro Papa – che mia nonna dicesse cose che non piacevano alla politica di allora”. Si era infatti nei primi anni del Fascismo, e a farne le spese dell’azione delle camicie nere fu la stessa nonna Rosa. “Una volta – racconta Bergoglio nel suo scritto – le chiusero la sala dove doveva parlare, e allora lei salì su un tavolo e face un comizio per strada”.
Con mamma Regina Maria fuori casa per lavoro, il piccolo Jorge passava molte ore del giorno con lei, assorbendone come dal seno materno la spiritualità. Fu lei quindi ad esercitare un grande influsso sulla sua vocazione. Nell'ultima intervista radiofonica concessa prima di diventare Papa alla radio della parrocchia Nuestra Señora de los Milagros di Caacupé, la baraccopoli N. 21 nel quartiere di Barracas a Buenos Aires, Bergoglio aveva detto: “E' stata lei a insegnarmi a pregare. Mi ha trasmesso la sua fede. Mi raccontava le vite dei santi. Quando avevo tredici mesi nacque mio fratello e mia madre non riusciva a occuparsi di entrambi. Così mia nonna, che viveva a pochi passi, veniva a prendermi al mattino e mi riportava a casa la sera”.
Bergoglio una volta aveva confidato di aver appreso da sua nonna anche l'atteggiamento sereno e fiducioso nell'intraprende un'avventura dall'esito incerto. Nonna Rosa reagì infatti così quando il nipote le annunciò la sua intenzione di entrare in seminario: “Se Dio ti chiama è un'ottima cosa…ma non dimenticare che la porta di casa rimarrà sempre aperta e che nessuno avrà nulla da rimproverarti se deciderai di tornare”.
Tempo addietro, in un intervento televisivo sul canale EWTN, il cardinale Bergoglio aveva richiamato un altro aneddoto decisivo nella sua vita: “Una volta, quando ero in seminario, mia nonna mi disse: 'Non ti dimenticare mai che stai per diventare un sacerdote e la cosa più importante per un sacerdote è celebrare la messa' e mi raccontò di una madre che a suo figlio – il quale era un prete veramente santo – disse: 'Celebra la messa, ogni messa, come se fosse la prima e l’ultima'”.
Sono sempre i detti densi di fede della sua cara nonna a filtrare anche nell’omelia della Domenica delle Palme del 2013 in piazza San Pietro, quando predicando a braccio Papa Francesco ha raccontato: “Mia nonna diceva sempre a noi bambini: il sudario non ha tasche!”, come a dire “gli averi accumulati li dobbiamo lasciare, non ci accompagnano nell’ultimo viaggio”.
L'affetto del cardinale Bergoglio per la nonna paterna rimase intatto nel tempo. Nel volume Francesco. Il Papa della Gente (BUR) Evangelina Himitan ha scritto: “Negli anni Settanta andava spesso a farle visita nella residenza per anziani dell'ordine di San Camillo, dove alloggiava. Era l'unico a occuparsi di lei. Il giorno della sua morte, raccontano le suore infermiere presenti, Bergoglio rimase al suo fianco fino alla fine. «Quando la sua vita si spense, lui si inginocchiò a terra e ci disse: “In questo momento mia nonna sta affrontano l'ora più importante della sua esistenza. E' sottoposta al giudizio di Dio. Questo è il mistero della morte”. Alcuni minuti più tardi si alzò in piedi e se ne andò, sereno come sempre»”.
Di nonna Rosa – come rivelato nel libro-intervista “Papa Francesco. Il nuovo Papa si racconta” (Salani Editore), scritto a quattro mani da Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin – Papa Bergoglio conserva, ripiegato nel breviario su cui ogni giorno prega, il testamento scritto a mano e lasciato ai nipoti: “Che questi miei nipoti, ai quali ho dato il meglio del mio cuore, abbiano una vita lunga e felice, ma se in qualche giorno il dolore, la malattia, la perdita di una persona amata li riempia di sconforto, ricordino che un sospiro al Tabernacolo, dove c'è il martire più grande e augusto, e uno sguardo a Maria ai piedi della croce, possono far cadere una goccia di balsamo sopra le ferite più profonde e dolorose”.
Il libro su nonna Rosa di Orsola Appendino e Giancarlo Libert è reperibile presso i padri Carmelitani della chiesa di Santa Teresa a Torino (via Santa Teresa 5, tel. 011/538278).