I primi commenti sulla missione dell’Istituto dopo i cambiamenti fortemente voluti da Papa Francesco
"Una missione che ho accettato con gioia" è quanto ha dichiarato ai microfoni di Radio Vaticana il nuovo presidente dello Ior, il francese Jean-Baptiste de Franssu, succeduto al tedesco Ernst von Freyberg. De Franssu, 51 anni, sposato e con 4 figli, ha una grande esperienza nell’attività finanziaria in campo internazionale. Intervista rilasciata ad Hélène Destombes:
R. – C’est une grande tâche qui m’est confiée, surtout car je suis dans la continuité…
E’ un grande compito quello che mi è stato affidato, soprattutto perché mi trovo a proseguire il lavoro svolto da Ernst von Freyberg, il presidente uscente. Questo è un compito che richiede anche molta umiltà, poiché lo Ior svolge un ruolo importante per molte Congregazioni e per molte Diocesi nel mondo. E svolge anche un ruolo importante nel contesto di tutta l’organizzazione amministrativa e finanziaria della Santa Sede. E’ dunque un compito importante, che ho accettato con gioia. Lo vedo più che altro come una missione e spero di essere in grado di soddisfare le aspettative che mi sono state “messe sulle spalle” quando mi è stata affidata questa responsabilità.
D. – Il suo predecessore è stato nominato in un contesto difficile. Aveva detto: una missione dolorosa. Adesso si passa alla fase II, in cosa consisterà?
R. – J’ai un gros avantage sur mon prédécesseur car j’arrive après le travail …
Io ho un grosso vantaggio rispetto al mio predecessore: arrivo dopo il lavoro che lui ha già svolto. E’ un vantaggio importante, certamente, e gli rendo omaggio per il lavoro svolto. Un altro vantaggio: sono stato coinvolto nei lavori della Commissione Cosea dal mese di agosto del 2013 e dal 2 maggio del 2014 al Consiglio per l’Economia. Questo mi ha permesso di avere una migliore conoscenza e comprensione del funzionamento dell’organizzazione amministrativa e finanziaria della Santa Sede, ma anche – e questo è importante! – della direzione che il Santo Padre vuole dare a tutta l’organizzazione. Dunque io arrivo allo Ior con una conoscenza più completa di quella che avesse il mio predecessore quando è arrivato: quindi, dove siamo e soprattutto quello che è importante dove il Santo Padre vuole che noi andiamo.
D. – Lei ha incontrato Papa Francesco in diverse occasioni, come membro del Consiglio per l’Economia. Qual è l’obiettivo per lo Ior?
R. – D’abord, je ne peux pas parler au nom du Pape. Je ne peux que vous donner …
Anzitutto io non posso parlare a nome del Papa. Non posso che dire la mia impressione su quanto ho compreso dei messaggi che il Papa ci ha fatto arrivare. In primo luogo la missione principale che il Papa ha in mente, quando parla dello Ior, è come la Chiesa, come la Santa Sede possa continuare ad aiutare – e aiutare sempre di più – i poveri e la diffusione della fede. Di qui la domanda: quali strumenti possiamo dargli nella gestione quotidiana dello Ior che gli permettano di aumentare gli aiuti destinati ai poveri e la diffusione della fede nel mondo? Questo è il primo elemento. Il secondo elemento – e questa è una caratteristica del Santo Padre – è la maggior trasparenza. E questo esercizio di trasparenza era già stato iniziato da Papa Benedetto XVI: è stato lui che aveva nominato Ernest von Freyberg. Quindi più trasparenza e soprattutto essere pienamente negli standard che sono applicati a livello internazionale. Lo Ior non deve in alcun caso essere diverso da tutti i principali istituti bancari. Ma con un focus molto importante sui clienti: dobbiamo assicurarci di rispondere alle aspettative del cliente, di rispondere alle esigenze delle Congregazioni e delle Diocesi e questo sia in termini di qualità del servizio che di qualità dei prodotti. Questo è un elemento che probabilmente caratterizzerà, ancor di più che nel passato, la fase II della riorganizzazione dello Ior rispetto alla fase I.
D. – Lo Ior deve allinearsi al sistema economico e finanziario mondiale?
R. – Nous ne devons pas nous aligner sur le système économique et financier …
Noi non dobbiamo allinearci al sistema economico e finanziario mondiale. Noi dobbiamo rispettare l’insieme delle regole internazionali, giustamente, come qualsiasi altra banca o istituto finanziario. Ricordo che non siamo una banca: noi diciamo spesso “la banca”, ma statutariamente noi non siamo una banca. Dunque, che tutte le altre istituzioni finanziarie nel mondo debbano rispettare queste norme è normale. Questo fa parte della globalizzazione dell’economia, ma se la Santa Sede vuole poter avere delle relazioni con gli altri Stati, dobbiamo rispettare scrupolosamente, in modo imperativo, questi codici e queste nuove regole. La Santa Sede si è dunque impegnata da diverso tempo e il lavoro di Ernst von Freyberg, per quanto riguarda lo Ior, era orientato in questa direzione. Noi, ovviamente, porteremo avanti questo aspetto nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
D. – Lo Ior deve generare profitti. Come fare, pur essendo esemplari in termini di etica e trasparenze?
R. – L’Ior doit dégager des profits mais d’abord et avant tout, l’IOR doit …
Lo Ior deve generare dei profitti, ma anzitutto lo Ior deve rendere servizio. Lo Ior deve rendere servizio alle istituzioni della Santa Sede che hanno bisogno di comunicare, di fare delle transazioni con il mondo esterno. Quindi, abbiamo bisogno di una istituzione equivalente ad una banca che ci permetta di fare queste transazioni. Pensiamo anche, ad esempio, ai Musei Vaticani: i Musei Vaticani attirano milioni di persone ogni anno; hanno dei costi e comunicano con il mondo esterno… C’è una libreria, ci sono tante altre cose… Abbiamo bisogno che il denaro circoli e quindi abbiamo bisogno di una banca. E per la Santa Sede è importante che questa struttura – che ripeto ancora una volta non è una banca ma un istituto finanziario che svolge questo ruolo – sia una struttura sotto il controllo della Santa Sede, affinché la Santa Sede sappia esattamente quello che vi succede. Quindi, la prima cosa è rendere un servizio alla Santa Sede, rendere un servizio all’insieme delle sue istituzioni. In secondo luogo, è normale anche che l’insieme dei Dicasteri, l’insieme delle Congregazioni e l’insieme delle Diocesi – con le quali condividiamo la nostra fede cattolica – possano rapportarsi con una struttura della Santa Sede, piuttosto che con altre banche commerciali, con le quali non sempre condividiamo tutti quei valori che sono invece i nostri. Si parla sempre di quelle cose che non sono state fatte, ma non si parla mai invece delle cose che sono state fatte bene. E ce ne sono tante allo Ior, da ormai tanto tempo. Ma sfortunatamente a causa di alcune cose che non sono andate come sarebbero dovute andare in passato, si ha la sensazione – a volte – che questa istituzione non sia forse in grado di compiere il suo servizio. Questo non è vero! Ancora una volta tutto quello che sarà fatto nei mesi e negli anni a venire sarà per rinforzare questo messaggio, servire i clienti, rendere un servizio ai clienti, seguendo l’etica cattolica. Tutto quello che faremo, tutti i prodotti che svilupperemo per rendere questo servizio, per rispondere alle aspettative e alle attese dei clienti, saranno incentrati sulla nostra fede, sui nostri valori forti che fanno sì che le Diocesi e le Congregazioni si rivolgano a noi, affidandoci i loro soldi, sapendo che tutto quello che è stato fatto è stato compiuto “in stretta comunione”, se così posso dire…
D. – Quale sar&agrav
e; il suo margine di manovra?
R. – La même marge de manœuvre que tout autre dirigeant d’un établissement …
Lo stesso margine di manovra di tutti gli altri dirigenti dell’istituto finanziario che si impegna a soddisfare le esigenze dei clienti, cercando di fare del suo meglio ogni giorno in un universo finanziario ed economico che non è certo facile. Faremo del nostro meglio! Cercheremo di rispondere a tutte le esigenze. Abbiamo fissato degli obiettivi molto specifici. Ora, può non essere sempre tutto perfetto, chiediamo un po’ di comprensione ai nostri clienti. Ma, in ogni caso, la volontà e il lavoro saranno lì per accompagnarci in questa direzione.
D. – In seguito ad alcuni scandali, da alcune parti era stata invocata addirittura la chiusura, pura e semplice, dello Ior …
R. – Je crois que le Saint-Père a été très précis sur ce point dans son communiqué …
Credo che il Santo Padre sia stato molto preciso al riguardo nel suo comunicato del 7 aprile del 2014. Era importante analizzare la possibilità di chiudere lo Ior, perché soltanto studiando la possibilità di chiudere lo Ior, ci si è resi conto che si aveva bisogno dello Ior.
D. – Lei conosce già le strutture economiche e finanziarie del Vaticano. Quale realtà ha scoperto arrivando in Vaticano?
R. – Une réalité très simple, une réalité qui n’a peut-être pas toujours évolué …
Una realtà molto semplice, una realtà che non si è sempre forse evoluta – nel corso degli ultimi 15 o 20 anni – con la stessa velocità del mondo finanziario nel quale viviamo. Una realtà che, qualche volta – sia forse per la mancanza di un numero sufficiente di professionisti in questo settore diventato sempre più complesso, sia per la complessità dei mercati, che per l’ambiente giuridico – non ha aiutato la Santa Sede. E’ evidente questo quando uomini di Chiesa – dei preti, dei vescovi e dei cardinali – sono a capo di una istituzione finanziaria, che non rappresenta la loro primaria attività e per la quale non hanno ricevuto una formazione adeguata. E’ quindi importante – e questo è veramente quello che il Santo Padre intende fare – coinvolgere sempre più professionisti in tutti gli aspetti della vita amministrativa e finanziaria. Oggi noi parliamo di Ior, ma guardiamo anche tutto ciò che sta accadendo in molti altri settori grazie a questa unione di intenti e di sforzi tra i membri del clero e professionisti cattolici impegnati. Tutto questo per aiutare la Chiesa, per rafforzare l’azione della Chiesa e per rafforzare l’azione del Santo Padre.